Tesi di Laurea sul Gabinetto di Lettura di Monselice di Elisa Veronese – Home e Indice

 

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LA STORIA E I LIBRI DEL GABINETTO DI LETTURA DI MONSELICE (1857-1939)

( Dalla Tesi di laurea di Elisa Veronese)

Dopo Padova e Este, anche a Monselice nel 1857 (alcuni 1956) veniva istituiva un Gabinetto di Lettura (oggi si direbbe una associazione privata) grazie all’interessamento di alcuni intellettuali della piccola borghesia con un forte sostegno del clero locale che si autotassavano per costituire una piccola biblioteca con un programma culturale.  L’importante istituzione culturale doveva essere utile “per chi di utili ed amene letture gode pascere l’intelletto ed il cuore…”, racconta uno dei soci fondatori, l’abate Francesco Sartori, nel suo libro intitolato Fra Gontarino. Lo statuto venne approvato il 18 marzo 1857 con decreto della luogotenenza veneta n.1702.

Nel 2012 Elisa Veronese ha realizzato un interessante studio – diventato poi tesi di dottorato – sul Gabinetto di Lettura di Monselice (1857-1939) analizzando tutta la documentazione disponibile per ricostruirne la storia e l’elenco dei libri rimasti, oggi conservati presso la biblioteca.

 

Tessera di iscrizione di Sturaro Florinda per l’anno 1939. Nonostante la chiusura politica il Gabinetto continuò a funzionare ancora per qualche anno.

 

La tesi ufficiale e completa è disponibile direttamente nel sito dell’Università di Venezia [Clicca qui…]

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Tesi di Laurea sul Gabinetto di Lettura di Monselice di Elisa Veronese in PDF  [ Clicca qui..]


 I N D I C E     G E N E R A L E


 

Capitolo I – Il Gabinetto di lettura di Monselice ( in questa pagina più sotto)

1.1 – Uno sguardo sulla Monselice ottocentesca

1.2 – L’esordio

1.3 – La svolta

1.4 – La nuova sede  nel palazzo pretorio

1.5. – Lo sviluppo del patrimonio librario del Gabinetto di Lettura e l’eredità Piombin

1.6 – Lo “svecchiamento” del Gabinetto di Lettura e dei suoi scopi

1.7 – I lavori di riordino

1.8 – Il custode e la sicurezza del Gabinetto di Lettura

1.9  – Gli anni del fascismo

1-10 – Soppressione del Gabinetto di Lettura  e istituzione della biblioteca

 

Capitolo II – FAM: Fondo Antico librario di Monselice:  descrizione e provenienze ( Clicca qui…]

1 – Il nucleo originario del Gabinetto di lettura, p. 57

2 – Acquisizione di biblioteche religiose e conventuali,  p. 64

3 – Donatori privati e acquisti del Gabinetto di lettura.   p. 85

 

Documenti,  Verbali e corrispondenza  [ Clicca qui…]

1)   Elenco dei soci fondatori del Gabinetto di lettura, p. 90

2)..

3) Sedute di presidenza del Gabinetto di Lettura (dal 6 maggio 1914 all’8 novembre 1926).   p. 94

4) Sul servizio del custode del Gabinetto di lettura p. 1

5) Nomina del prof. Angelo Main a ispettore bibliografico p. 131

6) Proposta di acquisto libri

7)  Dimissioni da presidente del Gabinetto di lettura dell’avv. Celso Carturan,

8) Deliberazione del podestà Mazzarolli n. 71 del 15 giugno 1939,

9) Deliberazione del podestà Mazzarolli 8 luglio 1943,

10) Donazione Giovanni Reggente e trascrizione inventario

 

Bibliografia utilizzata per la tesi di laurea   [ Clicca qui…]

Catalogo del Fondo Antico librario di Monselice e altri elenchi in PDF    [ Clicca qui…]

Catalogo per provenienze dei libri del Gabinetto di Lettura [ Clicca qui…]

  1. Soci fondatori p. 806
  2. Conventi p. 876
  3. Provenienze diverse p. 919
  4. Proprietà del Gabinetto e Timbri Gabinetto 1, 2, 3, 4
  5. Volumi raggruppabili secondo alcune caratteristiche fisiche a cui non è stato possibile attribuire la provenienza

Elenco soci e riviste del gabinetto di lettura [ Clicca qui…]

 


Capitolo I

IL GABINETTO DI LETTURA DI MONSELICE

Testo estratto  – con modifiche – dalla

Storia del Gabinetto di lettura di Monselice 1857-1939 : tesi di laurea di Elisa Veronese

A cura di Flaviano Rossetto – ora in www.monseliceantica.it

Aggiornato al 10 ottobre 2025

 

 

  1. Uno sguardo sulla Monselice ottocentesca

Prima di affrontare la storia del Gabinetto di Lettura di Monselice, che verrà delineandosi nei paragrafi successivi, sembra opportuno dare alcune informazioni riguardanti la società monselicense all’epoca di fondazione di tale Istituzione, avvenuta a metà del XIX secolo e conclusasi nel 1939, anno della sua chiusura.

Il Gabinetto di Lettura nacque come un’iniziativa borghese, supportata e coordinata dal clero cattolico, ben radicato a Monselice e consapevole del proprio ruolo sociale, sollecitato dagli interessi di vita religiosa e morale più che dei problemi politici. Monsignor Evangelista De Piero (1820-1898)[1], arciprete di Santa Giustina, fondatore e presidente del Gabinetto di Lettura, «fu una delle più belle e nobili figure di sacerdote che avessero potuto vantare le istituzioni e le iniziative locali»[2] così lo definisce Celso Carturan. Attorno a lui si mossero altre figure di ecclesiastici impegnati come don Evangelista Toffoletto, Don Pietro Zero, don Filippo Venrgelese, monsignor Giuseppe Todeschini. Assieme all’arciprete di Santa Giustina diedero vita al Gabinetto di Lettura don Luigi Faccioli «sacerdote molto stimato che coprì anche qualche carica cittadina»[3], Don Francesco Sartori (+1898)[4] letterato, insegnante e romanziere, e Don Stefano Piombin (+1887)[5] uomo di cultura e collezionista d’arte. Questi ultimi furono due preti diversi dagli altri. Entrambi insegnanti al ginnasio monselicense, convinti sostenitori delle idee laiche e liberali, animati da un forte patriottismo storico, si dilettarono di teatro e di letteratura.

Don Francesco Sartori, scrisse nel 1880 Fra Gontarino, un romanzo storico di soggetto locale basato sugli avvenimenti dell’epoca Ezzeliniana e Memorie storiche di Boccon. Una sua commedia, nei primi anni settanta, fu sequestrata dal commissario distrettuale perché considerata addirittura sovversiva. Don Stefano Piombin fu un sacerdote dalle caratteristiche singolari, protagonista indiscusso delle lotte politiche del tempo, si schierò con il partito di sinistra e sostenne le due società operaie di Monselice, ma fu soprattutto un grande e instancabile collezionista, raccoglitore di qualsiasi tipo di oggetto, dimostrando un interesse particolare per i reperti archeologici. Egli trasformò la sua casa in un ricchissimo museo, la sua collezione era composta da più di tremila oggetti (dipinti, ceramiche, stoffe, oggetti in legno, avorio, argento, ecc., statue e cimeli vari),  da circa quattordicimila monete e da una biblioteca di seimila volumi. Determinante fu il suo contributo nel riordino della raccolta petrarchesca della casa del poeta in Arquà. Scrisse Discorso letto il 18 luglio 1878 nella solenne inaugurazione del Museo petrarchesco in Arquà e Manoscritti, contenente una serie di appunti relativi al museo petrarchesco di Arquà Petrarca.

Merita di essere qui citato anche l’abate Giuseppe Gnocchi (1774-1841)[6], nativo di Crema, il quale risiedette per molto tempo a Monselice. Uomo di vasta cultura, bibliomane, sempre in contatto con i più rinomati librai del suo tempo era conosciuto all’estero per la preziosa raccolta di oltre seimila volumi di cui era proprietario. Fu però l’Accademia dei Concordi di Rovigo e non la città Monselice a beneficiare della sua famosa biblioteca. Nel 1831 infatti il presidente dell’Istituto Jacopo Ansaldi incaricò i soci di ricercare un bibliotecario capace di riordinare tutti i volumi, custoditi dall’Accademia, in appositi scaffali e di compilarne il catalogo. La commissione propose all’Accademia l’assunzione proprio dell’abate monselicense, con lo scopo di persuadere l’Amministrazione comunale di acquistare la sua raccolta libraria. Le cose andarono proprio in questa direzione, dando vita al così detto Contratto Gnocchi, di massima importanza perché da esso trae vita la comunione di beni ancora oggi esistente tra il Comune e l’Accademia dei Concordi di Rovigo[7]. Il Fondo Antico di Monselice conserva solamente la cinquecentina  Sette libri di sattire di Lodouico Ariosto. Hercole Bentiuogli. Luigi Alemanni. Pietro Nelli. Antonino Vinciguerra. Francesco Sansouino. E d’altri scrittori. Con vn discorso in materia della satira. Di nuouo raccolti per Francesco Sansouino (coll.: FAM 126) appartenente al Gnocchi, contraddistinta dal suo ex libris costituito da una vignetta con una piramide e gli avanzi di un antico colonnato, non attribuibile al Gabinetto di Lettura dato che nessuna nota o timbro fa pensare ad esso.

Nel periodo preso in considerazione i preti «non disdegnavano, pur rimanendo ligi ed ossequianti ai loro principi ed al loro ministero, d’intrattenersi in amabili e scherzose compagnie»[8]. A Monselice infatti erano presenti molti ritrovi serali, il più importante aveva sede nell’albergo Scudo d’Italia dove si riunivano i magnati della città, i professionisti ed i principali funzionari dello Stato e del Comune; altri luoghi di ritrovo furono l’albergo Stella d’Italia, in cui si riunivano i rappresentanti della borghesia; l’albergo Cuccato rappresentato dai giovani del tempo, estranei alla politica; e il circolo frequentato dai sacerdoti, con a capo Evangelista De Piero, presso il caffè Cona[9]. Attiguo ad esso c’era il teatro, costruito da Francesco Cona nel 1844, anno in cui fece il suo debutto come attore Giuseppe Mazzocca (1831-1904)[10], la figura più importante del mondo teatrale monselicense nella seconda metà dell’Ottocento. Anche se si ha notizia di un teatro a Monselice nel 1715, dato lo stato delle conoscenze, dovette essere una struttura provvisoria, forse destinata a un pubblico d’èlite [11], e non all’intera cittadinanza come fu il Teatro Sociale (così nominato negli anni Sessanta), il quale svolse un ruolo di primaria importanza nella vita sociale e culturale di Monselice. In particolare, favorì il nascere di alcuni gruppi filodrammatici formati da giovani di estrazione borghese, per i quali l’attività teatrale non rappresentava soltanto un’occasione di socializzazione, ma anche uno strumento di educazione popolare al rinnovamento della società[12]. La prima filodrammatica fu fondata da Giuseppe Mazzocca nel 1850, a cui seguì quella guidata da Giuseppe Cesari negli anni Ottanta. Ai filodrammatici si affiancarono gli autori di testi teatrali, soprattutto in prosa, come il già citato Francesco Sartori, il maestro Giovanni Bazzarello e Angelo Borso (1861-1913). Non mancarono comunque autori che misero in scena l’opera lirica, come il noto musicista Luigi Formaglio[13].

Il quindicennio 1875-1880 fu invece caratterizzato dall’attività della sezione anarchica guidata da Angelo Galeno e Carlo Monticelli e quest’ultimo, dal punto di vista culturale, fu anche il più prolifico drammaturgo monselicense.

È in questo contesto che nacque e si sviluppò anche il Gabinetto di Lettura, come un’iniziativa di tipo associativo, rivolta alle persone più «ragguardevoli»[14] della città, con lo scopo di istituire «una patria Biblioteca, e di offrire in pari tempo l’opportunità alla lettura di Libri e Giornali»[15]. Non mancarono in quel periodo iniziative concomitanti che, allo stato delle conoscenze, non si sa se ebbero successo, ma vale la pena di ricordare. La più significativa fu quella di Lucia Greggio che nel maggio del 1880 tentò di istituire una società per la diffusione di amene ed oneste letture, quali romanzi, libri classici, di storia, di ascetica e vite di santi con l’obiettivo di offrire ai giovani libri che «non siano d’inciampo né per la religione, né per la sana morale»[16]. In ogni caso non dovettero essere iniziative rivolte alla maggioranza della popolazione monselicense dato che alcune rilevazioni degli anni Settanta documentano un tasso di analfabetismo pari al 76%[17]. Il problema dell’istruzione presentava quindi aspetti di preoccupante gravità e i tentativi più significativi di ovviare a tale situazione si ebbero in campo privato, con la fondazione nel 1864, su iniziativa di Anna Gaspari Bianchi Buggiani (+1879)[18], di un istituto scolastico privato destinato all’istruzione elementare femminile, la cui gestione fu affidata alle sorelle della Misericordia. Accanto all’istituto Buggiani, era inoltre operante a Monselice il già citato ginnasio, anch’esso privato, gestito da Don Francesco Sartori.

