Capitolo n. II
Anno 1915: I primi monselicensi morti al fronte

MONSELICE DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Storia di una cittadina, dei suoi abitanti e dei suoi soldati
INDICE DEL II CAPITOLO
Capitolo II – Anno 1915. I PRIMI MONSELICENSI MORTI AL FRONTE
2.1 Soldati richiamati alle armi e altri a scuola
2.2 I monselicensi in Libia
2.3 Il 26 aprile1915 l’Italia firma il patto di Londra con le potenze dell’Intesa
2.4 L’Italia in guerra
2.5 L’esercito inizia a requisire viveri per i soldati al fronte
2.6 24 maggio 1915: Dichiarazione di guerra all’Austria
2.8 Comando militare presso la stazione ferroviaria
2.9 Partono per il fronte i primi monselicensi
2.10 Campagna di sensibilizzazione pubblica
2.12 L’Italia in guerra
2.13 Ringraziamenti di una madre
2.14 Le battaglie dell’Isonzo
2.15 Il primo monselicense morto in guerra
2.16 L’esercito cerca operai e meccanici
2.17 Limitati anche i viaggi in treno
2.18 Seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio – 4 agosto 1915 )
2.19 La Guerra sui giornali
2.20 Romano Bellucco e Antonio Manin dispersi sul Col di lana
2.21 Dai giornali locali del 3 agosto 1015 un flashback sulla situazione.
2.22 Il sindaco sollecita i lavori per il nuovo ospedale
2.23 Le lagnanze del sindaco per le spese di casermaggio non rimborsate
2.24 Col di lana, col di Sangue, due monselicensi tra i morti
2.25 Una benedizione per i nostri soldati dalla cronaca del Carturan
2.26 Assistenza ai militari presso la stazione ferroviaria
2.27 Donazione di un arto artificiale ad un soldato mutilato per ferite in guerra
2.28 Arrivano da Cervignano 50 soldati feriti
2.29 Festa nazionale
2.30 Onoranze del Consiglio comunale ai soldati morti o feriti in guerra.
2.31 Partenze per il fronte
2.32 Profughi a Monselice
2.33 Spedizione italiana in Albania con loro anche il nostro Mazzarolli
2.34 La Terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre – 4 novembre 1915)
2.35 Un posto d’onore nel cimitero per i morti in guerra
2.36 Messa per i nostri soldati
2.37 La Quarta battaglia dell’Isonzo (10 novembre – 5 dicembre 1915).
2.38 Anche i lancieri d’Aosta sostarono all’ombra della Rocca
2.39 Onoranze ai soldati morti e feriti in guerra
2.40 Sussidi alle famiglie
2.41 Monselicensi in armi nel 1915
2.1 Soldati richiamati alle armi e altri a scuola
Primo Zanin, figlio di Giobatta e Sanguin Rosa, residente a San Bortolo, di professione contadino fece domanda per essere arruolato volontario nel corpo delle Reali Guardie di Finanza. La pensava diversamente Pietro De Primo che inutilmente presentò la richiesta per essere esentato dal servizio militare in quanto il suo lavoro di conduttore di pompe funebri – a suo dire – non poteva essere sospeso durante la guerra. Anche Sante Zilio – classe 1887 – non voleva rispondere alla chiamata alle armi per seguire un corso rapido di istruzione all’uso dell’artiglieria pesante. Nel frattempo, vennero sospese tutte le richieste di congedo dei militari della classe 1895. 31 soldati della classe 1894 furono obbligati a frequentare le scuole serali o festive per imparare a leggere e a scrivere. Tra questi Bozza Antonio, Braga Antonio, Brunello Alvise, Golden Giuseppe, Miotto Giovanni, Turrin Giovanni e Zerbetto Giordano.
Nel mese di febbraio alloggiò a Monselice un reparto d’artiglieria da campagna che venne sistemato nella chiesa di Santo Stefano e presso la villa Venier di proprietà dei conti Serego. L’affitto dei locali costò ai militari 200 lire mensili. A fine giugno lasceranno liberi i locali. Infine segnaliamo il primo ‘incidente sotto le armi. Il soldato Angelo Berto si trova all’ospedale miliare di Savorgnan in provincia di Udine in gravi condizioni.
2.2 I monselicensi in Libia
Diversi monselicensi parteciparono alla guerra di Libia (28 settembre 1911 – 18 ottobre 1912), non tutti fecero ritorno, altri invece tornarono malconci, altri furono decorati. Tra quelli che tornarono segnaliamo la triste storia del soldato Emilio Salmistraro che fu ricoverato nel manicomio provinciale dell’Aquila. Appena rientrato dalla Libia girava nudo per le camerate pronunciando parole sconnesse – precisava il medico che lo aveva in cura – ipotizzando che la causa dello squilibrio fosse stata generata dal mancato congedo. Il reggimento genio ferrovieri invece premiò con una medaglia commemorativa col moto ‘Libia’ Ugo Permichiele e con un encomio solenne Ietri Tograzza, militare presso l’8 reggimento fanteria.
Nell’aprile 1915, anche i richiamati della classe 1891 aventi fratelli alle armi devono rispondere alla chiamata mentre al Sindaco Marchese Bonacossi Taino viene conferito dal Re la nomina a Cavaliere d’Italia. Quindi potrà chiamarsi Marchese Bonacossi cav. Taino.
2.3 Il 26 aprile1915 l’Italia firma il patto di Londra con le potenze dell’Intesa.
Il trattato, che rimarrà segreto fino al 1917, fissa i compensi territoriali per l’intervento dell’Italia a fianco dell’Inghilterra, Francia e Russia, che dovrà avvenire entro un mese dalla firma. I compensi previsti riguardano sia le terre dell’impero austroungarico popolate da italiani e tradizionalmente rivendicate dall’Italia , sia alcuni territori non abitati da italiani, ma di cui il governo italiano vuole entrare in possesso. L’Intesa si impegna a far ottenere all’Italia il Trentino e il Tirolo cisalpino fino al Brennero (abitato da popolazione tedesca), Trieste, Gorizia, l’Istria, gran parte della Dalmazia, il protettorato sull’Albania e il possesso delle città di Valona, le isole Dodecaneso, il bacino carbonifero di Adalia, in Asia minore, e alcuni possedimenti coloniali nell’Africa tedesca. L’art. 15 garantisce all’Italia la non ingerenza di altre potenze nei suoi rapporti con il Vaticano. Il 21 maggio una convenzione militare italo-russa completerà il patto.
2.4 L’Italia in guerra
l’Italia denuncia la Triplice alleanza tramite una nota di Sonnino al governo di Vienna. Gabriele D’Annunzio esulta la guerra e la necessità dell’intervento italiano in un discorso tenuto a Quarto (GE) per commemorare l’impresa dei Mille. Il poeta e romanziere è rientrato per l’occasione in Italia dalla Francia, dove si era ritirato nel 1910 per sfuggire al dissesto finanziario. Il 6 maggio 1915, il presidente del consiglio Sonnino informa i ministri che l’Italia si è impegnata a entrare in guerra a fianco dell’Intesa entro il 25/26 maggio e che l’Austria è disposta a riaprire le trattative con l’Italia.
