Monselice Camera speciale dell’Impero. Federico Barbarossa e Federico II

Monselice – sostiene Sante Bortolami  – è stata terra prediletta per gli imperatori e sicura base d’appoggio nella sfortunata guerra contro i comuni dell’Italia settentrionale. Federico Barbarossa prima e Federico II poi, per ben due secoli tentarono di sottomettere – senza successo – i comuni settentrionali che non volevano riconoscere l’autorità imperiale. Monselice invece invocò e cercò la protezione imperiale nel tentativo di sfuggire alle mire espansionistiche di Padova.

MONSELICE CITTA’ MILITARE già dal V secolo, è stato un colle militare fortificato e posto a guardia di un estero territorio che arrivava fino a Verona, SOTTO il controllo del potere regio e governato da suoi emissari. Gli storici, tra tutti Sante Bortolami affermano che pur nella estrema povertà di fonti è assodato che per quattro secoli, dal 600 al 1000 circa, Monselice continuò a essere il capoluogo di una circoscrizione governata da un funzionario designato dall’autorità pubblica. Politicamente e militarmente importante, Monselice continuò a svilupparsi come centro urbano sia in altura sia al piano. Stando a una testimonianza scritta dell’anno 914, si incomincia a vedere la città murata di Monselice attorno al X secolo.

Nascita del Comune di Monselice tra Federico Barbarossa (1112-1190) e Padova Anche se il populus di Monselice appare citato fin dal 1157 come soggetto in grado di determinare i confini con la vicina Pernumia, la prima lista di consoli è attestata nel 1162. Alla guida della città si alternano consoli e podestà: il primo è attestato nel 1179, un altro nel 1198. Accanto a loro troviamo i legati imperiali come Pagano (1160-61) mentre i passaggi di Federico Barbarossa nel 1161 e 1184, indicano l’appartenenza di Monselice al partito imperiale nel difficile periodo dello scontro culminante nella battaglia di Legnano (1176) e nella pace di Costanza (1183) che sancirono l’entrata di Monselice nell’orbita di Padova.

BARBAROSSA E PALAZZO IMPERIALE

Nella gestione di Monselice, i pochi documenti esistenti, testimoniano la compresenza di molteplici poteriFin dal 1013 esisteva un luogo di competenza imperiale dedicato alla gestione degli affari economici e giudiziari, dove per due volte sostò Federico Barbarossa (1161 e 1184). E’ possibile che l’Imperatore avesse eletto la fortificazione monselicense a postazione militare privilegiata per le sue discese in Italia, che erano pianificate per contenere le spinte autonomistiche di alcuni comuni padani e realizzare il sogno, poi fallito, di ridare vita al Sacro Romano Impero, esteso dai territori tedeschi fino alle regioni dell’Italia meridionale.

All’autorità regia si affiancava il potere di un gruppo di notabili locali (possidenti, cavalieri e notai) riuniti in una sorta di assemblea cittadina che diede il via alla formazione del Comune. Il potere comunale in sintonia con quello imperiale, consentì a Monselice per circa un secolo, di non essere facilmente preda delle mire espansioniste delle famiglie aristocratiche del territorio (gli Estensi, i Calaone etc.) e di controllare i numerosi interessi economici delle istituzioni religiose.

TERRE DEL FISCO

Anche la presenza di terre appartenenti al fisco è documentata in misura crescente dalla seconda metà del XII secc.» Insomma, è fuori discussione che almeno in linea di principio Monselice abbia sempre continuato a godere di quello status ‘camera specialis Imperii’, cioè di patrimonio diretto dell’impero che le viene apertamente riconosciuto nel Duecento, all’epoca di Federico II.

FELICE POSIZIONE GEOGRAFICA

Una nostra città era protetta e favorita dall’ombrello del potere imperiale proprio per la sua eccezionale valenza strategica in un più vasto sistema di collegamenti fra mondo tedesco e penisola italica, particolarmente fra Veneto ed Emilia.

MONSELICE IN ETÀ’ EZZELINIANA 1237

Nei primi mesi del 1237 Federico II scendeva in Italia. I rapporti con l’impero ci vengono raccontati dal notaio padovano  ROLANDINO a cui sarebbe opportuno dedicare una via.  Grazie a lui conosciamo i legami di Monselice con l’imperatore e con Ezzelino da Romano. Mente i comuni del nord fanno la guerra all’impero, Monselice lo cerca, forse per sfuggire alle mire espansionistiche di Padova. Nel 1237 la potente famiglia monselicense dei Paltanieri tra questi Pesce Paltanieri – il maggiore dei castellani di Monselice convinse il consiglio ad accettare la  protezione dell’impero. Ezzelino non chiedeva di meglio. Conquistati i territori circostanti, il 19 febbraio 1237 riuscì ad occupare Monselice senza colpo.  A Monselice si diceva che “Monselice era possesso e patrimonio particolare dell’impero”: Subito dopo anche Padova si arrendeva.

