La fortezza militare di Monselice nei dipinti di Bartolomeo Veneto e Giovanni Bellini

Bartolomeo Veneto, Madonna con bambino. Bergamo, Accademia Carrara

La Rocca di Monselice, come per altre città murate venete, è stata utilizzata come sfondo per i quadri  di pittori famosi: come Giovanni Bellini e Bartolomeo Veneto. Per i ritratti urbani era abitudine ricorrere a disegni o quadri già in circolazione per riprodurli nelle tele. Ecco allora che città importanti come Soave, Marostica, Montagnana, Feltre e … Monselice  furono utilizzate come sfondo per quadri importanti a soggetto religioso o mitologico. Spesso medesimi sfondi venivano utilizzati da pittori diversi e comunque si notano situazioni architettoniche che ricordano la realtà veneta. Questa “usanza”  ci consente di ritrovare particolari scorci di Monselice del Cinquecento, che ora sono scomparsi.  La forma leggermente curva  e irregolare della Rocca si prestava a “chiudere” efficacemente lo sfondo a molti quadri dei pittori sopra ricordati.

Dai dipinti possiamo ricostruire la cittadella militare che era stata edificata sulla sommità della Rocca. La prima cinta muraria e il torrione che si vede in alto erano presidiati sempre da soldati in armi a guardia della città sottostante. Tra il 1510 al 1527 i cannoni di vari eserciti di passaggio (spagnoli, austriaci, tedeschi…)  distrussero quasi tutto. Quello che è rimasto in piedi dalle guerre è stato abbattuto dalle cave attive fino a pochi decenni fa.  Ora il profilo della Rocca è un po’ diverso da quello dipinto, ma non molto.  Per questo motivo ci sono preziose queste opere che ci documentano il colle e il borgo sottostante ai primi del Cinquecento. Tratto da: Giovanna Mazzi, Il ritratto e la documentazione in Città murate del Veneto a cura di Sante Bortolami, Regione del Veneto 1988.

 

Lo stesso sfondo

Giovanni Bellini, Resurrezione. Berlino La Rocca sembra svincolata dal borgo sottostante che non richiama certo la struttura urbana del centro, situato altrove, nella realtà fisica, oltre il colle.

 

 

 

La Rocca è tracciata con molti particolari

Giovanni Bellini (Bottega). Augusto e Sibilla. Inghilterra National Gallery.

 

 

Uno schizzo con il particolare della Rocca di Monselice e delle tre Marie. Sembra tratto dalla Resurrezione di Berlino che con varianti minime replica la Madonna con Bambino di Bartolomeo Veneto.

Giovanni Bellini (Bottega), Paesaggio con le tre Marie, Milano, Pinacoteca Ambrosiana

 

Bartolomeo Veneto, Pietà. San Pietro d’Orzio (Bergamo) Chiesa Parrocchiale.

 

Bartolomeo Veneto, Madonna con il bambino e San Giovannino. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.

 

GIOVANNI BELLINI. (1430 – 1498) Nacque, probabilmente, a Venezia intorno al 1430. È uno dei quattro figli di Jacopo Bellini, il più importante pittore veneziano della sua generazione.  Nel 1459, Giovanni, dipinge una pala per una chiesa di Padova in collaborazione con il padre ed il fratello. Nel 1475 conosce Antonello da Messina e subisce il suo influsso sulla pittura ad olio. Quattro anni dopo il fratello Gentile si reca a Costantinopoli per lavorare per il sultano Maometto II, e Giovanni prende il suo posto per eseguire una serie di dipinti per il Palazzo Ducale (purtroppo questi dipinti andarono distrutti durante un incendio nel 1577). Nel 1516 muore a circa ottantacinque anni e viene sepolto con solenni funerali nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia accanto al fratello Gentile. Bellini fu uno dei più grandi pittori rinascimentali e il più grande esponente dell’arte veneta quattrocentesca. I ritratti rappresentano solo una piccola parte della produzione artistica del pittore, ma comunque resta uno dei principali ritrattisti veneziani dell’epoca. I quadri hanno lo stesso formato, sono sempre uomini, solitamente giovani, e raffigurati col busto rivolto verso sinistra; lo sfondo di solito in tinta unita, anche se qualche volta Bellini dipinge dietro al protagonista un cielo nuvoloso o un paesaggio. Le persone ritratte erano appartenenti alle famiglie nobiliari veneziane. Le figure, gli elementi vegetali, animali e paesaggistici assumono molto spesso una valenza simbolica ben codificata (anche se per noi contemporanei la lettura può risultare non sempre immediata).
La maggior parte dei quadri dipinti da Giovanni – o comunque usciti dalla sua bottega – raffigurano il tema della Madonna col Bambino. I dipinti devozionali con Madonna e il Bambino da soli o accompagnati da santi di piccolo formato erano destinati generalmente ad una committenza privata.
Il loro significato non è banalmente un ‘rapporto affettuoso madre/figlio’ bensì più complesso e riassumibile nel preannuncio della Passione di Cristo. Infatti in quasi tutti i dipinti il Bambino è raffigurato in posizioni che ricordano la morte. Nell’ambito delle commissioni pubbliche realizzò pale di grande importanza come: la famosa pala Incoronazione della Vergine, probabilmente del 1475, eseguita per la Chiesa di San Francesco di Pesaro ed oggi nel locale museo civico, che portò l’influenza del Bellini su pittori anche non veneti,  con la Madonna, il Bambino e due angeli musicanti fra i santi Nicolò, Pietro, Marco e Benedetto ancor oggi conservato nel luogo originario, la cappella Pesaro della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari di Venezia  l’imponente Pala di San Zaccaria(firmata e datata 1505), anch’essa conservata nel luogo d’origine (chiesa di San Zaccaria, Venezia).

BARTOLOMEO  VENETO. (notizie dal 1502 al 1530). Mancano sicuri dati biografici: secondo il Berenson dovrebbe essere di origine bergamasca, nonostante firmasse nel 1502  “Bartolamio mezo venezian e mezo cremonexe”. Si formò nella cerchia di Giovanni Bellini, interpretando i modelli del maestro con una certa asprezza, riecheggiando i modi di Alvise Vivarini: Madonna (1505, Accademia Carrara di Bergamo), Circoncisione(1506, Louvre). È noto soprattutto per i numerosi ritratti, specchio fedele e talvolta un po’ esteriore della raffinata e pittoresca società del primo Cinquecento, che lo mostrano dapprima vicino ai contemporanei lombardi (ritratti della Galleria nazionale di Roma e della Pinacoteca ambrosiana di Milano), in seguito sempre più sensibile a influssi della pittura fiamminga e tedesca e in particolare del Dürer: Dama col liuto (1520, Brera), Ritratto Martinengo (1530, National Gallery di Londra).


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