2.5 L’esercito inizia a requisire carne per i soldati
La commissione per gli approvvigionamenti dell’esercito stava da tempo monitorando le risorse che la città poteva inviare ai soldati nell’imminente conflitto. Il 6 maggio chiese ufficialmente il numero dei capi di bestiame bovino macellati a Monselice negli ultimi anni. Dopo qualche giorno, il municipio inviò il seguente prospetto che sarà la base di partenza per la requisizione di carne da macello inviata al fronte durante la guerra.
| Anno | buoi macellati | vacche macellate | vitelli macellati |
| 1910 | 151 | 61 | 293 |
| 1911 | 142 | 32 | 248 |
| 1912 | 145 | 21 | 304 |
| 1913 | 190 | 38 | 405 |
| 1914 | 201 | 36 | 370 |
La guerra si stava avvicinando e già l’8 maggio 1915 il comando del 51° reg. fanteria negò una licenza al soldato Francesco Corsale. Contemporaneamente i militari in congedo venivano sollecitati a restare pronti in caso di chiamata. Il 18 maggio il ministero della guerra chiese i nominativi degli stradini in grado di eseguire la manutenzione delle strade per facilitare il passaggio dell’esercito sul nostro territorio. Il Comune individuò Bevilacqua Giovanni, Gusella Giordano, Martinengo Felice, Ruffin Giovanni, Sartorello Costante, Zanin Giuseppe e Piovan Giuseppe. Il giorno successivo le ferrovie comunicano che i richiamati alle armi non pagheranno il biglietto ferroviario per i viaggi eseguiti per esigenze militari. Il 20 maggio 1915 il ministero della guerra fece affiggere 45 manifesti gialli in tutte le stazioni ferroviarie con i quali venivano elencate severe punizioni ai malintenzionati che volessero danneggiare le linee e gli impianti ferroviari. I militari e agenti della pubblica forza furono dislocati lungo le linee ferroviarie con l’obbligo di far fuoco a chiunque volesse interrompere il traffico ferroviario.
La camera di commercio di Padova inviò a tutte le ditte della provincia una circolare, informandole che nel caso in cui un impiegato fosse chiamato a prestare servizio militare per un periodo di tempo non superiore a due mesi, avrà diritto alla conservazione del posto e alla metà dello stipendio.
2.6 24 maggio 1915 : Dichiarazione di guerra all’Austria
Dopo aver stipulato un patto di alleanza con le potenze della Triplice Intesa e aver abbandonato lo schieramento della Triplice alleanza, l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria il 23 maggio 1915, iniziando le operazioni belliche il giorno dopo: il fronte di contatto tra i due eserciti si snodò nell’Italia nord-orientale, lungo le frontiere alpine e fino la Carso. Nella prima fase del confronto le forze italiane, guidate dal capo di stato maggiore dell’esercito generale Luigi Cadorna, lanciarono una serie di massicce offensive frontali contro le difese austro-ungariche nella regione del fiume Isonzo, mentre operazioni di minor portata prendevano vita sui rilievi alpini e in particolare nella zona delle Dolomiti. Il conflitto si trasformò ben presto in una sanguinosa guerra di trincea, simile a quella che si stava combattendo sul fronte occidentale: la lunga serie di battaglie sull’Isonzo non portò agli italiani che miseri guadagni territoriali al prezzo di forti perdite tra le truppe, ben presto spossate e demoralizzate dall’andamento delle operazioni. Le forze austro-ungariche si limitarono a difendersi lanciando contrattacchi limitati
2.7 L’inizio della grande guerra a Monselice
L’annuncio ufficiale dell’inizio della guerra arrivò a Monselice con un breve telegramma del prefetto il 22 maggio 1915.
Sua maestà il Re ha decretato la mobilitazione generale dell’esercito e della marina e la requisizione dei quadrupedi e dei veicoli. Primo giorno di mobilitazione 23 corrente mese.
Grandi manifesti furono appesi per la città con i quali si ordinava di sospendere l’illuminazione e si consigliava di limitare il più possibile quella nelle case, tenendo ben chiuse porte e finestre per mettere al sicuro la città da possibili bombardamenti. Il segnale dell’approssimarsi di ‘aeromobili’ sospetti sarebbe stato dato dal suono della campana della torre comunale. Per esigenze militari furono requisiti l’edificio scolastico comunale in via Garibaldi e l’attigua casa di abitazione del bidello, situata in via S. Filippo per adibirli ad ospedali, mentre l’ex chiesa di Santo Stefano fu adibita a deposito per le forze armate in transito. Le autorità militari corrisposero al comune per l’uso degli immobili un’indennità mensile di 400 lire.
Un avviso firmato dal generale Luigi Cadorna il 29 giugno1915 ordinò a tutte le amministrazioni locali situate nelle località dichiarate ‘zone di guerra’ di fornire alloggio completo agli ufficiali del regio esercito. Nello stesso giorno al prefetto di Padova Marcialis furono attribuiti poteri speciali di pubblica sicurezza tra questi anche facoltà di vietare riunioni pubbliche e private, comprese anche le processioni religiose.
Con un telegramma al sindaco l’esercito invitò la ‘commissione cavalli’composta dai F.lli Trieste, Bottoni, Baccini, Piacentini e Gasparetto ‘a requisire almeno 100 equini adatti al traino dei pesanti cannoni dell’artiglieria’.
2.8 Comando militare presso la stazione ferroviaria
Primo segnale dell’imminente guerra fu lo stazionamento a Monselice, già dal 24 maggio, di 26 soldati che dovevano prestare servizio presso la stazione ferroviaria. Il comune deliberò di sostenere le spese necessarie per alloggiarli (pagliericci, brande, tavoli, panche etc). Due ufficiali responsabili degli ospedali furono sistemati presso l’albergo Stella d’Italia. Le spese logistiche di quest’ultimi però furono messe a carico dell’amministrazione militare. Altri 15 soldati arrivarono il 19 novembre.
2.9 Partono per il fronte i primi monselicensi
Il 31 maggio 1915 vennero richiamati alle armi i giovani delle classi 1888, 1889, 1890, 1891, 1892. Tra essi ricordiamo Antonio Gallinari, Zilio Ermenegildo, Natale Pinzato, Armando Rossato e Giuseppe Bedin. Naturalmente anche alcuni dipendenti comunali furono richiamati. Riportano i loro nominativi per dovere d’ufficio: Luigi Schio, applicato di Segreteria; Caroli Francesco, archivista; Gori Belisario, assistente all’ufficio tecnico; Pegoraro Ettore, vigile urbano; Sguotti Giovanni, vigile urbano; Ghedin Pasquale spazzino; Bevilacqua Giovanni, stradino.
2.10 Campagna di sensibilizzazione pubblica
Il 1°giugno la giunta comunale fece affiggere per la città numerosi grandi manifesto (130×70 cm) per rendere partecipi i monselicensi del grave momento che l’Europa stava attraversando. Riportiamo integralmente il testo del manifesto perché significativo del clima politico e culturale di quel tempo.