 

1.2 – L’esordio

 La massima parte dei manoscritti e dei più antichi e pregevoli libri a stampa oggi posseduti dalla Biblioteca Comunale di Monselice appartennero al Gabinetto di Lettura. La Biblioteca infatti è di fondazione piuttosto recente, essendo stata istituita con delibera podestarile di Annibale Mazzarolli (1889-1948)[19] il 15 giugno 1939[20], nello stesso anno in cui la Società del Gabinetto di Lettura venne sciolta.

Il Gabinetto di Lettura era sorto a Monselice per iniziativa ed a spese di dieci o forse diciotto[21] cittadini monselicensi il 18 marzo 1857 con decreto della luogotenenza veneta n. 1702[22]. Dalle notizie riferiteci dal Carturan[23] e da quanto si può desumere dalle carte d’archivio, i cittadini fondatori del Gabinetto di Lettura, tra cui figurano Evangelista De Piero e Francesco Sartori, avevano istituito una società in data 16 gennaio 1856[24], poi regolata da uno statuto, con lo scopo di fondare una patria biblioteca, di offrire l’opportunità alla lettura di libri e giornali. Scrive a tal proposito l’abate Francesco Sartori nel suo Fra’ Gontarino, un romanzo storico sulla Monselice del Duecento: «Nel giugno del cinquantasette aprivasi per opera di benemeriti fondatori un Gabinetto per chi di utili e amene letture gode pascere l’intelletto ed il cuore, e sorridere alle promesse dei ministri, alle chiacchiere dei deputati, e a tutte le belle cose che con tanta sicumera ci imbandiscono quotidianamente le gazzette d’ogni colore»[25].

La prima sede del Gabinetto di Lettura[26] fu individuata in un edificio di proprietà Regazzoni, situata nella parte nord dell’attuale piazza Mazzini; in esso vi erano sicuramente più locali destinati alla lettura e una stanza che fungeva da biblioteca.

Il nucleo iniziale della biblioteca annessa al Gabinetto di Lettura era costituito da libri donati dagli stessi soci fondatori e l’incremento di essa dipendeva dai contributi che i soci stessi erano tenuti a versare per fare parte della Società usufruendone dei suoi servizi; i finanziamenti così ricavati dovevano servire a saldare l’affitto del fabbricato in cui il Gabinetto teneva la sua sede e la rimanenza era impiegata per l’acquisto di libri e giornali[27].

Dallo Statuto[28] si ricava che ciascun socio doveva pagare «…Austr. Lire due al mese anticipatamente, cominciando col giorno della prima apertura del Gabinetto; o col giorno della sua ammissione, se il Gabinetto fosse già istituito» e che qualora l’iscrizione dovesse riguardare più membri di una stessa famiglia, la quota sarebbe diminuita in base al numero dei componenti, ossia «Due individui di una stessa famiglia pagheranno mensili Austr. L. tre in luogo di quattro; tre individui pagheranno Austr. L. quattro in luogo di sei; e se in maggior numero, corrisponderanno mensili A. L. una per cadauno»; l’accesso gratuito al Gabinetto di Lettura fu invece concesso ai giovani studenti che godevano delle Grazie istituite dal fu Matteo Carboni[29] e agli altri giovani del Comune di Monselice iscritti agli studi Filosofici e universitari. Anche i soci fondatori furono esonerati dal pagamento della quota per i primi due anni dal giorno di apertura del Gabinetto di Lettura e ad essi spettava inoltre la proprietà dei mobili esistenti, mentre quelli che si aggiunsero in seguito furono di proprietà indistintamente di tutti i soci[30].

Si sa infine, sempre dallo scritto dell’abate Francesco Sartori[31], che nel gennaio seguente all’apertura del Gabinetto[32], ad esso si unì «una raccolta di anticaglie, intitolandola, forse troppo precocemente, Museo, non possedendo esso che alcune lapidi, qualche dipinto di poco pregio, e scarso numero di monete e di medaglie». Fu nominato conservatore a vita del neonato Museo l’abate Stefano Piombin, uno dei più attivi protagonisti della vita culturale monselicense.

Fu proprio la costituzione di questo “museo patrio” a differenziare il Gabinetto di Lettura di Monselice da quello vicino di Este, sorto qualche anno prima, con l’affine scopo di raccogliere e conservare opere e documenti attinenti alla storia cittadina[33]. Si legge nella Rivista Euganea del 1858:

Una delle sciagure che gravitarono su Monselice si era la dispersione dei documenti storici e dei monumenti di belle arti; dispersione cagionata non tanto dal vandalico furore degli stranieri, quanto dall’ignoranza e dall’incuria dei nostri.

A tanta colpa dei maggiori cercano oggi, come possono, riparare i nepoti. Già fin dal giugno p.p. qui si istituiva un Gabinetto di Lettura che ora conta tremila volumi, più d’una ventina di giornali e quasi cento associati. Fin d’allora tra i benemeriti fondatori brillava l’idea di una raccolta di autori che o monseliciani fossero, o di cose nostre trattassero. La raccolta è incominciata; ma da cosa nasce cosa, e ora si pensa ad aggiungervi rotoli, iscrizioni, sculture, pitture, monete, medaglie, di istituire in una parola un patrio museo. Come! Ridete? Non ridiamo mica noi; anzi amen dico vobis che ai 24 del corrente un piano in proposito, sottoposto alla discussione della Società, veniva approvato risultando nominato conservatore l’abate don Stefano Piombin del cui zelo proficuo non vi è da dubitare.

Comunicazione dello scibile, amore per le cose patrie sono fatti se non nuovi certo straordinarj per Monselice. Speriamo che banditi gli irosi sogghigni, gettato il mantello dell’egoismo, si persuadano una volta i miei concittadini che la tolleranza e l’abnegazione sono le fondamenta della società.[34]

Assieme al Piombin, il Gabinetto di Lettura fu rappresentato da personaggi per la maggior parte appartenenti al Clero; i 62 soci inizialmente infatti furono coordinati, sempre per quanto sostiene Carturan[35], da Monsignor Evangelista De Piero, che assunse la carica di presidente. La carica di bibliotecario fu affidata all’avvocato Antonio De Pieri, quella di amministratore fu assolta da Don Francesco Sartori. Vice bibliotecario fu Don Giovanni Gottardi, il cassiere Don Luigi Faccioli, il segretario Felice Bertana, consiglieri Giovanni Pertile e altri due cittadini. Si vede quindi come il  Clero era largamente rappresentato; il clero cattolico infatti a Monselice ebbe un ruolo attivo e di primo piano. All’epoca infatti, su una popolazione di circa 10.000 abitanti si contavano circa venti sacerdoti e la figura più importante fu senza dubbio quella di Don Evangelista De Piero, figlio di un’agiata famiglia monselicense, vicedirettore del seminario di Padova e insegnante di grammatica e poi di matematica e meccanica. Fu Arciprete di Santa Giustina dal 1856 fino alla sua morte, avvenuta nel 1898. Alla guida del duomo per oltre quarant’anni, don Evangelista, in seguito Abate mitrato e Monsignore, fu attivamente impegnato nel campo sociale, dirigendo la presidenza della Casa di Ricovero e la Congregazione di Carità, e seguendo da vicino l’attività dell’Ospedale. La sua attenzione fu riservata anche all’istituzione di una scuola femminile, l’istituto Buggiani, gestita dalle suore della Misericordia, e all’istruzione in generale. Dal 1868 inoltre l’Abate decise di avviare dei corsi serali per gli analfabeti, insegnando ai lavoratori aritmetica e geometria.[36]

A Monselice erano presenti inoltre un certo numero di preti cosiddetti “liberi”, che non avevano cioè nessuna investitura nelle varie parrocchie. Fra questi, il già citato Stefano Piombin e Don Francesco Sartori, «fervente patriota, maestro volenteroso, scrittore egregio, […il quale] tenne a vantaggio dei giovani l’insegnamento delle cinque classi ginnasiali».[37]

Findora, data la scarsità delle informazioni rinvenute sul Gabinetto di Lettura, si è sempre preso come punto di riferimento il dattiloscritto del Carturan; lo storico monselicense[38]  elenca, come sopra riportato, una serie di personaggi che fungono da coordinatori ai 62 soci, – da considerarsi probabilmente come i sottoscrittori dell’atto costitutivo – mentre dallo Statuto del 1857 e dall’elenco dei soci del Gabinetto di Lettura dello stesso anno si evince invece che la rappresentanza generale della Società era costituita da una terna presidenziale rappresentata dall’Abate Evangelista De Piero, dal possidente liberale Giacinto Bianchi Buggiani e dal dott. Antonio De Pieri podestà negli ultimi anni della dominazione austriaca e poi sindaco di Monselice. Alle dipendenze della presidenza vi era il segretario Giovanni Pertile; uniti ad essi, a formare un Consiglio di Presidenza vi erano il bibliotecario, il vice bibliotecario, il cassiere Felice Bertana, l’amministratore Abate Luigi Faccioli e i tre consiglieri dott. Lorenzo Pollettini, dott. Giacomo Uganin e Giuseppe Zorzi. Nella lista degli 89 soci – 17 in più rispetto ai sottoscrittori dell’atto costitutivo – che con l’approvazione dello Statuto assunsero  la veste ufficiale di fondatori del Gabinetto di Lettura, non si fa alcun accenno alla carica di archivista che, da quanto si ricava dallo Statuto, venne probabilmente sostituita dalla figura del segretario, il quale tra le altre cose aveva il compito di coordinare e custodire l’Archivio; nella lista non viene nemmeno indicato a chi furono affidate le cariche di bibliotecario e vice bibliotecario: si sa solamente che al primo spettava la conservazione e la custodia dei libri e dei giornali, e la proposta di nuovi acquisti ed associazioni, mentre il secondo aveva il compito di assistere il bibliotecario e sostituirlo in caso di assenza o di altro impedimento[39].

Viene difficile pensare che, dal momento dell’atto di fondazione della Società, avvenuta il 16 gennaio 1856, all’anno successivo, e cioè al momento in cui essa venne regolamentata da uno Statuto, le cariche di rappresentanza, di gestione e amministrazione del Gabinetto di Lettura fossero state per buona parte cambiate. Pertanto, al momento, tenderei a considerare come unicamente valide le testimonianze rappresentate dallo Statuto e dall’elenco dei soci del Gabinetto di Lettura del 1857, dato che il Carturan, nel suo dattiloscritto, non fa menzione alcuna delle fonti da cui trae le informazioni.

In qualunque caso comunque, basta dare uno sguardo veloce all’elenco dei soci per capire come una buona fetta fosse rappresentata dal clero e come il Gabinetto di Lettura potesse avere vita tutt’altro che attiva, dato che soltanto le persone più ragguardevoli avevano accesso; molti dei nomi elencati infatti sono presenti nel capitolo del dattiloscritto del Carturan[40] in cui parla dei monselicensi illustri e notevoli. Fu un’iniziativa circoscritta alla borghesia, come conferma l’elenco degli aderenti tra i quali compaiono i De Pieri, Antonio e Giovanbattista, che ricoprirono il ruolo di sindaci durante l’età napoleonica, i Santarello, anch’essi ricchi possidenti locali, benefattori del nascente ospedale e sostenitori delle Opere Pie, i Salviati, Diomiro Spasciani, Giovanni Pertile sindaco della città dal 1872 al 1888 e poi dal 1895 al 1898, l’avvocato Bernardo Bertana, il possidente Giacomo Grizzi, il possidente e commerciante Francesco Olivetti, che diventerà presidente dell’ospedale, il possidente Felice Bertana, amico intimo dell’arciprete De Piero. A parte i conti Venier e Miari non compaiono invece in maniera così massiccia i nomi dell’aristocrazia presente a Monselice, come i Nani Mocenigo, i Maldura, i Corinaldi, i Saggini, i Barbaro, segno di un’evidente cambio gestionale avvenuto durante la dominazione austriaca, che vide sostituirsi l’alta borghesia all’aristocrazia locale[41]. Sono presenti poi i nomi di Carlo Borso, «capo di una delle più cospicue famiglie monselicensi, possedette beni di fortuna, fu molto stimato, coprì cariche cittadine fra cui quella di primo presidente della Società Operaia»[42]; Giuseppe Carleschi appartenente ad una ricca famiglia di medici, «fu segretario capo del […] comune […di Monselice], ufficio che egli tenne per quasi un quarantennio. In tale sua qualità, per intelligenza, per versatilità d’ingegno, per audaci iniziative, era a buon diritto ritenuto uno dei migliori funzionari della provincia. […] Scrittore e verseggiatore forbito ed elegante, eccelleva fra le varie personalità locali di quel tempo»[43]; dott. Luigi Ghirotti, medico comunale; Andrea Cocchi «spiccata personalità dei suoi tempi […] diligente raccoglitore di memorie storiche monselicensi»[44]; e altri personaggi che seppur non ricoprirono cariche amministrative, o di rilievo si trovavano comunque in condizioni agiate, come ad esempio Fiorini Giuseppe che «spiegò la sua massima attività nelle costruzioni edilizie, tanto che oltre un’ottantina fra case e palazzi, cosa straordinaria in quel tempo, figuravano in sue nome»[45].

