Dal Castrum alla terra murata: storia di Monselice nel medioevo

Le mura di Monselice dal medioevo ai giorni nostri

Le informazioni che di seguito proponiamo in forma sintetica sono tratte da Per la storia di Monselice nel medioevo: dal ‘castrum’ alla ‘terra murata’, frutto del prezioso lavoro di ricerca svolto dal professor Donato Gallo.

L’area di Monselice era popolata già in epoca preistorica e paleoveneta, come dimostrano numerosi reperti archeologici. In età romana si sviluppa probabilmente un vicus, cioè un aggregato di case e terreni, di una certa consistenza. Paolo Diacono ricorda sul finire del VIII secolo il castrum (insediamento militare) monselicense come postazione bizantina. Nel periodo longobardo Monselice è capoluogo di una circoscrizione guidata da un gastaldo, alto funzionario regio, che include una zona compresa tra gli Euganei meridionali e l’Adige. Con la ripresa delle funzioni cittadine di Padova nel X secolo il suo ruolo viene ridimensionato. Monselice, però, avrà ancora modo di svolgere un ruolo significativo, specie tra XII e XIII secolo.

Un documento del 914 cita la chiesa di San Tommaso, ancora oggi situata sul versante est della Rocca, che era costruita «retro muris de ipso castello». Questo fa supporre l’esistenza di altre fortificazioni: palizzate, terrapieni, un fossato. Le notizie disponibili sono poche, ma tra il IX e il X secolo, fase caratterizzata dalle ricorrenti incursioni ungare, anche il castrum di Monselice funge da luogo abitativo e di difesa. Nel 1017 in un altro documento si parla dei beni che il monastero veneziano di San Zaccaria possiede a Monselice «tanto al piede del monte quanto nel suo territorio»: l’abitato è in espansione e in corrispondenza del colle si registra la presenza di vari edifici religiosi, tra cui la chiesa di San Martino “de plano” e quella di San Pietro.

Cintura muraria di Monselice (di Massimo Trevisan)

Monselice è dotata anche di un palazzo pubblico in cui nel 1013 i marchesi Azzo e Ugo e il conte padovano Todello amministrano la giustizia. Nel castrum, tra le altre cose, troviamo piccoli appezzamenti coltivati a vigne e olivi, nonostante queste coltivazioni siano più tipiche del monte Ricco. In un documento del 1050 ci si riferisce a Monselice come spazio delimitato nettamente dalla campagna circostante, ma non necessariamente per mezzo di mura. Nel 1070 compare il termine villa, che indica lo sviluppo di un insediamento esterno al castrum e privo di difese stabili. Nel 1100 Monselice non è un semplice comune rurale: rappresenta un vero “centro urbano minore”, con propri organi di amministrazione e un’articolata società formata da proprietari liberi, piccola nobiltà, notai, giudici, commercianti, artigiani.

Lo sviluppo successivo al Mille tocca vari aspetti, non ultimo la messa a coltura del territorio (pendici del monte Ricco). Nella seconda metà del XII secolo aumentano le indicazioni che permettono di individuare alcuni elementi di una struttura difensiva: si parla di «porta de muro», «murum comunum», di un fossato comune, di un ponte di pietra. Nel 1174 almeno una parte dell’abitato di Monselice potrebbe effettivamente essere circondata da mura. Intanto l’area convergente verso San Paolo si avvia a diventare vero e proprio centro della vita civile. Oltre alla sede all’attività giudiziaria, qui si gestiscono le normali incombenze amministrative. La riaffermazione dei diritti regali nei confronti dei maggiori Comuni ad opera di Federico I Barbarossa ha notevoli conseguenze: Monselice si trasforma in un punto di appoggio per la politica dell’imperatore nell’Italia nordorientale e torna ad essere un distretto autonomo da Padova. Barbarossa in persona arriva all’ombra della Rocca nel 1161 e nel 1184. Non è illogico pensare che il castrum sia quindi stato sottoposto a cure particolari, secondo una linea di intervento che poi troverà pieno compimento con Federico II.

Tra gennaio e aprile del 1239 Federico II giunge a Monselice in visita e fonda, come raccontato dai cronisti, il castrum, dotato del poderoso torrione. Castrum adesso indica la fortezza sulla cima del colle, quella che più avanti sarà chiamata “la Rocca”. Le funzioni non militari vengono escluse dalla parte superiore del colle. Nel corso del Duecento continua lo sviluppo della villa e dei burgi (borghi) nella zona circostante il monte. Nel 1256 arriva la notizia della sconfitta che gli ezzeliniani hanno subìto alle porte di Padova: i monselicensi costringono alla fuga il capitaneus della villa, Gerardo da Treviso, che scappa verso il castello superiore. Ma Profeta, comandante del castrum, non lo fa entrare. Le vicende successive, in particolare l’assedio, sono descritte nelle cronache di Rolandino da Padova, che contengono anche precise informazioni sulle strutture difensive. Sulla base di queste sappiamo che Gerardo si trova ancora nella cinta del castello, in posizione più bassa rispetto a Profeta, il quale può disporre di una postazione di artiglieria. Alla fine, attraverso un accordo segreto e in cambio di una lauta ricompensa, Profeta consegnerà il castrum al marchese Azzo d’Este, che dominerà Monselice dal 1256 al 1260.