Cittadini!
Con entusiasmo virile e consapevoli il popolo italiano ha chiesto, Re, Governo e Parlamento, troncate gli indugi hanno consacrato l’intervento d’Italia nell’immane conflitto europeo. Nobile santa è la missione all’Italia serbata: la liberazione dei suoi figli irridenti, martirizzati dal dominio straniero, la cooperazione al trionfo del diritto dei deboli contro la prepotenza dei forti, dell’indipendenza delle nazioni contri le oppressioni straniere. Con fede sicura nella nostra preparazione civile e spirituale, nel genio dei nostri Duci nel valore dell’esercito e della flotta bel patriottismo di ogni italiano mandiamo il nostro augurale ai baldi soldati partenti a quelli che con irrefrenabile slancio hanno vittoriosi già varcato ovunque i vecchi confini, hanno iniziato l’opera di redenzione dei fratelli oppressi dal ferreo giogo austriaco. E mentre i nostri prodi con invitto ardore si accingono all’arduo cimento, offrendo sull’ara della patria quanto l’uomini ha di più caro, la vita, quelli che rimangono con uguale ardore sia apprestino in opere civile, inspirino ogni loro atto alla concordia allo spirito di sacrificio di abnegazione, diano spontaneamente quanto possono di attività, di energia, di denaro, onde integrare l’opera degli enti pubblici onde porgere alle famiglie dei combattenti i necessari conforti morali e materiale.
Cittadini
In alto i cuori! Monselice, che ha dato sempre mirabili prove di patriottismo e di civismo, sappia fare anche in quest’ora, in cui si maturano i più grandi destini della patria, tutto il suo dovere. E mentre attendiamo operosi e fidenti la vittoria certa delle nostre armi, stringiamoci intorno al tricolore vessillo, adorato emblema del nostro risorgimento, simbolo di redenzione e di giustizia.
VIVA L’ITALIA! VIVA IL RE!
Il manifesto era firmato dalla Giunta al completo ovvero: dal sindaco Taino Bonacossi; dagli assessori effettivi: Luigi Bacchini, Carlo Altieri, Pietro Buzzaccarini, Luigi Fagioli; dall’assessore supplente Giuseppe Colletti e dal segretario comunale Amilcare Bondesan.
Anche il consiglio comunale convocato 1° giugno 1915 si pronunciò sul conflitto mondiale.
Signori Consiglieri.
prima di iniziare i lavori di questa seduta rivolgiamo il nostro pensiero ammirato e riconoscente, mandiamo il nostro caldo saluto, il nostro fervido augurio, ai valorosi soldati che con irrefrenabile slancio stanno maturando i destini della Patria, stanno scrivendo col sangue le più belle pagine della nostra storia. Anche l’Italia è entrata nell’immane cimento e da forte lo ha affrontato. Non vile tradimento non insaziabile cupidigia sfruttatrice del momento la spinse al grave fatto, come osò proclamare l’Imperatore e Re della duplice Monarchia, ma il sacrosanto diritto, come affermò l’Augusto Nostro Sovrano, di piantare il Tricolore sui termini che natura pose ai confini della Patria.
Non poteva l’Italia rimanere sorda al grido di dolore dei fratelli irredenti, non poteva dimenticare le onte subite; culla di civiltà, madre del diritto del mondo e vessillifera di giustizia, doveva ineluttabilmente unirsi con chi lotta per la vittoria del diritto delle Nazioni in Europa.
E mentre le nostre schiere e le nostre squadre eroicamente combattono per il trionfo della più Santa causa di Giustizia Nazionale ed internazionale, a noi sia di guida la concordia, lo spirito di sacrificio, di abnegazione poiché non soltanto alle armi è affidata la vittoria finale. Quelli che rimangono debbono dare tutto ciò che possono ed ancora daranno assai poco in confronto di quelli che offrono sull’ara della patria quanto l’uomo ha di più caro, la vita.
In un fervido appello ai Membri del Parlamento per l’opera da svolgere a vantaggio delle famiglie dei soldati, S.E. il Presidente del Consiglio Salandra così si espresse: “Tutti debbono comprendere che questa è l’ora delle rinunzie e dei sacrifici, che questa è l’ora della solidarietà nel bene, che ogni superfluo di energia e di mezzi deve, fra coloro che hanno e possono essere speso a vantaggio delle famiglie a cui il servizio della Patria toglie i loro sostegni.
Anche la nostra Città, ne son certo risponderà con patriottico slancio al nobile appello, affrontando con fermezza i sacrifici che la guerra impone.
Nel rinnovare quindi il nostro saluto augurale ai valorosi che combattono, un solo grido si elevi dai nostri petti: “Viva l’Italia – Viva il Re”- Seguono applausi prolungati all’interno del Consiglio e del pubblico.
Il Consigliere Onorevole conte Arrigoni degli Oddi
Sono sicuro che la patriottica città di Monselice in questi gravi momenti non avrà che un solo affetto – la Patria – che un solo volto, un solo augurio, una sola speranza – la Vittoria – del nostro valoroso esercito e della forte Armata che ridoneranno alla Patria nostra baluardi, paesi, lidi così necessari al suo sviluppo di grande nazione ed anticamente già nostri. Raccogliamoci tutti attorno al sacro tricolore glorioso che l’amato Sovrano baciava in Campidoglio davanti la folla plaudente, quasi a dimostrare l’unione indissolubile tra Dinastia, popolo e destini d’Italia. Con l’augurio che possa il tricolore benedetto sventolare vittorioso su cime e baluardi, confini naturali d’Italia ed essere baciato dalla brezza su ogni acqua del mare alfine nostro gridiamo Viva l’Italia – Viva il Re”. Applausi ripetuti .
Il Consigliere Duner a nome della minoranza.
Mi associo con entusiasmo alle patriottiche parole del Sig. Presidente, esprimendo l’augurio fervidissimo che fra breve il tricolore sventoli sulle balze e sul mare che formano i confini naturali della nostra Patria. La guerra mossa dall’Italia, imposta dalla necessità di rivendicare i nostri diritti nazionali e di liberare i nostri fratelli dal giogo straniero, egli si augura che valga pur a fare trionfare in Europa il principio di nazionalità e di libertà, onde tutti i popoli, anche piccoli possano reggersi liberamente, senza più soggiacere alle imposizioni straniere, che soffocano ogni sviluppo intellettuale e morale, ogni alito di vita nuova e di libertà.
L’assessore Luigi Fagiuoli, già in partenza per il fronte, tramite lettera.
Illustrissimo Sig. Sindaco di Monselice. Sul punto di andare a compiere il mio dovere d’Italiano, devo rassegnarle le mie dimissioni da assessore, non potendo più attendere alle cure del mio onorevole ufficio. […] Porterò con me alla frontiera, fra il ricordo delle persone e delle cose più care l’immagine altrettanto cara di questa nostra Monselice ove spero tornare, a dovere compiuto, colla letizia in cuore per avere, per quanto modestamente, contribuito alla più grande gloria e ai più grandi destini della nostra Italia immortale.