A frequentare quindi il Gabinetto di Lettura era la Monselice bene, ossia la Monselice degli intellettuali, dei professionisti, dei commercianti e degli studenti, mentre le condizioni culturali del tempo vi tenevano lontana la maggior parte dei cittadini. A ciò va aggiunta la restrizione imposta dallo Statuto ai minori di 16 anni e alle donne di non poter essere ammessi come soci al Gabinetto di Lettura. I soci che invece vi avevano accesso avevano il diritto di entrare nei locali del Gabinetto, trattenersi nei medesimi locali, chiedere libri e giornali ed occuparsi della lettura di essi. Al capo sesto dello Statuto[46] furono elencate le regole disciplinari, secondo le quali i soci avrebbero dovuto osservare il silenzio e non fumare nei locali destinati alla lettura e nella biblioteca; rivolgersi al bibliotecario per richiedere i libri o i giornali anteriori ai tre numeri esposti e scrivere il proprio nome e cognome in un apposito registro nel caso in cui venisse consegnato il libro o il giornale richiesto per la lettura; avere cura di non provocare guasti ai libri e ai giornali e riconsegnarli a fine lettura.  Come si può notare, non si fa alcuna menzione al prestito a domicilio, che si può desumere fosse vietato tanto per i libri quanto per i giornali. Quasi a voler compensare questa limitazione, lo Statuto prevedeva un orario di apertura molto lungo: da ottobre a marzo il Gabinetto era aperto dalle 9 antimeridiane alle 3 pomeridiane e dalle ore 6 alle ore 10 pomeridiane; da aprile a settembre invece era aperto dalle ore 8 antimeridiane alle ore 2 pomeridiane, e dalle 5 alle 8 pomeridiane. L’apertura e la chiusura del Gabinetto nelle ore prescritte dallo Statuto furono affidate al custode Antonio Migliorini, nominato dalla Società, il quale doveva anche avere cura della pulizia dei locali e dei mobili, ricercare nuovi soci ed eseguire le commissioni che gli venivano affidate dai presidenti o dai soci aventi carica.

 

1.3 – La svolta

 Attorno all’anno 1867 la Società del Gabinetto di Lettura venne a trovarsi in gravi difficoltà economiche dovute alla progressiva diminuzione di soci iscritti. Pertanto l’istituzione non era più in grado di sostenersi ed anzi, come riferisce la relazione di uno dei soci trasmessa al Comune “…nel 1867 la Società del Gabinetto di Lettura, nelle attuali condizioni, non solo non può sperare in un incremento, ma deve anzi temere della sua esistenza”[47].

E’ dunque a questo punto che la Società ricorse all’aiuto del Comune il quale, valutando l’importanza che poteva dare un’istituzione come il Gabinetto di Lettura alla città di Monselice, e potendo essa costituire un mezzo di educazione, ritenne opportuno sostenere la Società offrendo ad essa gratuitamente una nuova sede e parecchi servizi, impegnandosi di sostenere le principali spese. Tali disposizioni furono fissate in una adunanza tenutasi il 12 settembre 1867 tra la Giunta Municipale[48] e la Presidenza del Gabinetto di Lettura[49], durante la quale furono fissati ben ventiquattro punti d’accordo e riportati sia nel verbale della già citata delibera podestarile di Annibale Mazzarolli del 15 giugno 1939[50], sia nel nuovo Statuto del Gabinetto di Lettura approvato dalla Società il 15 dicembre 1867[51]. Alla nuova istituzione passarono automaticamente tutti gli oggetti che la Società possedeva; infatti nell’accordo si stabilì che tutti gli oggetti già acquisiti dalla Società diventassero di proprietà comunale, pur mantenendone la società, il possesso e il deposito, in cambio del finanziamento per la sede e la gestione. I punti più importanti stabiliti nell’accordo furono il numero 1 secondo cui la Società cedeva in proprietà al Comune tutti gli effetti mobili di ragione di essa Società, compresi i libri, quadri, lapidi, medaglie, monete, oggetti d’arte, etc.; il punto 2 in cui si stabiliva che la Società anticipasse la cessione in proprietà al Comune di tutti gli oggetti di qualunque specie e natura che avesse ad acquistare in seguito in qualsiasi modo e titolo; il punto 4 con il quale il Comune si obbligava di provvedere alla conservazione e manutenzione degli oggetti ceduti o affidati dalla Società, nonché all’incremento delle collezioni; il punto 6 secondo il quale la Società godeva del diritto di usare  per i propri scopi, e non altrimenti, tanto degli oggetti da essa ceduti al Comune, quanto di quelli che il Comune avrebbe aggiunto; i punti 9 e 10 per i quali il Comune somministrava ed allestiva a propria cura e spese i locali per la collezione e metteva a disposizione gli oggetti sopra indicati nel locale denominato Pretura Vecchia, e qui la Società avrebbe avuto la sua sede; inoltre al Comune veniva fatto obbligo di provvedere a sue spese alla custodia e pulizia dei detti locali ed al servizio dei medesimi; i punti 16 e 17 secondo i quali erano a carico della Società le spese per il trasporto degli oggetti dalla vecchia alla nuova e sede, e le spese per i giornali, l’illuminazione e il riscaldamento dei nuovi locali; infine il punto 18 secondo il quale la Società s’impegnava a presentare entro l’anno 1867 un nuovo Statuto che contenesse quelle modifiche necessarie per metterlo in armonia con i rapporti intrapresi con il Comune[52].

I risultati del Convegno furono poi esposti e discussi nella seduta del Consiglio Comunale del 13 settembre 1867 con il seguente ordine del giorno “Sulla proposta di accordare al Gabinetto di Lettura l’uso gratuito del locale Pretura Vecchia verso cessione al Comune in proprietà degli effetti mobili di proprietà della Società”[53]. Presentata e discussa la proposta essa fu poi accolta favorevolmente da tutti i membri del Consiglio Comunale. A questa seduta seguì un secondo incontro presso la Sala di Conversazione del Gabinetto di Lettura, tenuto il 6 ottobre 1867, dove alcuni membri della Giunta Municipale e la Presidenza del Gabinetto di Lettura deliberarono sull’approvazione della convenzione eretta il 12 settembre fra la Giunta e la Presidenza del Gabinetto e sulla nomina della Commissione per modificare lo Statuto della Società del Gabinetto[54]. Il nuovo Statuto della Società, invece, fu  steso  e sottoscritto da Carlo Borso e Francesco Olivetti il 9 dicembre 1867 e presentato ed approvato dalla Giunta Comunale il 15 dicembre 1867[55]. Esso fissava in sei Capi distinti lo scopo della Società del Gabinetto di Lettura, i diritti e gli obblighi dei soci, le cariche, le modalità delle adunanze, le regole disciplinari ed infine la modalità che si sarebbe dovuta seguire nell’eventuale scioglimento della Società del Gabinetto di Lettura. Ovviamente nel primo articolo fu sancito come scopo principale la necessità da parte della Società di associarsi al Comune di Monselice nell’istituzione di una patria Biblioteca e di mantenere allo stesso tempo la lettura di libri e giornali. Tanto dei libri quanto dei giornali fu previsto il prestito ai soci, rispettivamente di due mesi per i primi e di quindici giorni per i secondi; il limite di quindici giorni venne imposto anche ai libri di nuova edizione. L’orario di apertura venne allungato, con l’eliminazione della chiusura pomeridiana, e per tutta la durata dell’anno il Gabinetto rimase aperto dalle ore 9 antimeridiane alle ore 10 pomeridiane. Un’altra novità rispetto allo Statuto originario consistette nell’eliminazione del divieto di ammettere le donne tra i soci; purtroppo però la mancanza di documenti relativi alle liste dei soci ci impedisce di conoscere l’effettiva adesione femminile al Gabinetto di Lettura. Fu variata anche la quota mensile di ammissione dei soci al Gabinetto di Lettura, non più di Austr. Lire 2, ma It. Lire 1,50. Balza subito agli occhi non solo la diminuzione della quota di iscrizione dei soci, da attribuirsi quasi sicuramente alla necessità di incrementare le iscrizioni, ma anche il mutamento istituzionale avvenuto a partire dal 1866, che vide il governo italico sostituirsi a quello asburgico. Infine, in relazione ai punti stabiliti dal Convegno del 12 settembre 1867 fu modificata la rappresentanza generale della Società, non più composta da una terna presidenziale, bensì da cinque presidenti, tra i quali non doveva mancare il Sindaco. Assieme ai cinque Presidenti, di carica biennale, formavano il Consiglio di Presidenza il segretario, il bibliotecario, il vice bibliotecario, l’amministratore, il cassiere e tre consiglieri, di carica triennale.

 

1.4 – La nuova sede nel palazzo pretorio

 Come già citato, in virtù degli accordi sottoscritti tra la Società del Gabinetto di Lettura e il Comune di Monselice nel 1867, quest’ultimo mise a disposizione della Società una nuova sede. La giovane istituzione culturale quindi a partire dal 27 agosto dello stesso anno ebbe la sua residenza nel locale denominato Pretura Vecchia. Tutto fu a carico del Comune, le spese di allestimento, la custodia e la pulizia dei locali. Spettava alla Società solamente la spesa per il trasporto degli oggetti dalla vecchia alla nuova sede.

 Il palazzo Pretorio, che sorgeva a fianco della Chiesa di San Paolo, risaliva probabilmente al XII secolo, come riferisce il Barbantini[56]; nel corso dei secoli esso subì numerose modificazioni, e quella del 1867 fu sicuramente la più radicale. La descrizione di tale restauro e dei locali costituenti la Pretura Vecchia (così denominata perché dal 1867 la Pretura passò in altro locale ad essa destinato) si trova ancora una volta nel dattiloscritto del Carturan[57] che riporto di seguito per meglio comprendere la distribuzione degli ambienti in cui trovò nuova sede il Gabinetto di Lettura.

La struttura dell’edificio era articolata in due piani: il piano terra e il primo piano; al pian terreno si ricavò una spaziosa sala d’ingresso adibita a Museo lapidario, che nel 1917 venne ridotta di proporzioni per far spazio all’ufficio Postelegrafico. Al primo piano si accedeva tramite una larga scala che partiva dalla sala d’ingresso e introduceva   alla sala denominata Sala delle Assemblee (dal 1882 denominata Sala Garibaldi, in memoria di Giuseppe Garibaldi), alle sale del Gabinetto di Lettura e all’abitazione del custode. Più precisamente, al termine della scala, sulla destra di un piccolo pianerottolo si trovava la Sala delle Assemblee, la quale comunicava a levante con un’ampia sala detta Sala della Biblioteca; era questa la sala probabilmente più importante del Gabinetto di Lettura in quanto, a ridosso della quattro pareti, esso aveva collocato all’interno di scaffali i volumi provenienti dai soppressi conventi locali, che ne costituivano la maggior parte del patrimonio librario.

La Sala della Biblioteca, inizialmente costituiva il passaggio per accedere alla Sala delle Assemblee quando il Consiglio Comunale teneva le sue sedute, ma quando la Sala della Biblioteca, negli ultimi anni di permanenza del Gabinetto di Lettura nell’ex Palazzo Pretorio, fu adibita anche a Sala di Lettura, e allestita con tavoli in cui vi erano disposti giornali politici, illustrazioni e riviste italiane, si sentì l’esigenza di ovviare a tale via vai di persone aprendo nella parete di levante della Sala Garibaldi una porta di servizio che permetteva l’entrata diretta del pubblico. Quindi, a destra di un piccolo atrio si apriva l’accesso alla Sala Garibaldi, a sinistra dello stesso atrio vi era l’accesso ad un altro locale destinato originariamente a Sala di Lettura del Gabinetto e successivamente, quando essa trovò sede nel locale denominato Sala della Biblioteca, a sala in cui il Gabinetto teneva le sue riunioni; in essa vi erano grandi vetrine contenenti libri più recenti rispetto alla Sala della Biblioteca ed oggetti vari. Le pubblicazioni più moderne si trovavano invece nell’ambiente di fronte all’atrio, all’interno del quale vi erano medaglie, monete ed altri oggetti storici, tra i quali, due chiavi delle antiche porte di Monselice, racchiuse all’interno di vetrine, provenienti dal lascito Piombin, mentre appesi alle pareti pendevano quadri e dipinti. Sulla parete di destra di tale ambiente una porta conduceva alla Sala della Biblioteca.

