In origine le porte della città di Monselice erano tre. Nel suo diario Marin Sanudo nel 1483 le nomina in questo ordine: 1 Porta Padova (a Nord) ; 2 Porta San Marco (a Sud) ; 3 Porta San Martino (a Est). Per evidenti ragioni di sicurezza le porte erano solo quelle indispensabili. Il Mazzarolli nel suo libro sostiene che nel 1605 erano cinque. Possiamo supporre che si fossero aggiunte: 4 Porta Pescheria o delle navi (Ovest). 5 Porta Vallesella (Sud). Le altre 2 si aggiungono successivamente quando la città di Monselice cessò di essere una fortezza militare 6 Porta Camin (Ovest) ; 7 Porta Carpanasia (Sud) questa è stata sicuramente l’ultima a essere aperta.
A queste bisognerebbe aggiungere porta della Giudecca che veniva utilizzata dalla comunità ebraica.
1 – PORTA PADOVA (detta anche di Santa Croce o di S. Antonio)
Porta Padova, detta poi di Santa Croce o S. Antonio, sostituì in epoca imprecisata la porta Camin che si apriva nel lato ovest della città. La denominazione “porta S. Antonio” deriva dall’albergo, diventato poi stalla e successivamente usato come magazzino dei pompieri. La porta passava sotto una grossa torre nella quale era ricavato un grande arco acuto nella cui sommità era scolpita una croce che rappresentava la città di Padova. Secondo il Furlani il terremoto del 1348 curvò la torre della porta Sant’Antonio è danneggiò la prima cerchia di mura. La porta fu fatta demolire nel 1826 per ragioni di sicurezza e di incolumità. Tuttavia nel 1831 alcuni documenti parlano ancora di demolizioni da fare nella porta di S. Antonio. Nel 1833 si accenna ancora alla necessità di abbattere per motivi di sicurezza la torre che sovrasta la porta. La definitiva sistemazione della strada fu compiuta nel 1836 su progetto dell’ing. Bisacco.
Le chiavi di quella porta furono conservate dall’abate Piombin. Successivamente furono offerte dal podestà al senatore Giorgio Cini quale omaggio della città all’atto della nomina a conte di Monselice. E’ bene ricordare nel 1939, grazie a uno scambio con con altre proprietà del Conte Cini, furono abbattute alcune case che erano addossate all’esterno della porta Padova, rendendo visibili le imponenti mura che si elevano sulle pendici della Rocca.
2 – PORTA CAMIN
Era una delle più antiche porte della città. Si trovava al termine dell’attuale via 11 febbraio (ponte di ferro) e consentiva agli abitanti del Montericco e dei colli di entrare nella città da ovest. Con lo scavo del canale Bisatto compiuto tra i secc. XII e XIV il passaggio divenne difficoltoso tanto che per accedere alla città da quella porta era necessario utilizzare una barca o una passerella. Per questo motivo fu chiusa nel 1550 e il traffico dirottato verso porta Padova. La torre e la sottostante porta fu demolita nel 1882 con l’apertura della nuova via XX settembre che attraverso il ponte di ferro conduce alla stazione ferroviaria.
2- bis Porta della Giudecca
La porta della Giudecca (tuttora esistente) era situata tra porta Padova e quella Camin. Era una porta di secondaria importanza e veniva utilizzata dalla comunità ebraica che in quel posto aveva il suo quartiere. Dato l’uso limitato ed esclusivo non venne mai annoverata tra le porte della città.
3 – PORTA PESCHERIA (Detta anche del porto o navi)
La terza porta, detta della pescheria, era situata a ponente della città e metteva in comunicazione l’attuale piazza Mazzini con – appunto- il ponte della Pescheria. Era circondata di mura quadrate con due archi. Il primo verso l’esterno, il secondo verso la piazza interna. Aveva due porte di legno e passerella a fianco, un ponte levatoio e cancelli. Confinava con la torre dell’orologio la cui costruzione sembra sia stata disposta direttamente da Federico II. La porta della Pescheria è stata c ostruita dal nonno di Marin Sanudo, che la descrive nel suo itinerario. Fu demolita da comune nel 1825. Nell’abbattere i due Barbacani che sostenevano l’arco verso la piazza si scoprirono le immagini di S. Antonio abate e di Santa Caterina dipinte ad affresco sul muro.