L’assessore marchese Pietro Buzzaccarini, anch’esso in partenza per il fronte con un telegramma.
Orgoglioso di poter ancora servire la Patria prego scusare mia assenza odierno Consiglio, non potendo abbandonare il servizio, invio cordiale saluto inneggiando alle vittorie alla grandezza dell’Italia nostra.
Consiglio comunale respinse le dimissioni dell’assessore Fagiuoli e inviò all’assessore Buzzaccarini e al consigliere Annibale Mazzarolli un telegramma di saluto e di augurio. Su proposta del consigliere Arrigoni degli Oddi venne pure deliberato l’invio di un telegramma al Presidente del Consiglio dei Ministri Salandra con il seguente testo.
Rappresentanza Comunale Monselice, riunitasi prima volta dopo dichiarazione guerra, interprete sentimenti cittadinanza riafferma nome V.E. assertore del diritto di una Italia più grande e preparatore dell’anima e delle forze della Nazione la sicura ardente fiducia nella immancabile fortuna della Patria pel conseguimento dei suoi più alti e gloriosi destini.
La guerra era alle porte e l’8 giugno 1915 il distretto militare di Padova ordinò a tutti i militari ‘in libertà’ di presentarsi in caserma entro le ore 9 del 10 luglio per essere avviati ai rispettivi reparti.
2.11 Sussidio a favore del Comitato di Preparazione Civile per l’assegnazione straordinaria resa necessaria dalla guerra 9 giugno 1915
La Giunta Municipale deliberò l’erogazione di un contributo di 500 lire per i mesi di giugno, luglio e agosto al comitato di preparazione civile affinché potesse erogare dei sussidi favore dei parenti dei militari che non percepiscano il sussidio governativo o ne fruiscono in misura insufficiente ai reali bisogni, nonché a favore dei rimpatriati che rimanessero eventualmente disoccupati, anche ad altre forme di provvidenza sociale. Il Comitato di preparazione di Monselice il 14 giugno 1915 invitò i monselicensi a fare offerte per l’allestimento di un posto di pronto soccorso nella stazione ferroviaria.
2.12 L’Italia in guerra
La guerra italiana iniziava con ambizioni quanto mai vaghe. Le mete sognate da tutti gli italiani erano Trento e Trieste, la marcia su Lubiana e magari Vienna. Tutti avevano fiducia in una guerra breve. Le autorità militari e l’opinione pubblica ritenevano che il confluito sarebbe stato deciso entro il 1915. Le aspettative furono subito deluse e già a metà luglio il tentativo di raggiungere importanti posizioni strategiche prima dell’arrivo delle forze austriache era fallito. La lentezza della preparazione italiana fu la causa del fallimento dello sbalzo iniziale oltre il fiume Isonzo. In ogni caso era stato messo in campo il più grande esercito italiano di ogni tempo che poteva contare su un milione di combattenti. La fanteria era buona anche se mancavano le mitragliatrici, il punto debole era l’artiglieria che non era in grado di far avanzare i soldati oltre le trincee nemiche.
2.13 Ringraziamenti di una madre
Con i combattimenti arrivarono nella nostra città anche i primi feriti. La lettera autografa di Auiella Ciccarelli, madre di un soldato ricoverato nell’ospedale di Monselice per curarsi da una ferita di guerra ci fornisce preziose informazioni e soprattutto documenta la presenza di alcune volontarie che aiutarono come poterono i feriti. La lettera è stata scritta su una carta intestata dell’albergo ‘Stella d’Italia’ di Monselice dove la signora era ospitata per qualche giorno impegnata ad assistere il figlio ferito al fronte nei primi giorni di guerra
Al Signor Sindaco,
Ieri sera nel giungere in questo paese per venire ad abbracciare il mio caro figlio Alfredo, appena ventenne, soldato della classe 1895 ferito alla gamba sinistra da una scheggia sul monte Nero. La ferita era talmente grave che si dovette amputare l’arto! Rimasi commossa nel vedermi accerchiata da un gruppo di vispe Signorine di questo paese le quali con vero amor fraterno auguravano pronta guarigione al prode soldato! Vorrei di persona ringraziarle ma non avendo il bene di conoscerle personalmente mi rivolgo a Lei onde possa, se crede, fare le mie veci assicurandole che serberò eterno ricordo dei loro nomi che qui sotto trascrivo: Elisa Chiarvellati-Solerti, Rita Nicoli, Carlotta Nicoli, Adele Veludo, Ida Veludo, Inea Franceschini, Gina Chiavellati, Attilia Rossi, Bice Chiavellati, Sfoggi Antonia, Ines Veringhieri.
Egregio Signor Sindaco, stringendole la mano le dico che mio figlio, benché non potrà più prendere parte alla guerra .. sarà vendicato dall’altro fratello maggiore che si trova sotto le armi nel 2° genio. Evviva l’Italia, evviva il Re, evviva Monselice!.
Firmato Auiella Ciccarelli, Direttore dello stabilimento Tartarone in San Giovanni a Teduccio (Napoli)
Un libro per i soldati feriti
L’opera della buona stampa monselicense, con sede presso il patronato San Sabino, decise di offrire gratuitamente letture “buone e dilettevoli”, appartenenti alla loro raccolta, ai soldati feriti o malati durante il periodo di guarigione. L’Opera chiede alla cittadinanza di contribuire alla raccolta di libri, giornali, periodici, riviste ecc.. per meglio riuscire nell’intento. Si mette altresì a disposizione degli illetterati per un servizio gratuito di corrispondenza tra parenti o altri che sono al fronte.
2. 14 Le battaglie dell’Isonzo
Il piano strategico di Cadorna si concretizzò nelle cosiddette battaglie dell’Isonzo che in verità erano degli attacchi frontali che andavano dalle alpi al mare nella speranza di trovare una falla nelle difese austriaca per arrivare a Trieste.
2.15 Il primo monselicense morto in guerra
Nella prima battaglia dell’Isonzo le truppe italiane ebbero 1.916 caduti, 11.4495 feriti e 1.536 dispersi. Tra questi anche il soldato Giuseppe Greggio arruolato nel 74° reggimento fanteria. Era nato il 19 maggio 1895 a Monselice. Abitava in via Vo’ de Buffi. Fu dato per disperso in combattimento il 5 luglio 1915 sul medio Isonzo. Il suo corpo non sarà mai ritrovato.