Si può notare come tutti gli ambienti in uso dal Gabinetto di Lettura fossero annessi alla Sala delle Assemblee o Garibaldi, quasi a formare un tutt’uno con essa; è per questo motivo che il Gabinetto se ne servì per le conferenze e i concerti che cominciò a promuovere a partire dall’inizio del 1900.

Infine, dal pianerottolo sovrastante la scala, a sinistra, una porta conduceva in una loggetta che guardava il cortile delle carceri mandamentali che immetteva nell’abitazione del custode del Gabinetto.

 

1.5 – Lo sviluppo del patrimonio librario del Gabinetto di Lettura e l’eredità Piombin

 Abbiamo visto come gli anni Sessanta del 1800 siano stati per il Gabinetto di Lettura anni di grandi cambiamenti, e conseguenza diretta di tali cambiamenti fu sicuramente lo straordinario sviluppo della biblioteca. Il patrimonio librario aumentò notevolmente quando ad esso si unirono le librerie dei conventi soppressi, in particolare quella del convento di San Giacomo. Precisa il Mazzarolli su questo argomento che: «esisteva a quel tempo una biblioteca comunale costituitasi, in gran parte, se non proprio per intero con opere provenienti da conventi locali soppressi dalla Serenissima Repubblica nel 1779 (S. Stefano, S. Francesco) o da Napoleone I. Tale biblioteca, che giaceva quasi abbandonata, con le opere ammassate in varie casse, veniva affidata al Gabinetto di Lettura, che costituiva il luogo di raccolta di quanto di meglio contava intellettualmente allora la Città ed aveva carattere politico nettamente ostile al governo austroungarico»[58].

In realtà nessun documento ottocentesco e nessuna nota di possesso attesta la provenienza di libri e manoscritti dai conventi monselicensi di Santo Stefano e San Francesco; lo stesso Mazzarolli, nel suo volume pubblicato nel 1940, quando racconta la storia di questi due conventi o quella del Gabinetto di Lettura, non fa alcuna menzione sull’acquisizione da parte di quest’ultimo di libri o manoscritti provenienti dai conventi di Santo Stefano e di San Francesco, bensì solo dal convento francescano riformato di San Giacomo Apostolo di Monselice[59]. Anche Francesco Sartori, nel suo romanzo storico edito nel 1880, quando racconta la storia del Gabinetto ricorda solamente l’ingresso nelle sale del Gabinetto di libri provenienti dal convento di San Giacomo[60].

E’ utile a questo punto un breve cenno storico sul convento in questione.

Il convento di San Giacomo in Monselice inizia la sua storia in tempi remoti, e precisamente nel 1162 quando venne fondato come ospedale o rifugio per i poveri e i pellegrini che si recavano al santuario di San Giacomo di Compostella.

Nel secolo successivo si trasformò in un monastero benedettino doppio, inizialmente retto da un priore e da una badessa e successivamente, a partire dal secolo XIII, dalla sola badessa[61]. Il monastero che aveva goduto, per tutto il secolo XIII ed agli inizi del secolo XIV, di una salda posizione economica e di una altrettanto salda organizzazione disciplinare, venne a trovarsi in una drammatica situazione in seguito all’invasione di Cangrande della Scala nel 1317 ed all’assedio posto dalle truppe tedesche nel 1320 a Monselice e al suo territorio[62]. Il cenobio, che a quel tempo, pur rimanendo doppio, ospitava una comunità prevalentemente femminile, si ridusse in una condizione tale di povertà che le monache furono costrette a poco a poco a vendere i loro beni e a mendicare[63]. Tuttavia a questa drammatica situazione seguì per il monastero una breve fase di ripresa economica[64]. Questo periodo di benessere fu però solo momentaneo perché altre gravi calamità condussero nel giro di un secolo il cenobio di Monselice alla definitiva rovina materiale e morale.

Fu allora che il vescovo di Padova, Pietro Marcello (1376-1428)[65], decise di prendere seri provvedimenti per recuperare il centro spirituale di Monselice e con il decreto del 16 dicembre 1420 affidò San Giacomo alla nuova congregazione riformata dei Canonici Secolari di San Giorgio in Alga di Venezia[66], i quali fecero rifiorire nuovamente il monastero di San Giacomo. Riuscirono infatti, in tempi relativamente brevi, a recuperare, non senza difficoltà, i beni perduti o usurpati del monastero ed a restaurare sia la chiesa sia il convento.

In seguito la Congregazione dei Canonici Secolari di San Giorgio in Alga fu soppressa nel 1668 da papa Clemente IX, e tutti i suoi insediamenti, con i relativi beni, furono requisiti dalla Repubblica di Venezia[67]. Il convento di S. Giacomo fu poco dopo acquistato dall’Ospedale della Pietà di Venezia ed infine nel 1677 dai Frati Minori Riformati di San Francesco[68]. L’ingresso dei Riformati in San Giacomo avvenne ufficialmente il 20 marzo 1677, dove rimasero indisturbati fino al 1810, accogliendo nel 1769 i confratelli di San Pietro Viminario dedicandosi alle attività spirituali ma anche ad opere di restauro dello stabile[69] e ricavando al suo interno anche una sala riservata a biblioteca. Arrivando in convento essi attesero a procurarsi i necessari libri di coro, recandoli almeno in parte dal convento francescano di San Carlo di Padova, fondato nel 1633 e soppresso nel 1810[70].

La situazione rimase inalterata fino a quando nel 1797 Venezia cadde e nel 1810 Napoleone firmò il decreto di soppressione di tutti i conventi. Così i frati Minori dovettero andarsene e il convento di San Giacomo fu adibito a caserma. Sappiamo dal Meneghin che già in questa soppressione il patrimonio librario della biblioteca conventuale aveva subito un depauperamento[71]. Nell’anno 1836, in occasione di un’asta pubblica, il Comune di Monselice acquistò dall’erario la chiesa ed il convento di San Giacomo[72]. Tuttavia il Consiglio Comunale di Monselice garantiva ai Padri ed alla popolazione monselicense l’apertura della chiesa per il culto mentre per il convento avanzava progetti di totale ristrutturazione per costruire un edificio da adibire a caserma[73]. Ma la cittadinanza monselicense per ostacolare tale progetto comunale si rivolse all’Imperatore d’Austria che ripristinò in San Giacomo i francescani[74]. Questi allora poterono fare ritorno in convento il 16 febbraio 1839 benché la proprietà dei locali continuasse a rimanere al Comune di Monselice[75]. Per superare tale ostacolo, l’ex-padre guardiano Bernardo da Cavaso con l’aiuto di altri confratelli, tra cui Luigi Piloni da Lestans, ma soprattutto grazie alla solidarietà della cittadinanza monselicense, riuscì ad ottenere l’intervento del Duca di Modena, Francesco IV. Egli, infatti, dopo avere acquistato la chiesa ed il convento dal Municipio di Monselice nel 1840, riconsegnò tali edifici ai Frati Minori Riformai di Monselice[76].

Per i Padri non si trattò di un ritorno definitivo perché il convento fu nuovamente chiuso nel 1866 nell’ambito della soppressione degli ordini religiosi decretata dal Regno d’Italia. Il convento venne allora, per la seconda volta, abbandonato dai religiosi il 17 ottobre 1866, mentre la chiesa rimase sotto la custodia  dell’allora padre guardiano Bernardo Veronese da Monselice[77].

Ancora una volta il patrimonio librario della biblioteca del convento di San Giacomo fu in parte disperso e abbandonato. Il padre Vittorio Meneghin[78] annota infatti: «La ricca biblioteca di San Giacomo era già andata dispersa nella prima soppressione…nella seconda soppressione esularono da S. Giacomo duecento volumi di opere diverse, opere messe assieme nel periodo della ricostruzione [tra il 1840 e il 1866], tra questi: un codice manoscritto del secolo XV De civitate Dei di Sant’Agostino opera di pregio, otto libri corali, dei quali cinque in pergamena di pregio e con miniatura… Tutti inventariati e consegnati al Municipio di Monselice[79], che in parte li restituì al nuovo ristabilirsi in S. Giacomo dei Francescani. E’ da rimpiangere che dei cinque corali in pergamena solo due siano stati restituiti nel 1901; gli altri tre sono conservati ancora oggi nel Gabinetto di Lettura di Monselice».

L’infelice situazione della biblioteca di San Giacomo all’epoca fu subito colta  dall’Amministrazione Comunale di Monselice che nella seduta del 23 marzo 1869[80] deliberò la devoluzione del patrimonio librario, comprendente libri a stampa e manoscritti, dei quadri e degli oggetti d’arte del convento di San Giacomo al Gabinetto di Lettura, di cui si riporta di seguito il testo integrale:

Assunti alcuni obblighi per ottenere la devoluzione della libreria claustrale di S. Giacomo a questa biblioteca comunale. L’unico oggetto per il quale il Consiglio Comunale è convocato si è per versare sugli obblighi che il Comune dovrebbe assumere perché fosse devoluta alla Biblioteca Comunale la libreria claustrale dell’ex Convento di S. Giacomo.

Istituito quindi dal Signor Presidente il Consiglio che la rappresentanza Comunale appoggiata all’art. 24 della Legge 7 Luglio 1866 n. 3036 ha insinuata col tramite prefettizio domanda in tempo utile per ottenere la devoluzione alla biblioteca come dei libri quadri ed oggetti d’arte che si trovano nell’ex Convento di San Giacomo all’epoca di sua soppressione, aggiunge che a ciò ottenere è necessario che il Consiglio Cittadino obblighi con esplicita deliberazione il Comune:

1) a tener sempre a beneficio degli studi i libri che gli fossero devoluti

2) ad istituire con essi una pubblica biblioteca in luogo adatto e decente

3) ad assegnare alla biblioteca una dote annua come fondo perpetuo per fornirla a poco a poco di nuovi libri confacenti alla cultura popolare la qual dote deve essere almeno di 200 lire

Si fa poscia ad osservare che al N. 1 corrisponde l’istituzione della biblioteca comunale nel Gabinetto di Lettura per cui anziché assumere un obbligo nuovo la cosa si risolve in una conferma d’una pratica attiva – al N. 2 sussistere di già la biblioteca pubblica ed essere collocata in locale adatto e decente per cui anche qui non si tratta di onere nuovo – al N. 3 essere in certo modo provveduto anche alla dotazione, perché l’obbligo imposto alla Società del Gabinetto d’impiegare il risparmio dell’affitto (della concessione del locale comunale gratuita) in acquisto di libri.

Crede però che la dotazione annua di L. 200 potrà, ad onta dell’obbligo nella società del Gabinetto, essere assunta dal Comune e nella vista di migliorare sempre più la patria raccolta ed in quella ancora di non trattarsi di spesa perduta ma bensì nell’acquisto di libri che conservano il loro valore.

Per tutto ciò mette a votazione la proposta

  1. a) di tener sempre a beneficio degli studi i libri che fossero devoluti a questa biblioteca
  2. b) di assegnare alla biblioteca una dote annua di Lire 200 come fondo perpetuo per fornirla a poco a poco di nuovi libri confacenti alla cultura popolare, da acquistarsi dietro decisione della Giunta Municipale sulla proposta del bibliotecario.

La proposta fu accettata mediante alzata unanime dei N. II Consiglieri presenti.

 

Oltre ai libri provenienti da San Giacomo, il fondo librario del Gabinetto si arricchì di libri provenienti  da altri conventi (come vedremo più approfonditamente nel prossimo capitolo); ciò si spiega con il fatto, come abbiamo visto, che i frati, giungendo a San Giacomo, provenienti da San Carlo di Padova, portarono con sé alcuni libri da tale convento. Padre Fabio Longo[81], religioso del convento di San Giacomo, ritiene che  il confluire al convento di Monselice di numerosi volumi appartenenti ad altri conventi sia da attribuire anche al senso di solidarietà verso i propri confratelli della nuova fondazione da parte di altri conventi che, considerati i tempi e la rigida povertà dei Frati Riformati, disponevano di una ricca biblioteca: S. Bonaventura di Venezia (1602-1810)[82] la cui biblioteca, alla fine del Seicento contava cinquemilasettecentotrenta volumi; S. Francesco di Ceneda (1601) millesettecentotrenta, in buona parte lasciati ai frati da mons. Albertino Barisoni, vescovo della città[83]; S. Antonio di Verona Porta Nuova (1647-1810), i cui duemilaquattrocentotrenta libri in gran parte erano stati donati da mons. Sebastiano Pisani che consacrò la chiesa nel 1657[84]; S. Maria delle Grazie di Conegliano TV (1505-1769) millenovecentonovanta volumi[85]; S. Girolamo di Asolo (1454-1806) millesettecentoottanta volumi[86]; S. Maria del Gesù a Treviso (1435-1810) tremilatrecentosessanta volumi[87]; S. Francesco di Cittadella PD (1481-1806) millecinquecento volumi[88]; S. Spirito di Feltre (1452-1806) duemilacinquecentocinquanta volumi[89]; S. Francesco del Deserto VE Burano (1220) millesettecentonovanta volumi[90]; S. Bonaventura di Bassano (1603-1806) duemiladodici volumi[91]; S. Giuseppe di Vicenza (1642-1810) duemiladuecentocinquanta volumi[92].

