Marin Sanudo visita Monselice nel 1483

La città murata di Monselice

Monselice è una delle città murate del Veneto. Nei primi del Cinquecento contava ben 5 ordini di mura e 4 porte fortificate, diventate sette nei secoli successivi. Le prime difese furono realizzate già nel sesto secolo, al tempo dei bizantini che fortificano la Rocca per difendersi dai Longobardi. Nei secoli successivi l’impianto difensivo fu perfezionato fino al XVI secolo, a fasi alterne, secondo le esigenze militari delle varie dominazioni che si contesero  la regione.

Il 6 marzo 1239, ci ricorda il Rolandino, addirittura l’imperatore Federico II venne a Monselice è ordinò che la città fosse chiusa di grosse mura e torri.  Successivamente Scaligeri e Carraresi completarono le cinte murarie che si estendevano per quasi 2 chilometri, fino a raggiungere la cima della Rocca. Monselice era considerata la “porta di Padova”, per questo motivo fu coinvolta in tutte le guerra, più o meno grandi, che furono combattute nel Veneto dal VI al XVI secolo. Dopo la sconfitta di Agnadello (1509) Venezia concentrò la sua attenzione su altre fortezze, ritenute più idonee a resistere alle terribili armi da fuoco che si stavano costruendo.
Dopo la guerra del 1509, il sistema difensivo («ben dirupto et mal condicionado» fin dalla fine del XV secolo perse la sua rilevanza militare e venne ceduto dalla Repubblica di Venezia ad alcune ricche famiglie veneziane: in primo luogo ai Marcello che acquisirono fin dal 1406 i beni pubblici e le residenze già carraresi e i Duodo che, alla fine del XVI-inizi XVII secolo costruirono una villa a mezzacosta sui resti di una fortificazione nota dalle fonti come «castello di S. Giorgio». I versanti del colle, anch’essi privatizzati, vennero terrazzati a giardino e incisi da scalinate scenografiche, rispettando tuttavia i resti delle fortificazioni. Solo dalla fine del XVII secolo, cominciarono ad essere intaccati dalla cave di trachite; nel 1717 se ne contavano sette inattive e cinque attive . Ma solo con l’introduzione delle nuove tecniche di escavazione, alla metà del secolo scorso, la devastazione divenne massiccia, in particolare tra il 1880 e il 1923, quando i Cini, dopo aver acquisito la proprietà di una delle tre cave allora attive, quella sita a monte di Ca’ Marcello, attuarono la distruzione sistematica di una parte consistente del versante occidentale, ove dall’Alto al Basso Medioevo si era esteso l’insediamento militare e civile.
Purtroppo ora rimane ben poco dell’antica imponenza e bellezza. L’Ottocento vede la città di Monselice affacciarsi all’epoca moderna, ma nella logica del tempo, le mura e le torri della città fortificata medioevale furono considerate un ostacolo all’espansione urbana e in pochi anni vennero abbattute. Sulla Rocca invece le cave di trachite “divorarono” le mura poste a est della città, fino a raggiungere il torrione in cima al colle. Per questi motivi nel giro di pochi anni buona parte della mura e le porte furono distrutte per sempre.
Agli occhi dei visitatori dei giorni nostri si presentano comunque ampie testimonianze della città medioevale come la torre civica, buoni tratti di mura e soprattutto il monumentale complesso del Castello e del Torrione. Per documentare la città murata di Monselice abbiamo utilizzato schizzi, disegni, foto (verosimili ?) delle porte che in ogni caso ci aiutano a ricostruire la “terra” murata di Monselice nel suo antico splendore.

Descrizione della fortezza militare di Marin SANUDO (1483)
Nel suo celebre viaggio, compiuto nel 1483 per le terre venete, Marin Sanudo ci regala le prime descrizioni delle mura di Monselice, nominando le quattro porte della città. Sorprende la descrizione del torrione che in quel tempo vede in pessime condizioni. Durante gli scavi eseguiti in questi anni gli archeologi hanno effettivamente trovato il pozzo per la raccolta delle acque da lui descritto; la porta di marmo effettivamente c’e’ ancora (è il riutilizzo di una cornice di epoca romana); la torre di legno per salire era costruita sul campanile della vecchia chiesa di Santa Giustina. Ecco il testo che riguarda la fortezza di Monselice tratto dal libro Marin Sanudo. Itinerario per la Terraferma veneziana Edizione critica e commento di Gian Maria Varanini, Viella edizione 2014.