2.16 L’esercito cerca operai e meccanici
La guerra si combatteva anche nelle fabbriche che avevano il compito di fornire armi e bombe all’esercito. Iniziava anche una guerra industriale e tecnologica che diventerà fondamentale per la sorte della guerra. Nuove armi vengono sperimentate o perfezionate ricordiamo gli aerei, i carri armati, i sommergibili, le mitragliatrici e le terribili armi chimiche. Per incrementare la produzione bellica fu istituito il ‘Servizio di mobilitazione della mano d’opera industriale’ allo scopo di ottenere la massima produzione di materiale bellico. I prefetti furono incaricati di individuare sul territorio operai e meccanici da avviare alle fabbriche di armi. Anche a Monselice arrivò la richiesta del prefetto che chiedeva i nominativi di abili operai. Il sindaco rispose che nel comune non c’era movimento di manodopera industriale … operavano solo degli artigiani che ‘tenevano bottega propria’. I fabbri in tutto erano 16 (tra essi ricordiamo Gianni Cavestro, Giuseppe Corsale, Umberto Corsale, Bernardo Roveroni, Giovanni Zulati …); 4 i lattonieri ( Milzon Ettore, Salgaro Gaetano, Garbin Giovanni e Luppi Isidoro); 2 i sellai (Scarparo Gaetano e Scarparo Tullio); e infine 2 operai che lavoravano come tornitori o aggiustatori nello stabilimento meccanico di Zambelli Luigi. La nota del Sindaco ci documenta che l’economia locale era fortemente legata all’agricoltura e mancavano manifatture di qualsiasi tipo.
2.17 Limitati anche i viaggi in treno
Vengono limitati i collegamenti con i paesi limitrofi. Il lunedi potevano arrivare a Monselice i cittadini compresi in un raggio di 30 Km. Il venerdi quelli compresi in un raggio di 15 Km. Tutti gli altri giorni gli abitanti compresi in un raggio di 10 Km. Un manifesto del sindaco proibì dal 1° agosto la circolazione nelle ore notturne delle automobili e delle motociclette, si consentiva l’uso di mezzi pubblici diretti alla stazione ferroviaria fino all’arrivo dell’ultimo treno notturno.
2.18 Seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio – 4 agosto 1915 )
La seconda battaglia dell’Isonzo, chiamata anche battaglia di San Michele fu combattuta dal 18 luglio al 3 agosto 1915. Gli uomini della terza Armata italiana attaccarono nuovamente le linee austriache nelle località Bosco Cappuccio, Bosco Lancia e Bosco Triangolare che in parte furono conquistati. Alcuni successi furono raggiunti anche sul fronte del Monte Sei Busi. Lo scontro più cruento si svolse sul Monte San Michele. Il 20 luglio il monte fu occupato dagli italiani per essere, poi, riconquistato dagli austriaci il giorno seguente. Il 26 luglio gli eventi si ripeterono: la fanteria italiana occupò le postazioni austriache e in poco tempo questi ultimi le riconquistarono.
Sul fronte della 2ªArmata si ebbero alcuni anche se non rilevanti progressi. Gli italiani riuscirono a conquistare il Monte Rosso e il Monte Nero.
La battaglia fu sospesa infatti il 3 agosto, dato che le munizioni per l’artiglieria cominciavano a scarseggiare, e durante i due mesi e mezzo di stallo, gli italiani riuscirono a trasferire gran parte delle artiglierie disponibili lungo il fronte dell’Isonzo. In conclusione, le truppe italiane, al termine della battaglia, conquistarono il poggio di q. 170, sotto il monte San Michele, il margine occidentale della conca di Doberdò e le pendici del Monte Sei Busi. Anche in questa battaglia le perdite italiane furono ingenti: 6.287 caduti, 30.682feriti, 4.896 dispersi .
Il soldato Antonio Nagy si trovava ricoverato all’ospedale di Ancona in gravi condizioni dal 12 luglio.
Nessun monselicense morì nella seconda battaglia.
2.19 La Guerra sui giornali
I giornali dedicarono ampio spazio alle vicende militari. Il ‘Gazzettino’ e il ‘Veneto’ riportarono quasi integralmente i bollettini di guerra integrandoli con numerose foto e commenti quasi sempre positivi per le forze italiane. Spesso però – testimonia il Carturan – i monselicensi poterono sentivano direttamente i rumori e i lampi della guerra che si combatteva poco lontano.
Presentiamo come esempio il “Veneto” del 3 agosto 1915 che riportava il 67° bollettino della guerra e titolava:
Combattimenti con pieno successo sul Garda e in Val d’Adige. Azioni vigorosissime su tutto il fronte. Il Comando supremo faceva sapere che i nostri idrovolanti la sera del 31 luglio, fecero una nuova incursione su Riva, lanciando bombe con ottimi risultati e sfuggendo alle offese di nutrita fucileria dell’avversario. Nel mattino successivo nostre artiglierie pesanti eseguirono tiri efficaci contro la Stazione di Rovereto, ove gli osservatori segnalavano l’arrivo di treni carichi di truppe. Nelle valli Cadorine, cessate le nebbie intense della passata decade, fu ripreso con rinnovata intensità il tiro di demolizione contro gli sbarramenti dell’alto Cordevole, dell’alto Boite, di Ladro e di Sexten.
2.20 Romano Bellucco e Antonio Manin dispersi sul Col di lana
Allo scoppio della guerra gli austriaci occuparono subito il Col di Lana, perché la posizione permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa . Il 5 luglio 1915 gli italiani attaccarono alle posizioni del Lana, nonostante l’eroismo dei nostri viene conquistata solo la prima linea delle difese austriache. il 2 agosto nostri fanti ottengono iniziali successi, poi, a sostegno delle stremate forze austriache, intervengono i reparti dell’Alpenkorps germanico ed il 4 agosto la battaglia cessa senza alcuna significativa conquista da parte italiana. Negli scontri risultarono dispensi i monselicensi Romano Bellucco e Antonio Manin
2.21 Dai giornali locali del 3 agosto 1015 un flashback sulla situazione.
Non sempre le richieste di sussidio trovarono conferma tra le carte comunali. Il 6 agosto 1915 soldato Luigi Buggin scrisse al sindaco la seguente lettera:
“ Mi trovo sotto le armi pronto a versare il mio sangue per la patria ma sono angustiato dal pensiero delle sofferenze cui sono esposti i miei genitori a causa della miseria in cui versano e dell’impossibilità di rimediarvi con il lavoro essendo mia madre in età di circa anni 67 e suo fratello, di anni 61, mezzo cieco senza alcun altro di famiglia che possano aiutarli e con il rifiuto del sussidio del comune. Probabilmente la legge nel riferimento dei sussidi pecuniari per i richiamati in guerra non sarà contemplato questo caso speciale, ma il comune di sua iniziativa può provvedere come vuole per un caso tanto meritorio. Io personalmente rivolgo speciale preghiera a lei signor sindaco e all’onorevole giunta assicurando che sarò ben contento se la mia parola potrà apportare giovamento ai poveri vecchi e anche la mia tranquillità”.
Il sindaco rispose che la famiglia del soldato Luigi, abitante in via Carrubio 73, non solo è stata sussidiata fin dalla partenza del richiamato dal comitato di assistenza civile ma lo furono anche per tutto lo scorso inverno dal cessato comitato pro-disoccupati.