Il numero dei volumi del Gabinetto di Lettura aumentò nel tempo sia con acquisti, sia con  donazioni. Dal 1860 infatti furono custoditi dal Gabinetto di Lettura alcuni dei libri costituenti la libreria del Dottor Giovanni Reggente[93], monselicense di nascita e medico nel reggimento n. 22 di Livorno, il quale in occasione della sua migrazione decise di affidare 150 dei suoi volumi al Gabinetto, con lo scopo di «farli servire ad uso pubblico, colla riserva della proprietà»[94]. Il 10 giugno 1873, ritenendo di maggiore utilità che i libri rimanessero al Gabinetto di Lettura, in una lettera scritta di suo pugno, Reggente fece una volontaria cessione, a titolo di dono, dei medesimi volumi al Gabinetto, nell’intento che tale lascito potesse essere un incentivo per i monselicensi, suoi concittadini, per l’accrescimento del loro ammaestramento.

Un ulteriore incremento del patrimonio e della originaria collezione di antichità del Gabinetto di Lettura si ebbe infine nel 1887, quando per volontà testamentaria l’abate collezionista ed erudito Stefano Piombin lasciò a tale istituzione tutta la sua ricca libreria e parte della sua privata raccolta d’arte.

Dono al Comune di Monselice la mia libreria che contiene opere antiche di gran merito, colla condizione però di dare ai R.R. Padri di San Giacomo di qui, tutti quei libri che trattano di materia religiose e questi esenti da qualsiasi spesa. Lascio pure al suddetto Comune tutti i mobili, i quadri che si trovano in quella stanza, tutti gli oggetti che si trovano nella stanza del tinello, ai quali unisco il busto del mio amico Zanellato, più gli spallini d’argento, il berretto dello stesso, più una scatola di distinto lavoro in paglia che contiene le ossa preziose del Petrarca, purchè siano gelosamente custodite, più le tre chiavi delle antiche porte di Monselice, colla condizione che tutto sia collocato e custodito nel Gabinetto di Lettura, e se fosse possibile di formare una stanza che portasse il nome di Raccolta Piombin. Aggiungo un mio ritratto ad olio.[95]

Sono queste le disposizioni testamentarie che l’abate Stefano Piombin lasciò in favore della sua città e in particolare del Gabinetto di Lettura alle quali aggiunse, in un secondo momento, una prima appendice

…aggiungo tutti gli oggetti, nessuno eccettuato, che si trovano nella sala d’ingresso da me abitata, così pure quanti altri oggetti che si trovano nel cortile adiacente» e poi una seconda «Sarebbe mio desiderio che la libreria e gli oggetti di arti belle antichi fatti dono al Gabinetto di Lettura di Monselice fossero posti separati in una stanza del Gabinetto col titolo di Raccolta Piombin. Avrò si bella soddisfazione?» e continua «… ebbi sicurtà della mia richiesta dal Sig. Secretario Giuseppe Tosello del Gabinetto di Lettura avendo interpellato i Sigg. Presidi pienamente persuasi da quanto io domando.[96]

 

Purtroppo però le cose non andarono affatto così infatti, se in un primo momento gli oggetti componenti il lascito Piombin vennero collocati «alla rinfusa nel corridoio sopra le carceri e nello stanzino attiguo»[97], già nel 1894, il Comune di Monselice autorizzava la vendita «delle opere incomplete ed oggetti provenienti dall’eredità Piombin»[98]. Così, in data 12 ottobre si deliberava la cessione di alcuni oggetti proveniente da tale raccolta al signor Giuseppe Bassani: «… la Giunta Municipale, considerato che i detti articoli oltre di non rappresentare un valore artistico, sono d’ingombro e vanno in continuo deperimento, delibera di proporre la vendita». Gli oggetti in       questione erano così elencati: «rottami di cornice, un seggiolone, una cornice grande, due giossolette, un seggiolone, uno scanno, due armadi, una giossola, due poltrone» stimati per un valore di 268 lire[99]. Inoltre, il 15 dello stesso mese, il Gabinetto di Lettura chiedeva l’autorizzazione al Comune per la vendita dei libri lasciati dall’abate Piombin perché «opere guaste e incomplete… formanti una massa di circa tre quintali di peso… [che sono] solo d’ingombro». Proponeva inoltre di «sbarazzarsene vendendole, meglio che si può, come carta straccia»[100] e di utilizzare il ricavato per nuovi acquisti necessari alla biblioteca. Aggiungeva che in questo modo si sarebbe guadagnato spazio, del quale la biblioteca aveva bisogno.

La richiesta venne accordata e parte dei libri che il Piombin aveva lasciato al Gabinetto di Lettura furono venduti come carta da macero. Ma anche gli oggetti che in un primo momento vennero risparmiati dalla vendita non rimasero a lungo in possesso del comune di Monselice. Infatti, i primi di dicembre dello stesso anno il Gabinetto di Lettura faceva stimare dall’antiquario Celin gli oggetti rimasti dell’eredità Piombin «perché desse il suo parere pel valore artistico e sul prezzo, alla fine di conservare quello che in vero avesse un merito, ed alienare tutto quello che occupa inutilmente dello spazio»[101]. Si decise così di vendere anche il resto degli oggetti provenienti da tale eredità, perché ritenuti di nessun valore artistico tanto da «poter solo giovare ad antiquari rivenditori i quali con rappezzi e con ristauri possono ricavarne un qualche profitto». Vennero risparmiati solo «…alcuni scranni, 4 quadri di genere rappresentanti paesaggi e scene campestri, alcuni pezzi di una portantina la quale appartiene alla casa Obizzo ed altri di minor conto» conservando «quel poco di discreto che era frammisto ad oggetti di nessuna utilità e valore»[102]. L’acquirente fu ancora una volta Giuseppe Bassani. A pochi anni dalla morte del Piombin quindi il Comune di Monselice e il Gabinetto di Lettura disposero la vendita della maggior parte degli oggetti che il testatore aveva lasciato; rimasero solo alcune monete, le spalline e il berretto del colonnello Giacomo Zanellato, le due chiavi delle porte di Monselice e il dipinto ad olio raffigurante il ritratto di Stefano Piombin.

 

1.6 – Lo “svecchiamento” del Gabinetto di Lettura e dei suoi scopi

 Le notizie sulla vita del Gabinetto di Lettura nei successivi decenni sono nulle, a parte un trafiletto comparso nel Supplemento mensile illustrato del Secolo, Le cento città d’Italia del 1895 dal quale sappiamo che il Gabinetto di lettura «…conta annualmente in media 40 soci, […] serve unicamente alla lettura, ed è ben provvisto delle più importanti riviste e giornali politici e letterari nazionali. Possiede una biblioteca di circa 10.000 volumi […tra i quali] si conservano pregevolissime pergamene con miniature dell’epoca migliore. Un esemplare manoscritto del trattato De Civitate Dei, di Sant’Agostino, in bellissimi caratteri del 1400. Incisioni e stampe di valore dei secoli XVI e XVII […]»[103]. A giudicare da queste poche righe, non dovettero essere anni di ampia adesione e di grande vigore, come ci conferma lo stesso Carturan che con poche ma efficaci parole descrive bene lo stato delle cose: «… i soci si aggiravano dalla trentina alla quarantina, la maggior parte di questi si valeva soltanto del diritto della lettura a domicilio dei romanzi e libri del genere, mentre tutt’al più una decina accedeva alla sala di lettura per beneficiare dei giornali e riviste. Erano costoro i soliti vecchi abitudinari esponenti del partito liberale moderato, eterni componenti l’Amministrazione del sodalizio…»[104]; «… i giornali eran tutti di tinta politica conforme alla mentalità di quel sinedrio e l’acquisto dei libri per l’aggiornamento della biblioteca, seguiva lo stesso metodo»[105]. Furono anni quindi di stagnazione; pesarono sul mancato sviluppo del Gabinetto di Lettura sicuramente le ristrettezze di bilancio, ma anche i criteri adottati negli acquisti e l’inadeguatezza dei servizi forniti ai soci.

E’ a questo punto che emerse chiaramente l’esigenza di uno «svecchiamento del sodalizio per riportarlo alla sua vera essenza di istituto di cultura per la generalità dei cittadini»[106]. Il vecchio statuto apparve evidentemente a molti troppo limitativo e superato dall’evoluzione dei tempi, e forse fu la causa della diminuzione del numero dei soci che allarmò chi aveva veramente a cuore la vita del Sodalizio. Il 28 febbraio 1902 fu così nominata una commissione composta da Celso Carturan (che assunse nello stesso anno la carica di Consigliere e vice presidente, mantenute fino al 1911), dal Cav. Dott. Alvise Tortorini e dal Prof. Avv. Angelo Galeno, i quali proposero un progetto di riforma dello statuto conforme alle nuove esigenze della vita sociale del tempo. Nel luglio dello stesso anno fu approvato il nuovo statuto; purtroppo di esso non rimane traccia, ma sappiamo da Celso Carturan[107] che rimase quasi inalterato fino allo scioglimento del Gabinetto di Lettura, avvento nel 1939.

Scopo della società del Gabinetto di Lettura, recita lo statuto di pochi anni più tardi e precisamente del 1925, è «la conservazione e l’incremento progressivo della Biblioteca, la lettura di riviste e giornali che offrano ai soci mezzo di sano diletto, di educazione e di istruzione»[108]. Ma la vera novità consiste «nell’effettuazione di conferenze e manifestazioni di carattere intellettuale e di coltura popolare»[109]. Esse, si tenevano nella Sala Garibaldi, annessa al Gabinetto di Lettura. Nel 1923 il Gabinetto di Lettura organizzò tre conferenze in materia di storia locale con interventi del prof. Angelo Main, dell’archeologo Callegari e del prof. Antonio Simionato[110] , quindi già lo statuto del 1902 doveva prevedere tra gli scopi quello di organizzare manifestazioni e conferenze.

Gli anni dopo la grande guerra furono comunque i più fervidi e operosi nell’organizzare questi cicli di conferenze e anche qualche concerto, in particolare sotto l’azione prima di Ildebrando D’Agnolo e poi di Celso Carturan che riporta nel suo dattiloscritto, nel capitolo delle Conferenze, alcuni programmi costituenti il ciclo annuale di conferenze organizzati da lui stesso tra il 1927 e il 1928[111]. Tra aprile e maggio del 1927 ad esempio si è svolto il settimo ciclo di conferenze così organizzato: Dei fasci all’estero – La gloria di Venezia e di Roma con l’intervento dell’avvocato G. L. Cerchiari; Delle Università di Pavia e Milano “Quarta Sponda” visioni della Tripolitania (con proiezioni) con l’intervento del dott. Lino Zecchettini;  L’anima di Giuseppe Verdi nell’arte, nella storia e nella gloria, coordinato dall’avv. Cav. Mario Romanelli; Sost. Prov. Del re di Padova – Terra trentina, Rovereto – (con proiezioni) con l’intervento del dott. Cav. Ezio Dusini; La mattina dopo un trionfo con il Maggiore Giannino Antona Traversi;  Deputato al Parlamento – “Italia colonica” presieduta dall’onorevole Franco Ciarlantini, e così via per gli anni successivi che vedono susseguirsi concerti sinfonici e conferenze di ogni genere, che disquisiscono sull’identità di Dante Alighieri, di Paolo Veronese e di Napoleone Bonaparte, o sul problema demografico italiano, nonché sui problemi di medicina, come la tubercolosi o addirittura sulle radiazioni luminose nella biologia degli organismi viventi. E infine, degna di nota fu senz’altro la presenza di Filippo Tommaso Marinetti al Gabinetto di Lettura che presenziò all’inaugurazione della prima mostra dei Savarè, un gruppo futurista sorto a Monselice grazie all’entusiasmo di Corrado Forlin e alla collaborazione di Italo Fasolo, allestita proprio al Gabinetto di Lettura il 16 novembre 1936[112].

Quella delle conferenze e dei concerti fu dunque un’utile iniziativa che animò la vita del Gabinetto di Lettura; accanto a tali iniziative, un’altra portò ad un incremento strepitoso dell’iscrizione dei soci al Gabinetto di Lettura, passati da una trentina a una sessantina[113]. Ildebrando D’agnolo infatti, nel 1922, divenuto segretario del Gabinetto di Lettura, diede un forte impulso alla vita del Gabinetto proponendo una fusione di esso con il Circolo Unione, costituito per passatempi serali. Alcuni dei soci iscritti al Circolo Unione si iscrissero così anche al Gabinetto di Lettura; fortunatamente la fusione però non avvenne, perché il Gabinetto di Lettura di Monselice avrebbe potuto inceppare nella stessa sorte che capitò al vicino Gabinetto di Lettura di Este pochissimi anni prima. Ad Este infatti, nel 1877, si fece la scelta di affiancare alla lettura dei giornali e dei libri un vero e proprio Casino per conversazioni, giochi e intrattenimenti, il che produsse «… un lento ma inarrestabile appannamento delle finalità originarie dell’istituzione»[114], in quanto  l’impegno degli amministratori e delle risorse economiche da quel momento furono riservate prevalentemente all’organizzazione e alla gestione delle feste e del gioco, dato che i soci, potendo iscriversi o solo al Gabinetto di Lettura, o contemporaneamente al Gabinetto e al Casino, propendevano di gran numero per la seconda opzione[115].