Tracciato delle mura di Monselice che racchiude tutto il centro cittadino

MONSELICE è un castello situando sopra uno monte con do ale vien giò di muro, et lì di sopra è uno castello di muraglie (costruito con pietre), tondo et alto, ben dirupto et mandicionato con uno pozo in mexo et una torre altissima. Si va entro di sora per un ponte di legno; li è le municion qual è, et di solar in solaro si va di sopra; la fundamenta di dicta torre è grossissima, et fin à la porta di marmo. In questo castello era castelan Zuam Rimondo d’i Zorzi fiol, con page tre, et puol ussir; et à tre centene centene vien giò, sopra le qual è do castelli, uno di una banda, altro di l’altra; al mezo questi è posti dila muralgia vien gio.
Dala banda di Padoa è il castello dicto San Piero, dove è castelano Antonio Zanoto, et ivi entro è una chiesia di ius patronatus d’i eredi di Dolfin Dolfin; di sopra di questo è la tore dile Done (Sanudo ricorda le tre rocche e le ali di mura che scendono dal colle, perfino la torre delle donne e la fama già nebulosa che la circondava), che per una porta si va dentro, et al tempo d’i signori tegniva lì serate le sue matrone et fanzuolle. A’ al mexe questui dala Kamera di Padoa lire 44, soldi 10.
De l’altra banda è quello apellato santo Zorzi dove in una arca marmorea, quam ego vidi, ut dicitur è il corpo di san Zorzi; qui e castelano Matio dai Zenda, à lire 31, soldi 19.4 al mese. La terra veramente è giò al basso, tocha poco di monte, et è sopra una aqua vien di Este et va a Padoa; è mia per aqua X, et cussi per terra. La piaza è grande, è il mercado di luni. Sono do loze: una granda a piede del monte apresso lo palazo dil pretore, et nuova: questa face far et nel suo tempo fu construta di Iulio Bolani del M°CCCCLXX, dove è tuti li pretori et arme sue pinte; fu il primo Ermolao Lombardo, et è l’arma Sanuta, di Marino, padre dil padre nostro.
Et ancora habiamo (1) , sopra quello monte una caxa contra quella olim di Jiacomo Antonio Marzello e conte; or l’altra è appresso la porta va nel borgo, cioè passa l’acqua chiamata dila piaza. A quattro porte: aduncha, la Padoana perche va a Padoa; dila piaza et questa fece far il Sanuto essendo pretore, questa va verso il monte Richo et è quatrocento passi luntan di qui. È alto iucundissimo et pieno di soavità et gaudio, et perchè ogni cossa si erba qual fruto, olivari et vigne perfectissime vi nasse et li trovasse è dito monte richo, etiam perchè ut multi asserunt ne è trovado et si trova ivi pecunia di auro et argiento, di questo Plinio in Natural historia nel libro 13°et 14 °molto ne dice; Teofrasto de Erbibus, Herodoto et Apollodoro qui de odoribus scripsit, nomina questo monte d’i mirabilli dil mondo. La terza porta si chiama San Marco, va verso Este, è mia 5; l’altra quella dil camin va a Piove di Sacco. Qui era pretore Sebastiano Zantani di Marco fiol; è pagato dila Kamera de Padoa al mexe lire 114 soldi 13,4, il castelan lire 109 soldi 7. 8. Questa terra di soto e tuta murada, l’aqua li va atorno. È la chiesia cathedral di Santa Iustina, sono due altre sopra pur dil monte cioè di quella sommità dila terra: uno San Francesco et è mirabel veder, l’altro Santo Domenico. Qui poco luntan è la villa di Avanzo et sono atorno valle.
Se ave questo loco per proditione di un suo, perchè alias era inexpugnabille et forte, È mia (miglia) 7 per aqua fino a Este (l’antico itinerario seguiva il piede della collina costeggiando un estesa palude permettendo di vedere in lontananza i colli euganei e il paese di Arquà Petrarca); se trova mia 3 una torre dita Monte Busi, si vede Arqua, poi si trova la mota dove è l’hostaria, et mia 4 è luntan di Este.

(1) La famiglia acquistò nel 1406, in occasione della liquidazione da parte della repubblica veneta del patrimonio della fattoria carrarese, la «gastaldia» di Monselice (il complesso dei beni fondiari e degli edifici; Varanini 1996, p. 814. Sia Pietro Marcello, vescovo di Padova tra il 1409 e il 1428, che Iacopo Antonio Marcello (1398 c. – 1465) – comandante militare, uomo pubblico e umanista di notevole prestigio nei decenni centrali del Quattrocento – risiedettero frequentemente a Monselice)

In allegato su Monselice tratto dal Sanudo curato da Varanini [ clicca qui…]

In allegato Marin Sanudo veneziano  [ Clicca qui…]


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