FEDERICO II (saluto dei monselicensi)

All’inizio del 1239 troviamo l’imperatore a Padova, per trascorrere lungo soggiorno invernale con la sua corte nel convento di Santa Giustina (un vero spettacolo viaggiante). Un grande onore per i frati, ma anche un onere non indifferente, se dovettero mantenere, oltre al sovrano, un elefante, cinque leopardi e ventiquattro cammelli. Sul Campo della Valle si montarono le tende imperiali e trovò sistemazione la corte imperiale, i soldati saraceni, maghi, cartomanti, danzatrici e tutta la macchina amministrativa dell’impero e i soldati saraceni. Corrieri e diplomatici partivano ogni giorno per tutta l’Europa per portare gli ordini dell’imperatore.

Era stato Ezzelino a chiamare l’imperatore a Padova, perché la sua signoria sulla marca trevisana era minacciata dagli intrighi di suo fratello e dai nobili Azzo D’este. L’alleanza tra i due fu siglata dal matrimonio di Ezzelino con una sua figlia naturale di Federico: Selvaggia.

Sul soggiorno padovano dell’imperatore possediamo le memorie del notaio padovano Rolandino che ci informa come lo stesso Federico II nel 1239 dimorò a Monselice, tenendo corte e tribunale  e  ordinando  di fortificare il monte della Rocca con un largo giro di mura intorno ad essa, un vero e proprio “castello” nel castello.

Racconta il Rolandino che l’imperatore si muoveva nel territorio padovano, sia per andare a caccia, sia per andare a trovare la terza moglie, Isabella d’Inghilterra, che alloggiava a Noventa Padovana. Girando x il territorio Federico II si recò anche a Monselice qui dall’alto di una vetta forse dal Montericco, «vide e stette ad ammirare  le rocche del marchese d’Este, la sua potenza e le sue terre» ordinò la fortificazione di Monselice.

MURA DI MONSELICE

Bortolami sostiene che le iniziative di fortificazione di Monselice – fin pressappoco alla metà del Duecento – furono promosse e coordinate in diverse contingenze tanto da podestà padovani quanto da vari funzionari rectores,  missi,  capitani spediti dall’impero. Sia gli uni sia gli altri avevano diverse ma convergenti ragioni per incentivare il tradizionale ruolo di presidio territoriale svolto dalla piazzaforte euganea.

CASTELLO IMPERIALE DI MONSELICE

Affrontiamo un tema assai discusso tra gli studiosi ovvero la costruzione del castello (Cà Marcello x intenderci). Secondo il prof. Bortolami, va attribuita alla volontà del principe svevo  che voleva farne una sede di comando e di governo civile adeguata  allo status di «terra del fisco imperiale» rivestito da Monselice.

La scoperta dei resti di un muro di una certa antichità a ridosso del castello potrebbe avvalorare la presenza di un sistema di fortificazioni altomedioevale o, meglio, di un preesistente palazzo pubblico di età longobarda o carolingia, utilizzato anche dopo il Mille dagli imperatori di Germania come stabile sede dove ospitare i loro vicari e sostare essi stessi quando scendevano a sud delle Alpi.

Secondo l’opinione del professore Brogiolo, Federico prima ed Ezzelino da Romano dopo, potrebbero aver dato vita tra il 1237 e il 1256 a un adeguato “segno” del loro potere, che si raccordava perfettamente con il torrione. Sarebbe opportuno investigare e scavare attorno al castello potrebbe emergere la prima struttura risalente al V secolo, come detto.

ALTRI CASTELLI FEDERICIANI

Numerosi sono i palazzi fortificati federiciani di questo periodo come Foligno, Spello, Parma, Cesena, Ravenna e Prato, ed altrettanto note sono le iniziative di simili castelli o palazzi merlati innestati nel vivo del tessuto urbano. Anche da Ezzelino continuò in questo senso nelle città di Padova, Bassano, Vicenza, Brescia. Se Monselice, come c’informa Rolandino, era amata dallo Staufen «con tutto l’affetto» ed era «considerata tra le sue terre più care», appare dunque più che plausibile che il “castello di Monselice – Ca Marcello” per eccellenza abbia preso forma in questo periodo.

Il palazzo-castello aveva tutti i requisiti di una prestigiosa sede pubblica: esso poteva fungere da residenza di corte quando l’imperatore la onorava della sua presenza, ma in via ordinaria doveva funzionare come luogo di rappresentanza, di gestione finanziaria, di amministrazione della giustizia per conto dell’Impero. Ezzelino verosimilmente continuò a possedere questo eccezionale manufatto dopo la morte di Federico II, adibendolo ugualmente a dimora privata e a centro della sua curia, cioè del suo apparato amministrativo e giudiziario composto da cavalieri, medici. astrologi, giuristi, procuratori, notai. fattori, religiosi al suo diretto servizio.

In una “terra” saldamente imperialista  il palazzo insomma era necessario. Il castello dava sulla piazza di San Paolo circondato da botteghe e portici. Era insomma perfettamente inglobato nel sistema di costruzione residenziali , di negozi artigiani, di mercati pubblici gravitanti su quella che tuttora è la piazza principale di Monselice.

Secondo molti storici la fortezza di Monselice è forse il più bell’esempio di architettura militare federiciana nell’Italia settentrionale.