 

1.7 I lavori di riordino

 Sembra che non soltanto lo statuto e il sodalizio avessero bisogno di uno svecchiamento, ma anche  la sala di lettura avesse bisogno di un intervento di manutenzione e il materiale librario di un riordinamento generale. Probabilmente l’accrescimento tumultuoso del patrimonio librario, avvenuto con la soppressione dei conventi e i vari lasciti, aveva scompaginato gli equilibri originari della biblioteca del Gabinetto di Lettura inducendo la Presidenza ad avviare un piano di riordino generale.

Nonostante fino agli anni Venti del Novecento il Gabinetto di Lettura visse un periodo di stagnazione, che comportò, tra le altre cose, anche la sospensione per quasi quattro anni delle riunioni di assemblea e delle sedute di Presidenza (riprese solo nel 1920), già prima della grande guerra si cominciò a pensare a una serie di cambiamenti che ne segnarono lo sviluppo successivo.   Già nella seduta di presidenza del Gabinetto tenutasi il 24 luglio 1914[116]  il presidente Steiner avv. Gilberto pone in evidenza le cattive condizioni in cui versa la sala di lettura del Gabinetto e suggerisce di intervenire urgentemente sulla tappezzeria delle pareti, di rinfrescare l’intonaco bianco del soffitto e sostituire le vecchie tendine con delle nuove; singolare è la precisazione fatta dal consigliere Angelo Temporin, il quale raccomanda che, date la cattive condizioni finanziarie della Società e lo stato umido delle pareti, venga scelto un tipo di carta decente ma soprattutto economico. Da questa seduta emergono chiaramente anche le condizioni dei cimeli custoditi dal Gabinetto, in particolare gli antifonari, le bolle pontificie, le decretali dei Dogi, i testi pergamenacei e i manoscritti «deturpati dalla polvere e dagli agenti atmosferici e dai topi». Il presidente Steiner  chiede al Municipio di intervenire, in quanto suo compito, sul deplorevole abbondano in cui versano i suddetti cimeli, racchiudendoli in una custodia, appositamente disegnata dal consigliere Dunner Gio Batta, da collocare al centro della sala della biblioteca.

Nella seduta del 6 marzo 1922 viene deliberato l’acquisto di 12 sedie per la sala di lettura, e la costruzione di un mobiletto «che viene a rendersi necessario per lo schedario che si va affrontando per i lavori di riordino della biblioteca»[117]. Lo schedario fu il progetto più ambizioso che riguardò i lavori di riordino della biblioteca del Gabinetto di Lettura; sappiamo infatti dall’allora bibliotecario Giuseppe Carleschi che alla fine dell’anno 1922[118] era stata effettuata l’elencazione e la relativa classificazione di tutti volumi, e che la copiatura dei  cartellini nel duplice ordine per materia e per autore, per lo schedario dei volumi della biblioteca «moderna», effettuata grazie al gentile intervento di alcune signorine (sorelle Vergani, Malipiero e Mari) e alcuni signori (fratelli Zenoni), stava per essere ultimata. Un lavoro più lungo e attento fu invece la trascrizione dei cartellini della «vecchia» biblioteca che venne affidata ai frati del convento di San Giacomo, evidentemente più esperti. Finalmente, il primo gennaio 1924[119], la schedatura raccolse la completa serie dei cartellini, sia nella disposizione per autore che per materia, cosi che potesse essere messa a disposizione l’intera biblioteca, ora completamente riordinata e quindi più efficiente. Oltre al catalogo per materia e per autore si provvide poi alla «rilegatura» di un centinaio di opere e riviste e fu questa una decisione che non rimase isolata nel tempo, tant’è che da quel momento tutti i nuovi acquisti non furono messi in circolazione se prima non fossero stati adeguatamente rilegati, assicurando così una vita più duratura alle opere. Infine, si pensò al restauro completo della sala grande della biblioteca per sistemarci la sala di lettura. L’esistente sala di lettura invece avrebbe assunto il nuovo ruolo di sala di conversazione, di scrittura del Consiglio di presidenza, ed eventualmente messa a disposizione delle signore in determinati giorni e ore.

Tutti questi cambiamenti ebbero un’importante conseguenza sull’incremento dei soci iscritti, documentato dai resoconti di fine anno presentati nelle sedute di presidenza del Gabinetto di Lettura. Tanto per dare qualche esempio, il 27 gennaio 1922 i soci superano i 120 e a fine anno se ne contarono 162[120]. L’anno successivo[121] vide 71 nuovi iscritti e 47 uscite, per un totale di 183 soci a fine anno. Il 1924[122] si caratterizzò per le oltre 100 nuove iscrizioni e 30 uscite, e si chiuse con oltre 250 iscritti.

Fu grazie alle loro quote associative e agli aumenti annui del contributo del comune, che la società riuscì a destreggiarsi piuttosto bene nei conti e a raddoppiare così lo stanziamento per l’acquisto e la rilegatura dei libri e ad aumentare la voce di spesa per i periodici e per le riviste. Furono abolite perché poco lette «La Gazzetta di Venezia» e «la Tribuna», mentre furono acquistati ex novo «La Gazzetta di Padova», «Il popolo veneto», «Il mondo», «La voce dei campi», «Il Travaso» e «Il Gazzettino agricolo»; le nuove riviste invece furono: «La donna», «L’ouvrage des dames», «Commedia», «Novella», «Mari e il mondo», «Secolo XX», «Romanzo mensile», «I libri del giorno» e «Vita e pensiero»[123]. E ancora, nel 1924[124], ci si associa a quotidiani, quali« Il Gazzettino di Venezia» e «La Gazzetta ufficiale del Regno», e alle riviste «Il buon consigliere» e  «L’igiene e la vita». Si acquistò un rilevante numero di opere, anche di qualche valore, come ad esempio L’Alto Ricordo della guerra 1915-191, del costo di lire 1000, o l’intera raccolta delle «Cento città d’Italia»[125]; si integrarono le collezioni con le opere mancanti per renderle di apprezzato interesse, si inviarono circolari a uffici di importanza nazionale per ottenere l’invio delle loro pubblicazioni volte a fornire elementi di studio: di particolare rilievo furono quelle inviate dalla Cassa di Risparmio di Milano, dal Magistrato delle Acque di Venezia, dal Ministro dei lavori pubblici, dall’Acquedotto pugliese, dall’Ente per l’Acquedotto del Veneto centrale, e dalla Società delle Nazioni di Ginevra[126]. Si diede avvio a puntuali e attente pratiche di disinfezione non soltanto dei locali della sede, ma soprattutto dei libri prestati a domicilio, per i quali si chiese di deliberare in merito all’acquisto di un macchinario economico e efficiente in grado di svolgere tali azioni[127].

Si organizzarono nuovi cicli di conferenze e nuovi concerti, come la commemorazione Pucciniana del 12 maggio 1925 o serate musicali in onore di valenti cittadini monselicensi, prof. Luigi Billoro, Prof. Canossa Umberto, Prof. Cav. Travaglia Silvio. Si proseguì poi nel lavoro di riordino generale della biblioteca pianificando un riordino dell’archivio, un nuovo schedario e un registro statistico dei soci, un  registro di protocollo, un registro dei contribuenti sociali, un nuovo registro contabile, un registro di carico e statistica, un inventario completo dei mobili di proprietà del Gabinetto, un nuovo registro di carico della biblioteca con ogni dato statistico per volumi, opere, materie ecc…, completato nell’aprile del 1926, che pose in evidenza la seguente situazione[128]:

 

Antichità e belle arti

Avventure, geografia, viaggi

Dizionari, giornali, riviste

Educazione, istruzione

Letteratura greco-latina e straniera

Miscellanee

Poesia

Religione, teologia, filosofia

Romanzi, novelle, racconti

Scienze giuridico sociali

Scienze, fisica, matematica, storia naturale e medicina

Teatro

TOTALE

OPERE

96

221

27

128

575

 

391

111

1489

1278

379

896

 

358

5949

VOLUMI

124

345

27

172

819

 

618

120

2403

1590

573

2010

 

542

9343

 

e, infine, un registro in cui annotare giornali e riviste distintamente per pubblicazioni giornaliere, settimanali, decadali, quindicinali, mensili, trimestrali e straordinarie[129]. È in questo modo infatti che si concordarono gli abbonamenti per l’anno 1925: quotidiani: «Avanti», «Corriere della Sera», «Gazzetta Ufficiale», «Il Gazzettino», «Il Mondo», «Il Popolo d’Italia», «Il Popolo Veneto», «Il Resto del Carlino», «Il Sole», «Il Veneto», «La Gazzetta dello sport», «La [?] di Padova», «L’Osservatore Romano»; settimanali: «Il Gazzettino agricolo», «Il mattino illustrato», «Il Travaso delle idee», «La domenica del Corriere», «La festa», «La voce», «L’illustrazione italiana», «Le Cento Città d’Italia», «Monitore dei prestiti», «Tutti gli sport»; decadali: «Echi e commenti»; quindicinali: «Comoedia», «La scienza per tutti con relative domande e risposte» (poi sostituita, perché considerata un po’ troppo elevata e non rispondente ai requisiti pratici richiesti dai soci, con «I Giornali dei chimici, dei maccanici, degli elettricisti»[130]), «Nuova antologia», «Le comunicazioni ferroviarie; mensili: «I libri del giorno, «Il romanzo mensile», «Journal des ouvrages des dames», «La lettura», «L’igiene e la vita», «Le vie d’Italia», «Le vie d’Italia e dell’America latina», «Novella», «Orario ferroviario», «Scena illustrata», «Vite e pensiero», «Vogue»; trimestrali: «Archivio veneto-tridentino»; straordinari: «Calendario atlante De Agostini»[131].

In conformità a quanto appena esposto, venne approvato il 25 aprile 1925 il nuovo Statuto e Regolamento. Esso assicurava, all’art. 2, il carattere apolitico della Società e stabiliva il periodo di apertura del Gabinetto (aperto tutti i giorni: dal 1 ottobre al 31 marzo dalle ore 9 alle ore 22 e dal 1 aprile al 30 settembre dalle ore 9 alle ore 23), le modalità di accesso al servizio («saranno esposti i tre più recenti numeri di giornali e riviste che dopo usati dovranno essere riposti con proprietà. I giornali, riviste, pubblicazioni e libri non esposti vengono concessi, dietro richieste e ricevute, scritte su moduli appositi, a cura dei preposti alla biblioteca e sempre pel tramite del custode o di chi ne fa le veci»), e le condizioni dei prestiti («ogni socio non potrà chiedere né tenere presso di sé più di due libri o due semestri di riviste, per quindici giorni se di recente pubblicazione, per giorni trenta gli altri. Rimangono escluse [dal prestito] le opere di valore»)[132].

Non mancarono infine iniziative rivolte anche ai soci; il Gabinetto ottenne infatti particolari agevolazioni dall’Università popolare di Padova al fine di concedere ai soci del Gabinetto di Lettura di Monselice la possibilità di partecipare a visite, gite e viaggi di istruzione organizzati da quell’associazione[133]. Sempre per i soci la presidenza dotò il Gabinetto di Lettura di un apparecchio radiotelefonico, considerato, per il suo carattere di propaganda scientifico, uno strumento che ben si addiceva a integrare le attività del Gabinetto, e in grado di fornire un «dilettevole istruttivo passatempo [… e] fonte rapidissima, immediata di ogni più importante quotidiana notizia su avvenimenti di carattere regionale e internazionale»[134].

 

 

1.8  Il custode e la sicurezza del Gabinetto di Lettura

 Sulla base del già citato Convegno tenutosi il 12 settembre 1867[135], il Comune di Monselice assunse l’obbligo di provvedere, a proprie spese, alla custodia e alla pulizia dei locali messi a disposizione del Gabinetto di Lettura.

