Morto Ezzelino da Romano 1259, Padova riprende il controllo della Rocca

Sant'Antonio Rimprover Ezzelino Da Romano - Dipinto attribuito a Carlo Francesco Nuvolone. Si ritiene che tale manufatto fosse sito originariamente nella quarta cappella destra della chiesa di San Francesco Grande in Milano e che sia stato successivamente traslato quando tale vano fu eliminato durante il periodo napoleonico. A supporto di tale attribuzione esiste un atto del 7 lugli 1655 nel quale ci si impegnava a pagare a Carlo Francesco Nuvolone L. 180 per un dipinto destinato alla cappella di Sant'Antonio. La tela, di dimensioni cm 218 X 192 e racchiusa all'interno di una cornice dorata ed intarsiata, ritrae Sant'Antonio da Padova mentre, con l'indice della mano destra alzata verso il cielo, apostrofa il podestà di Verona, Ezzelino da Romano. Questi, assiso su di un trono sopraelevato sito al centro della rappresentazione, è circondato da guardie e uomini a lui fedeli ed alle sue spalle, dall'alto, scende un fluente drappo rosso. In secondo piano troviamo una calca di soldati e gente comune. In ultimo sul lato destro è raffigurato, con due frati, Sant'Antonio; alle spalle di quest'ultimo si distingue la figura di un castello.

Monselice sotto il controllo imperiale. Nel corso del Duecento Monselice, per la sua posizione strategica, rivestì un ruolo politico e militare piuttosto rilevante nel nostro territorio. Per un periodo piuttosto lungo della signoria ezzeliniana, la cittadina rimase formalmente sotto la diretta responsabilità di un capitano nominato dall’imperatore.

Nel 1250 muore Federico II, le forze in campo si alleano per eliminare Ezzelino da Romano. Nel 1254 gli arrivò la scomunica lanciata da papa Alessandro IV, deciso a far uscire di scena il suo pericoloso avversario ghibellino. Due anni dopo l’arcivescovo di Ravenna Filippo affidò ad Azzo VII d’Este il compito di dare vita a una “crociata” contro di lui. Nell’ambito di questo conflitto, il 20 giugno 1256 i soldati estensi presero Padova. Il fermento degli avvenimenti del capoluogo raggiunse quindi anche Monselice. Dove, a differenza degli ambienti patavini, tra le maggiori famiglie erano a lungo prevalse simpatie filoezzeliniane. Alla notizia della liberazione di Padova dalla tirannia, nella parte inferiore di Monselice  scoppiò una rivolta armata guidata da un monaco di Santa Giustina, fra Gontarino contro il capitano, fedele a Ezzelino, si vide allora costretto a ritirarsi sulle zone più elevate del colle, nella cinta del castello.

Nel Torrione era nelle mani  del capitano Profeta, che bombardava giorno e notte con le pietre le case degli abitanti del borgo sottostante. Alla fine si arrese anche lui, ma lo fece più tardi e in cambio di molto denaro, avvalendosi della mediazione di alcuni religiosi, cedette il castello agli assedianti, i quali frattanto avevano già preso possesso della terra di Monselice. Il comandante ottenne, come detto, un notevole conguaglio: la cifra di mille lire, esorbitante per l’epoca, oltre al reddito temporaneo dei mulini di Bagnarolo.

Il suo destino, tuttavia, sarà tragico: accusato di una congiura ordita a Ferrara ai danni del marchese, Profeta verrà decapitato sulla pubblica piazza proprio a Monselice. Gli eventi comunque avevano ulteriormente consolidato quella che ormai era la fama del luogo: la sommità della Rocca, dominata dal mastio federiciano, rappresentava un baluardo praticamente inespugnabile con le armi. Non a caso nonostante l’origine ghibellina, una volta rientrata la cittadina nell’orbita della repubblica comunale padovana, il sistema fortificato del colle fu mantenuto pienamente funzionante.

Le informazioni qui riportate sono tratte principalmente da Monselice – La Rocca, il Castello – Dalla fondazione “Giorgio Cini” alla Regione Veneto (Biblos 2003), volume a cura di Aldo Businaro: abbiamo fatto riferimento, in particolare, al contributo del professor Sante Bortolami dedicato a Monselice medioevale e le sue difese. La città murata, il castello, la Rocca. Ci siamo poi basati su Monselice, “Oppidum opulentissimum”: formazione e primi sviluppi di una comunità semiurbana del veneto medioevale, testo di Sante Bortolami presente in Monselice – Storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto a cura di Antonio Rigon (Comune di Monselice, Canova, 1994).


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