2.22 Il sindaco sollecitò i lavori per il nuovo ospedale
Da una nota del sindaco inviata il 16 agosto 1915 al prefetto per sollecitare la ripresa dei lavori del nuovo ospedale apprendiamo preziose notizie sulla situazione occupazionale locale. Scrive il sindaco.
Raccomando vivamente l’approvazione dell’appalto dei lavori per la costruzione del 2° lotto dell’ospedale, dove potranno trovare per lungo tempo occupazione gran parte dei muratori e manovali di questo comune attualmente disoccupati e la cui condizione andrà sensibilmente aggravandosi nel prossimo autunno ed inverno, poiché i privati, per il rincaro dei materiali non fanno più alcun lavoro edilizio, mentre il Comune ormai poco può fare per aiutarli. Ove i lavori delle fondamenti non inizino subito, si dovrebbe attendere la primavera prossima, con grave danno per la classe operaia.
2.23 Le lagnanze del sindaco per le spese di casermaggio non rimborsate
Scrisse il sindaco al Genio militare segnalando che il comune aveva già speso nel 1915 per alloggio truppe di transito ed alloggio ufficiali e soldati ben 4.500 lire, ma solamente una parte – per la precisione 1.500 lire – era stata rimborsata, per cui non sapeva come provvedere per far fronte ad altre gravi spese per la popolazione come ad esempio l’assistenza ai bisognosi, la disoccupazione, i sussidi alle famiglie povere dei richiamati che non avevano diritto al sussidio governativo ect. Per rimpinguare le casse comunali il sindaco chiese ai soldati di fissare una conveniente indennità per l’affitto dei locali delle scuole maschili urbane occupati dai soldati a partire dal 24 maggio 1915, per l’uso dell’Ospedale militare e della chiesa di S. Stefano, che continua pure a rimanere a disposizione dell’ospedale militare per i cavalli, omnibus, depositi zaini ed altro.
Fa pure presente che, oltre alla grave passività determinata dalle spese di casermaggio, il Comune deve provvedere all’affitto di altro locale per collocarvi le carrozze funebri che stavano prima nella detta chiesa di S. Stefano, come pure deve prendere in affitto, e a caro prezzo, altri locali per le scuole, che devono 10fra breve riaprirsi.
21 agosto 1915 l’Italia dichiara guerra anche alla Turchia e vennero chiamati alla leva i militari di fanteria della classe 1885 assieme ai granatieri e andranno a far parte della fanteria di linea
2.24 Col di lana col di Sangue, due monselicensi tra i morti
Allo scoppio della guerra, nel maggio del 1915, gli austriaci occuparono subito il Col di Lana ed il collegato monte Sief, perché la loro posizione permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa (austriaca) ed era possibile anche appoggiare con le armi le difese del passo della Valparola, che bloccava agli italiani l’accesso della Val Badia. Dopo un prudentissimo avvicinamento, il 5 luglio 1915 si accendeva il primo attacco alle posizioni del Lana e Sief; nonostante l’eroismo dei fanti del 45°, 59°, 52° reggimento, dei battaglioni di alpini, del 3° reggimento bersaglieri, viene intaccata e parzialmente conquistata solo la prima linea delle difese austriache sul costone di Salesei ed un cocuzzolo del costone Franza-Castello. La battaglia si spegne il 31 luglio. La calma dura poco, il 2 agosto la 18ª divisione attacca le posizioni dette del panettone e del cappello di Napoleone, alla sommità dei costoni di Salesei e Agai; i nostri fanti ottengono iniziali successi, poi, a sostegno delle stremate forze austriache, intervengono i reparti dell’Alpenkorps germanico ed il 4 agosto la battaglia cessa senza alcuna significativa conquista da parte italiana. L’avvicendamento del generale Nava col generale Di Robilant e le cattive condizioni atmosferiche, bloccano fino ad ottobre ogni tentativo di avanzata.
2.25 Una benedizione per i nostri soldati dalla cronaca del Carturan
Il 25 agosto 1915, nel Duomo S. Giustina, con intervento di una immensa folla, si celebrò una solenne funzione propiziatoria per le nostre armi. Don Prevedello pronunziò una patriottica, mobilissima orazione che fu tutta un inno di fede e di entusiasmo per il nostro esercito e per le somme gerarchiche che ne erano sicura e magnifica guida. La splendida invocazione fu pubblicata a spese e benefizio del Comitato Locale di preparazione civile, sotto il titolo “Per nostro valoroso esercito”. Fin dal principio della guerra a Monselice veniva istituito un Ospitale Militare con sede nel fabbricato scolastico maschile in via Garibaldi. Gli alunni vennero sistemati nelle scuole femminili sdoppiando gli orari. Susseguentemente si adibì a servizi ospedalieri anche il fabbricato vicino di proprietà Steiner, già Fiorini, ed ora Casa di Ricovero.
2.26 Assistenza ai militari presso la stazione ferroviaria
Alla stazione ferroviaria, centro di irradiazione di eccezionale importanza, venne predisposto e tenuto in permanente efficienza un posto di ristoro per i militari ed a cui volonterosamente attendevano numerose Signore e Signorine. E fu da quei primi movimenti che l’elemento femminile accorse con entusiasmo a dare opera di assistenza a feriti e malati provenienti dal fronte, in qualità di crocerossine. Ma noi vogliamo sempre essere sinceri e fare anche su questo la nostra brava critica constatando il rovescio della medaglia. Non tutte quelle signore e signorine furono animate da un leale ed esclusivo sentimento di pietà e di patriottismo, ma ben piuttosto da una appariscente ambizione di mettersi in vista e dare la caccia fra gli intraprendenti Ufficiali, a un qualunque marito o magari ad un qualunque amico……. Assistemmo, durante la nostra guerra ad un intenso dilagare della più sfrenata corruzione in alto ed in basso, ad una ridda di matrimoni promessi e mancati ad una conseguenza di tragici e talora anche comici eventi.
2.27 Donazione di un arto artificiale ad un soldato mutilato per ferite in guerra
Nei magazzini comunali era custodito un arto artificiale costato ben 300 lire acquistato nel 1912 per un mutilato, il quale non poté poi servirsene perché inadatto. Il consiglio dispose di consegnarlo al comitato padovano “Pro soldato”, affinché lo donasse ad un militare mutilato per ferite riportate in guerra, dando la preferenza ad un mutilato monselicense.
2.28 Arrivano da Cervignano 50 soldati feriti
Il prefetto il 9 settembre informò il sindaco che stavano arrivando da Cervignano del Friuli un treno ospedale per lasciarvi 50 feriti. Ecco, nella sua fredda drammaticità il testo inviato al Sindaco:
Informo vossignoria che oggi ore 11,25 è partito da Cervignano diretto a codesto comune ove giungerà ore 19.21 diciannovesimo treno ospedale per il lasciarvi 50 ricoveranti. Firmato per il perfetto Cian.
Ma anche qualche monselicense portava i segni della guerra. Don Agostino Bolzonella, cappellano militare del 117° reggimento fanteria informò il sindaco che il soldato Giora Ferdinando era in ospedale ammalato, ma non ferito, e sperava che potesse migliorare.