Come abbiamo visto, venne inizialmente nominato custode del Gabinetto di Lettura Antonio Migliorini, al quale vennero affidati anche gli incarichi di apertura e chiusura del Gabinetto nelle ore prescritte dallo Statuto. Nonostante le responsabilità che gravavano sul custode, egli non sembrò adempiere ai propri obblighi, viste le numerose note che la Presidenza del Gabinetto inviò alle Amministrazioni comunali per reclamare seri  provvedimenti relativi al servizio prestato dal portiere Furlan Pietro. Più che di servizio, si potrebbe parlare di disservizio, dato che il Gabinetto di Lettura si trovò in un «gravissimo stato di abbandono sia nei riguardi della pulizia, che nei riguardi dei giornali, sia nei riguardi della dispensa dei libri, e sia più che tutto nei riguardi della sorveglianza»[136]. I numerosi furti di riviste e lo smarrimento di molti libri fecero insorgere la presidenza del Gabinetto, la quale pregò insistentemente  l’Amministrazione di provvedere alla situazione disastrosa. Fu anzi la stessa Presidenza a suggerire una soluzione per ovviare a questo grave inconveniente, durato parecchi anni, proponendo al Comune di mettere a completa disposizione del Gabinetto i locali adibiti ad abitazione del primo portiere municipale, lasciando la possibilità alla Presidenza di scegliere per conto proprio una «famigliola», la quale, col beneficio dell’abitazione gratuita, si sarebbe occupata della pulizia, della sorveglianza e del servizio in genere del Gabinetto[137]. Al Comune invece sarebbe rimasto l’onere di dotare il proprio portiere di una nuova casa o di provvedere alla corresponsione di una indennità annua adeguata.

Dopo anni di lamentele, la Giunta Municipale decise di prendere in seria considerazione le richieste del Gabinetto di Lettura soltanto il 25 agosto 1913, proponendo al «Consiglio, in sede di approvazione del bilancio, lo stanziamento della spesa di lire 200 per provvedere di alloggio il portiere, onde ottenere in tal modo che siano lasciati liberi i locali del Gabinetto di Lettura perché vengano abitati da apposito incaricato del servizio di pulizia e custodia, da assumersi a cura e spese del Gabinetto stesso»[138]. Furono nominati nuovi custodi del Gabinetto prima Antonio Clemente e poi Tosoncin Ferdinando[139], considerato così volenteroso e modesto da non sollecitare neppure la mancia di capo d’anno dei soci[140].

Fu in conseguenza alle maggiori esigenze derivanti dallo sviluppo intrapreso dal Gabinetto di Lettura negli anni Venti del Novecento, e al sempre crescente numero dei soci che si decise di affidare al custode una serie di mansioni che prima invece non erano previste, e a tale scopo venne addirittura steso un disciplinare per il servizio del custode[141] nel quale furono elencati tutti gli obblighi dello stesso e il compenso percepito in relazione ai servizi svolti. Tra i vari compiti il custode doveva custodire, riscaldare e provvedere alla pulizia dei locali del Gabinetto, ritirare e disporre sui tavoli i giornali e le riviste, conservandoli in ordine di numero, consegnare i libri richiesti dai soci e riporli al loro posto una volta restituiti e in veste di esattore recarsi mensilmente presso ciascun socio per riscuotere i contributi sociali. Il tutto in cambio di un alloggio gratuito, lire 20 mensili e una serie di quote fissate per ogni libro rientrato, per ogni recapito di corrispondenza, per ogni conferenza e una percentuale del 10% sulle esazioni delle quote sociali.

Nonostante dunque si fosse avviata un’attiva e puntuale sorveglianza, ancora nel corso dell’anno 1926 si lamentarono ammanchi di pubblicazioni in Sala di Lettura, questa volta però non per colpa del cattivo disservizio del custode; si pensò quindi di escogitare un rimedio per ovviare all’inconveniente, dotando di un apposito timbro ogni singola pubblicazione prima di essere messa a disposizione dei lettori[142].

 

1.9 Gli anni del fascismo

 

A Monselice il fascio si costituì ufficialmente il 21 aprile 1921, e con la sua fondazione cominciarono ad apparire le prime squadre d’azione organizzate dai giovani del centro e dagli agrari. Principale promotore del fascio fu l’avvocato Agostino Soldà, primo segretario politico, sostenuto da Antonio Verza, Giovanni Grezzana, Antonio Turetta, Tranquillo Gallo, Romeo Scarparo e due sacerdoti: l’insegnante di scuola media don Antonio Simionato e il parroco di Ca’ Oddo don Luigi Barbierato,[143] considerati dal Carturan «di sentimenti fascisti al cento per cento, non mancavano ad ogni occasione di fare propaganda per il regime anche nei pubblici comizi».[144]

A livello locale, nelle amministrazioni, furono aboliti i Consigli Comunali e i sindaci rimpiazzati dai podestà nominati dal governo fascista. A Monselice il 4 aprile 1927 fu nominato podestà Annibale Mazzarolli, il quale ricoprì in anni addietro anche la carica di consigliere comunale; «uomo colto ed intelligente»[145], appartenente all’alta borghesia padovana, si interessava di musica, come la moglie Maria Teresa Ancillotto (pianista e scrittrice), e di storia, soprattutto locale, tanto da scrivere la prima storia di Monselice.[146] Durante il suo mandato (1927-1943) realizzò molte opere pubbliche, rinnovando la città e le frazioni.[147]

Nelle elezioni del 1924 il fascismo dispiegò tutta la sua forza e le sue capacità di convinzione, ma la vittoria della lista fascista fu esigua. Secondo il Carturan a Monselice nella maggioranza della popolazione nei primi tempi il fascismo non fu troppo sentito. Un senso d’apatia e di indifferenza attesa si manifestò e si mantenne, tanto che nel 1925 il segretario federale padovano Alezzini, in una riunione al teatro Massimo, sferzava aspramente il contegno del nostro ambiente politico. Gradatamente però l’azione totalitaria del partito s’impose anche qui, tenendosi pur sempre conto che la nostra popolazione non si è mai abbandonata ad eccessivi entusiasmi in qualunque momento e per qualsiasi concezione politica, se si eccettuano i brevi periodi elettorali, quando erano in contrasto i programmi dei vari partiti ed in palio i denari dei vari candidati.[148]

Anche sul piano sociale e culturale Monselice fu “invasa” dalle organizzazioni del regime fascista. Il Partito organizzò in un certo senso il tempo libero dei cittadini attraverso una Polisportiva e l’Opera Nazionale Dopolavoro (OND) e intrattenendoli in feste paesane, fiere artigianali, concerti musicali e manifestazioni culturali. Sono da segnalare, in primo luogo, le numerose compagnie filodrammatiche che ebbero come protagonisti elementi cattolici e fascisti. La filodrammatica “La Rocca” nacque nel 1921 e portò in teatro, fino alla metà degli anni Trenta, circa ottanta commedie, tra cui quella di Giuseppe Burattin, intitolata Fra Contarino, ispirata al romanzo dell’abate Francesco Sartori. Sulla scia della filodrammatica “La Rocca”, vennero istituite, nel 1939, la “Iuvenilia”, e la “Parva Favilla”, che la sostituì nel 1942. Nel 1922 grazie al contributo di alcuni giovani studenti, sorse la “Filodrammatica Antitubercolare”, che nel 1923 si chiamò “Sempre Uniti”; tra i suoi spettacoli si ricorda La vendetta di Ravachol, dello studente E. Uccelli. Nel 1925 una “Compagnia Goliardica”, legata alla “Sempre Uniti” presentò due operette del maestro Mario Accorsi, Scuola di Montagna e Serenata a vuoto. Nel 1929 assunse il nome di “Ardita” mettendo in scena alcune opere sul tema del fascismo, e nel 1929 modificò il suo nome in “Filodrammatica Dopolavoro” entrando a far parte dell’omonima organizzazione fascista e impegnandosi nell’esecuzione di temi e soggetti a sfondo patriottico e nazionalista. Nel 1938 mutò il nome in “Ossicella” ed ebbe come presidente l’avvocato Agostino Soldà.

Alle classi più colte invece era destinato il Gabinetto di Lettura, che come abbiamo visto, dopo un periodo di stasi durato negli anni della Grande Guerra, risorse negli anni Venti sotto la presidenza di Giuseppe Trevisan il quale organizzò una serie di conferenze di impronta politico-patriottica. Proprio durante la sua presidenza si cominciò a sentire l’influsso del fascismo anche all’interno del Gabinetto di Lettura. Nella seduta di presidenza del 6 novembre 1925 si ricordò l’avvenuto attentato a Mussolini in questi termini una mano venduta si apprestò a compiere il più grande delitto che potesse colpire la nazione. Al plebiscito di gaudio che invade gli animi per lo scampato pericolo  di S. P. Mussolini il Gabinetto di Lettura partecipa incondizionatamente. Nel mentre va posto in rilievo che la seduta di questa sera era indetta per ieri, e venne rinviata per concedere a tutti di partecipare alla manifestazione popolare svoltasi per le vie cittadine, in onore di S. P. Mussolini, seduta stante con lieto animo e a voto unanime si delibera: abolire dalla Sala di Lettura i giornali “Avanti” e “Mondo”. Provvedere immediatamente alla dotazione della “Tribuna” e della rivista fascista “Gerarchia”. Porre il ritratto di Mussoline in posto d’onore in Sala Rossa. Affinché l’Italia continui il suo cammino laborioso, sereno e trionfale verso l’avvenire sia a lungo conservato Benito Mussolini a capo del governo, per altissime benemerenze ben degno di guidare il popolo rigenerato a Vittorio Veneto.[149]

 

E’ a partire da questo momento che il Gabinetto di Lettura assunse una connotazione maggiormente politica, soprattutto quando a Giuseppe Trevisan successe il fascista Antonio Verza. Mentre prima l’art. 2 dello Statuto sanciva l’assoluto carattere apolitico del Gabinetto, nel volgere dell’anno 1927 si ritenne opportuno modificalo come segue «La Società esplica la propria opera in piena armonia con le direttive del Governo Nazionale»[150]. Venne inoltre modificato l’art. 35, il quale stabilì che la reggenza della Società fosse assegnata ad un Consiglio di Presidenza non più composto dal Sindaco, 1 Presidente, 1 Vice – Presidente Bibliotecario, 3 Consiglieri, 3 Commissari di Biblioteca, 1 Cassiere, 1 Segretario Economo, ma dal Podestà  che sostituì la figura del Sindaco, 1 Presidente, 1 Vice Presidente, 3 Consiglieri, 3 Commissari di Biblioteca, 1 Segretario Cassiere, 1 Vice Segretario. Venne poi abolito l’art. 9 del Regolamento – tutti i soci hanno facoltà di notare negli appositi libretti esposti in Sede, i loro desideri o reclami e le loro proposte per l’acquisto di libri, firmandole. Se non firmate non saranno tenute in considerazione – perché «non rispondente alle pratiche necessità cui si ispirava»[151].

Il 25 febbraio 1928[152] il Ministero della Pubblica Istruzione nominò il Prof. Angelo Main ispettore bibliografico per il Comune di Monselice. Angelo Main assunse varie cariche di carattere politico- amministrativo, e accettò anche di presiedere una commissione che ebbe il compito di eliminare dal Gabinetto di Lettura tutti gli scritti antinazionali e antisocialisti, e fece talmente bene il suo lavoro che alcuni mesi dopo averlo iniziato, diceva di non avere ancora terminato perché molto impegnativo[153]. Sempre sulla stessa linea, il podestà Mazzarolli in una nota del 27 agosto 1927 alla Presidenza del Gabinetto di Lettura, espresse il desiderio che il nuovo libro sulla storia del movimento fascista nel suo primo quindicennio potesse figurare nel Biblioteca del Gabinetto[154].

Nel 1927 Antonio Verza fu sostituito dall’avvocato Celso Carturan, il quale assieme all’opera dei Segretari Ildebrando D’Agnolo prima e di Egidio Veronese poi, diede un forte impulso allo sviluppo dell’attività del Gabinetto in tema di conferenze e cercò di raggruppare attorno ad esso tutte le manifestazioni culturali e intellettuali dell’ambiente soprattutto locale. Il Carturan nello stesso anno in cui venne nominato presidente del Gabinetto di Lettura fu eletto anche presidente della Commissione per la tutela dei monumenti e delle opere d’arte, sorta a Monselice con lo scopo di conservare i monumenti cittadini, le opere d’arte, le memorie storiche  e tutto quello che rifletteva il patrimonio storico della cittadina. La sede del Comitato fu ubicata presso il Gabinetto di Lettura, considerato dal Carturan l’istituzione che «meglio poteva appoggiare e coadiuvare l’opera di quella Commissione»[155]. In tale senso fu rivisto lo Statuto del Gabinetto, che aggiunse tra gli scopi quello di ospitare e aiutare le associazioni e i comitati che si riferivano alla conservazione dei monumenti e delle opere d’arte del Comune e allo sviluppo turistico dello stesso[156].

