QUEL TORRIONE FEDERICIANO SUL MONTERICCO….CHE POCO CONOSCIAMO
La foto ritrae il Montericco nel 1911 quando quasi tutto il monte era di proprietà dei Cini. L’immagine è preziosa per molti motivi e ci fornisce diversi spunti di riflessione. Iniziamo con il Torrione che si vede in cima, credo che sia l’unica testimonianza fotografica esistente, si tratta di un sistema di fortificazioni realizzato da Ezzelino da Romano, coevo a quello esistente sulla Rocca, costruito dal 1237 al 1256. Il prof. Brogiolo durante una conferenza sugli scavi della Rocca (2024) lo ha ricordato e inserito tra le iniziative volute da Federico II.
Il Salomonio sul finire del seicento nel suo libro sulle lapidi così lo descriveva: “Si vedono le vestigia di una gran torre rovinata di pietre quadrate, d’altezza di piedi 15 (circa 4 o 5 metri) di straordinaria grandezza con altri edifici vicini, rovinati dal tempo o dalle guerre”.
Secondo Bortolami la torre faceva parte – come la Rocca – di un sistema di fortificazioni militari e torri a presidio del territorio che si estendeva fino a Padova (incastellamento dei colli euganei).
Purtroppo i Cini attorno agli anni ’20 del secolo scorso demolirono tutto quello che si trovava sul cocuzzolo del Montericco – salvando solo il monastero – per costruire la loro residenza che potrebbe essere stata edificata proprio sulla Torre federiciana che si intravede dalla foto. Un vero disastro…!
Infine l’immagine documenta come le cave, già dall’inizio del novecento, fossero molto attive e aggressive.
Da ultimo notiamo un lungo sentiero verticale che taglia in due il monte, forse è una funivia utilizzata per il trasporto della legna e dei frutti del monte a valle.
MONTERICCO UN PO’ DI STORIA ( tratto da un articolo di Toni Grossi)
Il monte Ricco, o Riccio, per l’abbondanza di castagni, ma anche monte vignalesco, perché la gente che lo abitava trasformò le sue pendici in un esteso vigneto (ma pure gli olivi erano molto presenti), sovrasta la città della Rocca; la guarda dall’alto (330 metri), in una posizione ambivalente, che può essere di protezione ma anche di minaccia. Per questo, la trascorsa vicenda del colle è stata lunga e tormentata. Iniziò nel 1203, quando fu edificato dai benedettini bianchi un chiostro con annesso oratorio, dedicato a San Giovanni Evangelista.
La collocazione strategica attirò l’attenzione di Ezzelino da Romano, che allontanò i monaci e fortificò la postazione a scopo di difesa. Terminata la tirannide, nel 1257 i religiosi tornarono, rimanendovi fino al 1431, dopo di che furono sostituiti dalla confraternita di San Giovanni Battista, quindi da terziari conventuali o da agostiniani (1448).
Gli eremitani restarono fino al 1769, anno della soppressione. Il senatore conte Vittorio Cini, negli anni venti del secolo scorso, costruì sul Monte Ricco una villa; dopo la Seconda guerra mondiale, il nobile fece dono di tutto ai frati conventuali di Padova; volle però che l’oratorio fosse chiamato Eremo di Santa Domenica, in memoria della nonna cui era molto affezionato. Dopo essere stato uno dei colli più brutalizzato dalle cave, l’ex dimora Cini ospitò una comunità terapeutica gestita dai frati del Santo.
Ora il complesso è stato acquistato dalla Sesa di Este che intende inserirlo in un vasto programma di recupero ambientale.
Flaviano rossetto x vecchia Monselice