Tra le mura fu rinvenuto una palla di macigno con l’iscrizione C.A.DXXII. La demolizione coincise con il passaggio per Monselice dell’Imperatore d’Austria Francesco I avvenuto il 15 luglio 1825. Nella stessa occasione venne allargata la via che dalla piazza porta al ponte della pescheria (forse per consentire alla carrozza imperiale di passare). Accanto alla porta Pescheria svetta la torre civica che contiene la campana comunale e l’orologio. Una tradizione vuole che sia stata costruita su disposizione dell’Imperatore Federico II nel 1244. Singolare sono i merli: ghibellini sulla torre e guelfi quelli della mura accanto.
4 – PORTA SAN MARCO (Detta anche di San Giacomo)
Porta San Marco era collocata nei pressi dell’attuale Duomo Nuovo, in piazza Vittoria. Anticamente sulla strada che conduceva a Este. Aveva 5 arcate con saracinesca formanti 5 porte. Due di esse, con serramenti in legno, servivano al transito, l’uno verso l’interno l’altro verso l’esterno. Era il suo interno lungo 54 piedi, alto 18, dotato di cancelli, ponte levatoio e bertesche, si vedevano quattro nicchie per i ponti levatoi che erano calati dalle 4 torri. Ultimamente (Ottocento) era ridotta ad una semplice porta guardata dall’alto da una ballatoia e protetta ai lati da due torri. Nel 1819 era diventata rifugio per i malintenzionati per tale motivo fu fatta demolire. L’alta torre fu adibita ad abitazione che ancora si intravede sopra il negozio di Silvoni.
Porta San Marco (nell’immagine sopra) con la fossa che correva lungo via Cadorna, non conosciamo la data del disegno, ma è una rara testimonianza della presenza di un fossato che circondava le mura, come conferma nel 1483 il Sanudo. Interessante è anche la presenza del capitello detto del Rosario attorno al quale si radunavano le donne nel mese di maggio per recitare il rosario
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Lavori di scavo realizzati in piazza San Marco pochi anni fa. Nella foto l’imponente fondamenta della porta.
5 – PORTA CARPANEDO (detta di Carpanedo vicino al Poloni)
Si apriva dove ora si trova largo Carpanedo, vicino al Poloni. Passava per una torre di un solo arco con ponte levatoio. Fu aperta durante il dominio della Serenissima tra la fine del 1500 ed inizi del 1600. Venne chiusa nel 1730 o 1740. Secondo alcuni fu chiusa per volere della nobile famiglia dei Venier allo scopo di allargare lo spazio della Villa che avevano li vicino. (Poloni). La chiusa della porta causò le proteste della popolazione che considerava un abuso l’azione dei Venier. Furono mosse molte azioni legali, con scarsi risultati.
Durante la seconda guerra mondiale la villa passò ai Serego degli Alighieri e da questi ala ditta Ghisellini di Monselice. Quest’ultimi cedettero al comune la porta e l’antico passaggio fu ripristinato il giorno del passaggio del milite ignoto per Monselice come indicato nella lapide sotto riportata
6 – PORTA VALESELLA
La sesta porta era chiamata Valesella perchè portava verso le valli di Pozzonovo. Era situata al termine dell’attuale via Santarello di fronte all’ex ospedale civile. Aveva due porte con saracinesche ed era difesa da una torre pentagonale. Visibile nel catastico di San Francesco, sotto riportata. Era una delle porte più antiche della città. Fu costruita nel periodo di dominio della Serenissima. Fu demolita, perchè ritenuta pericolosa nelle ore notturne, dalla famiglia Duodo – proprietaria degli edifici – nel 1827.
Quello che rimane della porta medievale
7 – PORTA SAN MARTINO O ADRIATICA
La settima e ultima porta, posta a levate, portava a Conselve. Era situata nell’attuale quartiere S. Martino da cui prende il nome. Era una delle tre porte antiche che portavano al castello. Aveva una sola arcata con porta di legno e ponte levatoio. Durante la sua demolizione avvenuta nel 1830 per opera del comune, si rinvennero dei manufatti che lasciavano supporre che per quella via passasse il fiume Vigenzone. Questa porta doveva essere stata chiusa perché risulta che nel 1406, appena arrivati i veneziani, quest’ultimi disposero la sua apertura a spese del comune.