2.29 Festa nazionale
Si svolsero a Monselice i festeggiamenti per il XX settembre considerata festa nazionale. La giunta stabilì di concedere un riposo agli impiegati comunali, di ordinare l’illuminazione straordinaria del palazzo del comune, della piazza maggiore, il corso e alla sera di far suonare in piazza la banda della società filarmonica.
Terminata la musica, 55 giovani monselicensi dichiarati ‘riformati’ (non idonei) alla prima visita militare vennero chiamati per una seconda visita. Molti di loro saranno dichiarati abili e partiranno per il fronte.
2.30 Onoranze del Consiglio comunale ai soldati morti o feriti in guerra.
Il Sig. Presidente con voce commossa così si esprime:
“Prima di iniziare i lavori di questa seduta rendiamo omaggio agli amati nostri concittadini, caduti combattendo da forti sul campo dell’onore e che fecero olocausto della loro vita per la grande Patria italiana; ai valorosi Donato Angelo di Luigi mortalmente colpito in combattimento, Donato Giovanni morto in un ospedaletto da campo, per gravi ferite riportate. Omaggio pure rendiamo ai giovani Toffano Giuseppe e Giora Gino di Sebastiano, morti per malattie contratte nell’aspra vita del fronte. Il sacrificio delle loro giovani vite sia pegno ed auspicio per la sollecita redenzione delle terre italiane dal giogo austriaco. La nostra ammirazione rivolgiamo pure ai valorosi concittadini feriti, che sorridenti e forti affrontarono il grave periglio e che con entusiasmo anelano di tornare fra le strenue file dei combattenti. A tutti il fiore della nostra riconoscenza, il nostro abbraccio fraterno, alle famiglie colpite dal grave lutto le nostre condoglianze più vive. I Consiglieri alzatisi in piedi si associarono tutti alle nobili e patriottiche parole del Sig. Presidente.”
Subito dopo venne data lettura della deliberazione 3 settembre corrente, con cui la Giunta propone che un arto artificiale del costo di L. 300, acquistato circa tre anni or sono per un mutilato di qui, che non poté poi servirsene, venga passato al Comitato padovano “pro soldato” perché lo doni ad un militare mutilato per ferite in guerra, dando la preferenza, se sarà possibile, ad un militare di questo Comune. Il soldato Candeli Valentino di Fabiano, residente in via Marendole, si trova all’ospedale militare di Treviso in condizioni gravissime. Il telegramma avvisa di informare la famiglia ‘con le dovute cautele’. Il 4 ottobre 1915 venne rilasciato un attestato di encomio solenne al militare Cognazza Pietro
2.31 Partenze per il fronte
Il 9 ottobre 1915: parte la classe 1884, tra questi Sardellaro Antonio, Sguotti Tranquillo, Cavestro Giuseppe e Perini Giuseppe della classe 1885 nel reggimento Bersaglieri, mentre i primi 2 nel reggimento fanteria. Non tutti risposero all’ordine, come ad esempio Tosato Alberto di Giovanni classe 1884. Continuano le requisizioni per l’esercito, su ordine del ministero della guerra, gli incaricati dovevano astenersi dal prelevare quadrupedi, veicoli e autoveicoli appartenenti ai medici condotti, in quanto necessari alla loro professione.
2.32 Profughi a Monselice
Due famiglie di profughi erano state ospitate a spese dell’amministrazione comunale nella Ca’ dell’Orologio. Il comitato per la preparazione civile di Monselice informò il sindaco che per motivi igienici e morali dovevano essere spostati in altri locali. A Monselice era presente anche come profuga la Sig.ra Bisi Carolina che aveva bisogno di tre coperte.
2.33 Spedizione italiana in Albania con loro anche il nostro Mazzarolli
Il 16 ottobre 1915 partì una spedizione italiana per l’Albania con lo scopo di rafforzare la presenza dell’Italia in quella regione. Nel dicembre del 1915 sbarco anche un corpo di spedizione comandato dal generale Emilio Bertotti con il compito di prevenire un’eventuale occupazione austriaca, che poco dopo avrebbe violato la neutralità del vicino Regno di Montenegro. La presenza italiana crebbe fino alla nascita, nel maggio 1916, del XVI Corpo d’Armata italiano in Albania, arrivando a contare 100 000 uomini, al comando del generale Settimio Piacentini, e che operò anche nella zona dei laghi di Ocrida e di Prespa. Ciò permise alle forze italiane di effettuare il salvataggio dei resti dell’esercito serbo, alleato dell’Italia, in rotta di fronte all’invasione austriaca.
2.34 La Terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre – 4 novembre 1915)
Dopo circa due mesi e mezzo di relativa tregua per ricostituirsi dalle perdite sofferte nelle due precedenti battaglie, il generale Luigi Cadorna puntò molto sulla preparazione d’artiglieria prima dell’attacco e riuscì a schierare 1.200 bocche da fuoco. Alle ore 12 del 18 ottobre l’artiglieria italiana cominciò a colpire Doberdò del Lago e il Monte San Michele mentre l’aviazione italiana faceva da osservatore sorvolando le linee nemiche
Gli italiani ebbero 20.404 caduti, 44.290 feriti, 2.314 dispersi . Tra questi anche Alessandro Sartorello, morto a Castelnuovo il 25 ottobre 1915. La vedova Teresa Cardin, chiederà invano che le spedissero l’orologio d’argento e il portafogli contenente 50 lire del defunto marito.
Morirono nella terza battaglia i monselicensi: sul Plezzo (alto Isonzo) Carlo Brunello; sul Carso Alessandro Sartorello, abitante in via Squero, Emilio Lazzarin, abitante in via Savellon Retratto; sul monte San Michele Ernesto Zorzato, abitante a San Bortolo e Fruttuoso Zerbetto, abitante alla Stortola.
2.35 Un posto d’onore nel cimitero per i morti in guerra
La giunta municipale deliberò di intervenire ufficialmente con le bandiere del Comune ai funerali dei soldati morti o che moriranno a Monselice a causa della guerra. L’amministrazione stabilì che si farà carico delle spese per un funerale di 1^ classe e tutti riposeranno in uno spazio ‘speciale’ del cimitero dove sarà costruito, al termine della guerra, un ricordo marmoreo “ che attesti ai posteri come Monselice sia custode vigile, affettuosa e riconoscente delle spoglie di tali eroi”. I primi soldati non monselicensi che a causa di ferite riportate in combattimento morirono a Monselice furono Ippolito Giacinto di Martinafranca (Lecce) appartenente al 1^ reggimento bersaglieri e Coletti Emilio di Montaldo nelle Marche appartenente al 124 reggimento fanteria. Ai due si aggiunsero presto Pegoraro Giovanni, Rizzati Francesco, Dal Santo Valentino, Piero Francesco (morto per malattia contratta al fronte), Veltri Luigi, Torta Giuseppe, caporale Degan Secondo, Tieno Cosimo e tanti altri.