Nell’inventario dei terreni e delle case che versano la decima alla pieve di Santa Giustina (1250), Monselice risulta divisa in quattro quartieri: “Callis de ripa”, “Callis de medio”, San Martino e “Caput vici”. Il castrum torna ad essere inteso in senso ampio come area fortificata e comprende al suo interno terre ed edifici civili. La villa presenta elementi di un perimetro difensivo, ma con qualche novità: il fossato e alcune porte. Dal 1260 il Comune di Padova controlla direttamente Monselice. Nel 1276 a Monselice vengono assegnati ben due podestà, uno dei quali ha l’obbligo di residenza. Nel 1299 si tornerà al podestà unico. La guarnigione del castrum è formata da due capitani e di 46 guardie, tra cui dieci balestrieri. Interessante notare che nella seconda metà del Duecento Monselice è il luogo più popolato del Padovano: registra tra i 4500 e i 5400 abitanti.

Nella prima metà del Trecento la posizione di Monselice dal punto di vista militare continua a essere strategica. Il dominio degli Scaligeri (1317-1338) coincide con una fase di intensa costruzione di strutture fortificate. Cangrande e il suo condottiero Uguccione della Faggiuola fanno scavare grandi fosse e ordinano la creazione di “valli”, ponendo torri e avanposti nelle zone importanti. Tra 1337 e 1338 Monselice viene assediata dall’esercito dei collegati veneto-padovani-fiorentini. Dopo alcuni tentativi di attacco falliti, si raggiunge un accordo in base al quale il nuovo signore di Padova, Ubertino da Carrara, avrebbe ottenuto “burgum et terram” (“borgo e terra”) ad eccezione della Rocca. Nonostante il martellamento costante voluto da Ubertino, che fa arrivare addirittura un’imponente macchina bellica da Venezia, la postazione sulla sommità del colle resisterà fino alla fine di novembre e cadrà solo a causa di un tradimento.

Le mura di Monselice, oggi parzialmente conservate, sono in genere attribuite all’epoca carrarese: la costruzione forse inizia proprio con Ubertino. Il sistema difensivo, però, non è destinato a rimanere immodificato nel tempo: a fine secolo, infatti, Francesco Novello da Carrara farà edificare un non meglio definibile fortilicium. Nel 1354, intanto, la città è tappa del tragitto di Carlo IV di Boemia, che è diretto a Roma per l’incoronazione imperiale. Distretto di estensione minore rispetto ad altre circoscrizioni padovane, quello monselicense nel 1397 può però mettere in campo 3600 soldati, di cui 750 a cavallo. Nella bandiera, sullo sfondo rosso risalta la Rocca, bianca. Durante il conflitto veneto-carrarese, che ha come esito la caduta dei signori di Padova, Monselice sarà interessata da varie attività militari. Solo grazie a un accordo segreto con il comandante Luca da Lion Venezia riesce a espugnare la città il 14 settembre 1405.

La Serenissima nel privilegio ducale del 30 aprile 1406 (privilegium) assicura che «castra, turres et fortilicia» di Monselice saranno mantenuti e restaurati a proprie spese. L’importanza della Rocca e del sistema difensivo della città però diminuisce progressivamente. Marin Sanudo nel 1483 descrive Monselice parlando di tre cerchie di mura, due castelli laterali, quattro porte urbane, la piazza grande con il mercato del lunedì, le due logge, il palazzo pretorio, il duomo. Nell’estate 1509, nella prima fase della guerra antiveneziana della Lega di Cambrai, la città è scarsamente difesa: diventa dunque preda del saccheggio delle truppe imperiali spagnole, francesi, borgognone, ferraresi. Giocano a sfavore di Monselice anche le moderne artiglierie: le tecniche di assedio sono cambiate. La città durante nel Cinquecento non costituirà più un punto difensivo strategico per la Repubblica di Venezia. Nei secoli seguenti alcune porte e tratti di mura verranno distrutti fino all’attività estrattiva che nel Novecento rosicchierà parte del colle della Rocca.


 

© 2023 a cura di Flaviano Rossetto  per  https://www.ossicella.it/

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