Utili informazioni sulle mura di Monselice nello scritto di Marin Sanudo[ qui…]
Leopoldo Mingardo ci fa sapere:
Desidero condividere una mia convinzione-speranza di aver individuato un lungo tratto di mura antica, forse romana, attualmente coperta da uno spessore di terra, facilmente removibile. Il muro lungo circa 100 metri e alto forse 2 metri si trova ai piedi della Rocca e fiancheggia la statale 16. L’inizio del muro si trova vicino al semaforo tra la statale e via San Martino, ai piedi della Rocca e più precisamente sotto la scarpata che fiancheggia la statale. Più avanti, vicino alla TRATTORIA ALLA CIRCOLAZIONE, si trova un muro analogo, questa volta non coperto di terra, ma privato delle pietre del paramento verso valle. Ritengo che il muro sia stato coperto di terreno nei primi decenni del 1900 per evitare la predazione “fai da te”, molto velocizzata con la comparsa dei trasporti a motore, come è avvenuto con il muro di fronte alla Trattoria. Ritengo infine che il muro in questione sia parte di un fabbricato, forse le stalle, perché il muro perimetrale del castrum correva o corre ancora sotto la statale e non può essere un muro di contenimento del terreno perché troppo curato.
FONTI: 1 – Ricordi personali: fino a non molti anni fa si poteva vedere piccoli tratti del muro in questione, salendo la scarpata.
2 – Spiegazione dell’affermazione che il “muro perimetrale del castrum” correva sotto la statale. Nel 1994, circa, è stato eseguito in via San Martino lo scavo per la posa della fognatura nel tratto che dalla chiesa arriva fino all’incrocio con la strada Statale. Lo scavo ha fatto emergere un lungo e grosso muro che, ora, penso sia stato il muro di cinta del Castrum. Il muro era lungo tutto lo scavo, cioè sfiorava la chiesa di San Martino (veramente lo scavo ha seguito l’asse della strada fino a livello del piazzale della chiesa) e arrivava fino all’incrocio con la statale dove il muro piegava a 90 verso Padova. Mentre lo scavo verso la chiesa è rimasto aperto per molti giorni, lo scavo e il rinterro nell’incrocio con la statale è stato veloce. Quello ho riferito prima deriva da quanto mi hanno detto i vicini o pensionati che osservavano i lavori. Il muro era sufficientemente grosso per proteggere un accampamento “castrum” in territorio amico. In seguito riscoprendo la storia di Monselice ho letto che la chiesa di San Martino è costruita “Prope pede Castrum”.
3 – Mi sono collegato al sito istituzionale per vedere la planimetria del catasto Napoleonico ed Austriaco ma nel sito non ci sono solo le planimetrie delle zone centrali. Le planimetrie che si possono trovare nei siti locali non mi sembrano sufficienti.
4 – Nella Mappa della strada da Padova a Rovigo del 1780, osservabile nel sito Ossicella, si vede che la traccia del muro che fiancheggia la strada.
5 – Infine, sul sito Ossicella, ho controllato il rilievo della porta San Martino nel catasto di San Francesco e ho trovavo qualcosa di interessante. Innanzitutto appare il muro in questione, non molto alto, ma alla base c’è un lieve scarpata. Dietro il muro fa bella vista le mura carraresi con un bel squarcio. Ricordo di aver letto che lo squarcio, poi riparato, fu fatto durante le operazioni di guerra che si conclusero con la pace do Cambrai. Ora quello squarcio si sta riapprendo. Circa cinque anni fa ho mandato agli uffici competenti le foto delle crepe chiedendo di intervenire per sanare un tratto di fondazione che, non poggiando sulla roccia ma su uno stabilizzato di ghiaia e calce, si era disciolta a seguito dei lavori di cava e delle intemperie. Ora quelle crepe sono cresciute. Ma qui interessa far notare che molto probabilmente la mura era stata costruita sulla roccia ma, nella guerra prima citata, per entrare nella prima cinta, usarono una mina sulla fondazione. Nonostante la complessità degli argomenti che meritano controlli sui vari riferimenti storici che ho riferito a memoria, prima di una eventuale deposito agli uffici competenti, qui mi interessa chiedere la formazione di una o due rampe parallele alla strada e adiacenti al muro che porterebbero alla luce il bel muro (che io ho visto) e consentono di accedere facilmente al quel vasto ripiano superiore.
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