2. 36 Messa per i nostri soldati
Il 9 novembre 1915 il reverendo arciprete abate mitrato vicario foraneo Pietro Prevedello di Santa Giustina invitò la popolazione e la giunta comunale a partecipare ad una messa solenne e Te Deum ‘che verranno cantate nella chiesa di S. Paolo l’11 novembre per il nostro Re Vittorio Emanuele’. Il prelato precisava che la messa ‘pro-regge nostro’ si svolgerà a S. Paolo essendo l’organo del Duomo in restauro.
2.37 La Quarta battaglia dell’Isonzo (10 novembre – 5 dicembre 1915).
La gran parte dei combattimenti si concentrò sulla direttrice per Gorizia e sul Carso, ma la spinta fu distribuita lungo tutta la linea del fiume Isonzo: il Comando Supremo infatti intendeva conquistare Podgora, Oslavia, il Monte Sei Busi e il Monte San Michele, rinunciando temporaneamente al Monte Sabotino. I Monte Sei Busi, già teatro di combattimenti aspri e disperati da parte italiana, fu assaltato e le truppe del generale Cadorna conquistarono quota 111, ma non riuscirono ad andare oltre. Sul Monte San Michele, gli italiani ottennero quota 3 e quota 4. Finalmente gli italiani riuscirono a conquistare Oslavia che ormai era ridotta ad un cumulo di macerie.
Gli italiani ebbero 7.498 caduti, 33.956 feriti, 7.513 dispersi. I monselicensi che morirono in battaglia furono: a Podgora il tenente Giuseppe Buccolini; sul Carso Antonio Crema, abitante a San Bortolo; ad Oslavia Silvio Scarparo, abitante in via Arzerdimezzo; sul monte San Michele Secondo Zambelli, abitante in via Moraro.
2. 38 Anche i lancieri d’Aosta sostarono all’ombra della Rocca
Sostarono a Monselice il 17 e 18 novembre un reggimento dei lancieri di Aosta composto da 33 ufficiali, 730 militari (truppa) e 780 cavalli. Tutte le spese dovevano essere a carico del comune.
I lancieri vennero impiegati sul basso Isonzo fino al 17 novembre 1915. Nel 1917 durante l’offensiva sull’altopiano giuliano della Bainsizza svolse compiti di collegamento e sicurezza per il XXIV Corpo d’armata fino al 12 settembre. Nel mese di ottobre 1917 partecipava a tutte le azioni condotte a favore del ripiegamento della seconda armata, distinguendosi in combattimenti di alleggerimento della pressione nemica a Cividale del Friuli e Fagagna. Con la travolgente offensiva di Vittorio Veneto (ottobre – novembre 1918), le ultime giornate di guerra videro “Aosta”, come gli altri reggimenti di cavalleria, all’inseguimento del nemico in fuga, con il fondamentale compito di portare più in avanti possibile la linea dell’armistizio e di prevenire la distruzione delle linee di comunicazione. Con la carica di Corgnolo del 4 novembre 1918 il Reggimento meritava la medaglia di bronzo al valor militare.
2. 39 Onoranze ai soldati morti e feriti in guerra
Il consiglio comunale il 21 dicembre 1915 commemorò i primi caduti. Riportiamo il testo della delibera che riporta l’intervento del Presidente con voce sensibilmente commossa così si esprime:
“Signori Consiglieri.
Questa importante seduta noi non possiamo, né dobbiamo iniziare, senza volgere il pensiero e mandare un saluto commosso e riconoscente agli altri nostri prodi soldati caduti gloriosamente sul campo dell’onore, nella guerra sacra al compimento della indipendenza ed alla difesa della libertà,al tenente Giuseppe Buccolini ed i soldati Ruffin Giovanni, Sartorello Alessandro e Crema Antonio, nonché a quelli di cui si ignora la sorte e che forse riposano sotto il suolo redento, pegno ed auspicio che più non tornerà a calpestarlo il piede dominatore straniero.
Un augurio vivo e sincero mandiamo a tutti i feriti od altrimenti ammalati per le fatiche ed i disagi del campo, un voto affettuosamente augurale ai colleghi: dott. Fagiuoli e all’ing. Mazzarolli, che in questo momento danno la loro mente ed il loro braccio al servizio della Patria, pronti a qualunque sacrificio per la grandezza del nostro Paese. Ed un particolare saluto rivolgiamo al marchese Pietro Buzzaccarini tornato fra noi dopo aver compiuto al fronte il suo dovere di soldato e che sta compiendo ora a Padova alla sede del Reggimento. E mentre ci riserviamo di più degnamente commemorare ed onorare i nostri prodi caduti quando la grandiosa opera di redenzione sarà dalla nostra armata compiuta, rinnoviamo con fede sicura l’augurio più fervido che la vittoria arrida completa all’Italia e che la lotta non cessi prima che questa si compia e la pace e la giustizia abbiano a ristabilirsi sicure nel mondo.
Il Consigliere Ing. Duner rivolge pure un omaggio riverente e commosso ai caduti per la salvezza della Patria e per la difesa della libertà e manda un saluto fervidissimo ai Colleghi del Consiglio Ing. Mazzarolli sbarcato in questi giorni in Albania e Dott. Fagiuoli, che trovasi sul Carso, esprimendo l’augurio più fervido ch’essi possano presto fare ritorno sani e vittoriosi fra i loro Cari e gli amici. Il soldato Cardini Antonio, residente a San Bortolo, era ricoverato all’ospedale di Livorno in gravi condizioni per ferite riportate alla gamba sinistra. Angelo Montesso ricevette il pacco del figlio defunto Isidoro, contenente una fotografia delle cartoline, il portafoglio, un rasoio con pennello per barba, boccetta per sapone, pietra disinfettante, tartaruga, lucchetto con chiave anello argento e fazzoletti
2.40 Sussidi alle famiglie
da una nota contenete la contabilità dei sussidi alle famiglie dei richiamati sotto le armi apprendiamo che il n. dei soldati sotto le armi al fine dicembre 1915 erano 842, le famiglie bisognose dei richiamati erano 552. il n. delle famiglie che non ricevono il contributo perché non erano in regola erano 18. Complessivamente sono stati erogati nel 1915 circa 150.000 lire
Singolare il caso di Arcangela Perini ved. Veronese. Il prefetto di Padova scrive al Sindaco che il ministro della Real casa ‘raccomanda’ per un sussidio Arcangela Perini ved. Veronese e invita il sindaco a segnalarla al comitato civile per l’assistenza. Il Sindaco in obbedienza alla missiva fornisce di un certificato la vedova ‘per conseguire beneficenza’
2.41 Monselicensi in armi nel 1915
| Data | Numero soldati | N. famiglie sussidiate dallo stato | Famiglie sussidiate dal comitato |
| 10 nov. 1915 | 750 | 600 | 83 |
| 29 dic 1915 | 842 | 552 | 80 |
I sussidi militari erogati nel 1915 sono stati circa 115.000. Nel primo anno di guerra morirono per ferite o per malattia 30 monselicensi.

© 2025 a cura di Flaviano Rossetto
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