L’ufficio di presidenza nel 1927 risultò così composto: Presidente Celso Carturan, Vice Presidente Francesco Granito, Segretario Ildebrando D’Agnolo, Vice Segretario Emilio Zoppelli, primo Bibliotecario Mineo Silla, Commissari di biblioteca maestra Eleonora Scandola e Rag. Guido Dall’Aglio. Nel 1934 il Carturan diede le sue dimissioni al Podestà di Monselice, giustificandole come segue:

 

… successivamente all’opera del D’Agnolo e del Veronese, la impossibilità di trovare chi potesse in tutto sostituirli, la verificazione di alcuni inconvenienti che avrebbero richiesto maggiore attività ed energia che non pel passato, l’apatia che generalmente predomina nell’ambiente nostro, le condizioni di molti altri che avrebbero voluto ma non potevano, per le loro occupazioni, dare opera proficua, segnarono nel Gabinetto una stasi, per non dire un regresso, davvero allarmante. Mancatami, senza una valida ed adatta cooperazione, la possibilità di arginare il nuovo e incalzante stato di cose, ho creduto di dover dimettermi per dare adito, a chi di competenza, di scegliere e provvedere con piena libertà a quel rifacimento del Consiglio che potesse assicurare il ritorno all’era gloriosa.[157]

 

Il sodalizio quindi entrò in crisi sia come numero di iscritti sia come iniziative; la partecipazione alle serate si fece sempre più debole e il Mazzarolli tentò di rianimare l’istituzione iscrivendo tutti i soci all’O.N.D. Ma le cose non migliorarono affatto; quando il pretore Luigi Secco, nel 1934 divenne Presidente, iniziarono le proiezioni di film a scopo propagandistico e a sostegno della politica estera fascista.

Documento attestante l’iscrizione dei soci del Gabinetto di lettura all’OND – 1934

 

Il Gabinetto in questi anni divenne inoltre editore pubblicando un lavoro del Main sul Montericco[158]. Nel 1937-’38, dopo la breve presidenza di Oreste Trivellato, il Gabinetto passò in gestione ad Aristotele Brandelli, impiegato comunale, che dovette far fronte alla crisi dell’associazione in difficoltà economica a causa della diminuzione dei soci, che comportò, tra le altre cose, la limitazione degli acquisti di libri e giornali e persino delle ore di riscaldamento. Nonostante tutto il Gabinetto, nei suoi ultimi anni di esistenza, organizzò comunque diversi eventi culturali e concerti, a cui partecipò molto spesso, come pianista, Maria Teresa Ancillotto, la moglie del Podestà. L’8 febbraio 1938, ad esempio, programmò un concerto con la soprano Trieste Ghidotti di Bassano del Grappa, «che cantò con perfetta arte e con buoni mezzi vocali alcune romanze: Turandot e Tosca»[159].

Dopo appena un anno dalla nomina a presidente di Aristotele Brandelli, il Gabinetto di Lettura, nel 1939, si sciolse e i monselicensi cominciarono a rivolgersi sempre più massicciamente alla Biblioteca cattolica circolante. Le opere messe a disposizione della cittadinanza dall’istituzione parrocchiale furono oltre 3000, e i dirigenti rivolsero, «l’appello a tutte le buone persone, che avessero in casa dei libri già letti, di concorrere offrendoli in dono alla biblioteca cattolica»[160], per renderla sempre più ricca e piacevole.

 

1.10 – Soppressione del Gabinetto di Lettura  e istituzione della biblioteca

 

Molteplici furono le cause che generarono la crisi del Gabinetto di Lettura. Erano cambiati il contesto politico e quello sociale. Il regime fascistizzò tutte le istituzioni esistenti e ne organizzò delle proprie, privilegiandole rispetto alle altre. E, infatti la scomparsa del Gabinetto fu causata dallo sviluppo della casa del fascio, inaugurata a Monselice nel 1935 e provvista di una sala teatro per la filodrammatica e per le serate danzanti, di una sala di lettura, di campi da bocce e da tennis e di spazi destinati alle organizzazioni e ai sindacati del regime.

Il Gabinetto di Lettura di fatto non esisteva più e il suo scioglimento fu giustificato ufficialmente col fatto che gli scopi culturali e ricreativi per i quali era stato fondato erano ormai realizzati dalle Istituzioni culturali del regime[161].

Il Mazzarolli precisò che il Gabinetto di Lettura ha vissuto fino ad ora con alterna fortuna. In questi ultimi anni però, per molteplici motivi, è andato declinando il numero dei soci pur essendo la quota di associazione stata ridotta a meno di centesimi dieci al giorno, pur essendosi fatto promotore di conferenze, di proiezioni cinematografiche documentarie, scientifiche, di concerti vocali e strumentali. Molte oggi sono le distrazioni che allontanano le persone, anche colte, dagli istituti di cultura; si vuole apprendere rapidamente e soprattutto senza sforzo e applicazione; che lo scarso numero dei soci ha posto la Presidenza nella necessità di risolvere il duro dilemma: o annullare tutte le manifestazioni culturali, riducendo l’acquisto delle pubblicazioni (giornali, settimanali, riviste, ecc.) e di libri, e con questo venir meno allo scopo ed alla ragione di essere dell’istituto; oppure prevenire la sua scomparsa per inanizione, sciogliendolo.

[…Tuttavia] la scomparsa del Gabinetto di Lettura, qualunque possano essere le cause, rappresenterebbe una menomazione di Monselice in quanto segnerebbe un regresso; […e comunque] i dodicimila volumi circa che formano la biblioteca non potrebbero restare  confinati in un magazzino perché non si potrebbe sottrarli alla consultazione delle persone studiose[162].

Si ebbe quindi l’ esigenza di «ritornare all’antico, ricostituendo la biblioteca comunale […] con l’aiuto di un gruppo “Amici della Biblioteca comunale” composto da persone desiderose di appoggiare con un contributo annuo, e con la loro frequenza, la biblioteca»[163]. Poco dopo il Podestà nominò segretario della nuova biblioteca comunale Luigi Aristotele Brandelli; Stefano Rocca fu incaricato di svolgere la funzione di bibliotecario mentre la prof. Vincenzina Turolla venne incaricata di scegliere i libri da acquistare.

Il Gabinetto di Lettura venne quindi trasformato in Biblioteca comunale nel 1939, e lo stesso anno venne abbattuta la sede, l’ex palazzo pretorio. Il 1939 fu infatti l’anno dei grandi lavori voluti dal conte Vittorio Cini per il riassetto del centro cittadino. Il Gazzettino del 9 febbraio 1939 scrisse:

Monselice si rinnova. Iniziano i lavori del castello e del Monte di Pietà, sotto la guida dell’architetto Aldo Scolari e per la magnificenza delle cose scelte dall’ing. Nino Barbantini. La nuova Monselice sta per sorgere. Il piccone ha iniziato decisamente la sua opera di demolizione nel centro. La sala Garibaldi e la vecchia sede del Gabinetto di Lettura stanno per scomparire. L’ufficio postale e telegrafico troveranno posto presso l’ex monte di pietà. E apparirà così, in tutta la sua incomparabile bellezza, la massiccia e meravigliosa mole del castello. Verrà pure demolito l’attuale palazzo municipale, che sarà ricostruito in uno stile adeguato al luogo e ci sarà l’apertura di una nuova e decorosa chiesa, viste le ormai imprescindibili esigenze del culto.[164]

Demolito l’ex palazzo pretorio, la biblioteca comunale trovò sede nel palazzo dell’ex Monte di Pietà. Durante la seconda guerra mondiale la sede del Gabinetto di Lettura fu occupata dalle truppe tedesche che causarono la dispersione dell’arredamento e il danneggiamento di numerosi volumi[165]. «Nel dopoguerra l’attività della biblioteca riprese con molte difficoltà. Nel 1970, grazie all’impegno dell’assessore alla cultura Vittorio Rebeschini e del sindaco Mario Balbo, furono realizzati numerosi eventi culturali e potenziato il patrimonio librario. Il 6 luglio 2003 la biblioteca venne trasferita nella restaurata chiesa seicentesca di San Biagio, dove ancora oggi ha la sua sede».


 

[1] Nel ’46 iniziò a insegnare grammatica. Arciprete di Santa Giustina nel 1855, ebbe come alunno papa Sarto. In seguito ottenne dalla santa sede che il titolo di abate mitrato, che spettava al mansionario delle sette chiese, fosse trasferito alla sua arcipretale. Fu uomo di grande cuore, fede e pietà. Notizie in R. VALANDRO, Monselice e gli anni del Risorgimento: 1848-1866 : i fatti e i protagonisti di un evento epocale, Monselice, 2011; http://www.provincia.padova.it/comuni/monselice/biblio/poeti_scrittori_secoli.htm

[2] C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit.,  p. 35

[3] Idem, Origine e fondazioni…op. cit.,  p. 539

[4] Sacerdote. Assieme al Piombin gestì, per trenta anni, il ginnasio monselicense, anche se nel 1859 molti giovani lasciarono i banchi di scuola per combattere contro gli austriaci. Una sua commedia sull’anarchia fu sequestrata dal commissario distrettuale. Si dilettò di teatro e di letteratura al pari del Piombin. Scrisse: Fra Gontarino, Monselice, 1881 e Memorie storiche di Boccon raccolte dall’abate Francesco Sartori…Padova, 1879. Notizie in R. VALANDRO, Monselice e gli anni del Risorgimento… op. cit., pp. 36, 42, 51-52, 75, 94, 121-122, 124-132; http://www.provincia.padova.it/comuni/monselice/biblio/poeti_scrittori_secoli.htm

[5] Fu una persona molto ammirata sia come benefattore perché lascio tutti i suoi beni alla casa di riposo – sia come fondatore di un museo ove seppe raccogliere cimeli antichi fra cui non pochi di cospicuo valore. L’abate Piombin abitava in una casa in via Roma nella quale aveva sede la sua raccolta antica che lasciò in eredità al museo civico di Padova. Determinante è stato il suo contributo nel riordino della raccolta petrartesca nella casa del poeta in Arquà. Amico di Andrea Gloria – direttore del museo civico di Padova –  collaborò con lui  nel recuperare le lapidi romane che i contadini scoprivano sul nostro territorio. Scrisse: Discorso letto il 18 luglio 1878 nella solenne inaugurazione dei Museo petrarchesco in Arquà, Monselice, 1878 e Manoscritti. Presso la biblioteca civica di Padova. Contiene una serie di appunti relativi al museo petrarchesco di Arquà Petrarca, 1878.  Notizie in Idem, Monselice strada per strada: note di storia e di toponomastica, Monselice, 1997, p. 216;

https://www.ossicella.it/poeti-e-scrittori-monselicensi-degli-secoli-scorsi/

 

[6] Nato a Crema, poi passato a Venezia, poi a Monselice e infine a Rovigo. Era somasco , e prima della caduta della Repubblica docente a S. Cipriano in Murano. Notizie in A. CAPPELLINI Rovigo nella storia e nell’arte, 1983, pp. 90-92 e A. BARZAZI, Gli affanni dell’erudizione, Venezia, 2004, pp. 111-122

[7] Per un maggiore approfondimento sulla storia dell’Accademia dei Concordi e in particolare sul Contratto Gnocchi si rinvia a G. PIETROPOLI, L’Accademia dei Concordi nella vita rodigina: dalla seconda metà del sedicesimo secolo alla fine della dominazione austriaca, Padova 1986

[8] C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense… op. cit., p. 16

[9] Loc. cit.

[10] Si sentì fin dalla sua nascita attratto dal teatro. Il primo debutto avvenne a Monselice al teatro voluto da Cona. La professione di attore lo porta in svariate città. Nel 1866 sposò Maria Santato, col patto di abbandonare le scene teatrali. Morì a Milano il 7 maggio 1904. Notizie in R. VALANDRO, Monselice e gli anni del Risorgimento…op. cit., pp. 113-114

[11] F. SELMIN, “ Il teatro a Monselice”, in Monselice nei secoli, a cura di A. Rigon, Monselice, 2009, p. 343

[12] Loc. cit.

[13] Vecchio musicista che nella seconda metà del secolo scorso ha composto due opere liriche, assieme al librettista Pietro Beltrame. Non ebbero molto successo ma una fu rappresentata a Venezia. Scrisse: Brenno e Gismonda di Mendrisio, Venezia, 1853; Notizie in https://www.ossicella.it/poeti-e-scrittori-monselicensi-degli-secoli-scorsi/

[14] C. CARTURAN, Origine e fondazioni….op. cit., p. 465

[15] Statuti della Società del Gabinetto di Lettura in Monselice, Padova, 1857, p. 1

[16] Regole della Società per la diffusione di buone e amene letture eretta in Monselice nel maggio 1880, Padova, 1889, p.1

[17] Cfr. F. SELMIN, “La cultura nelle tre città. Scuole, gabinetti di lettura, musei, teatri”, in Atlante storico della Bassa Padovana: l’Ottocento, a cura di F. Selmin, Sommacampagna, 2013, p. 54

[18] Notizie in C. CARTURAN, Origini e fondazioni…op. cit., p. 3296

[19] Fu di ragguardevole famiglia. L’ingegnere Annibale Mazzarolli sposò Maria Teresa Ancillotto. Si dedicò soprattutto alla vita amministrativa e dal 1926, per 17 anni, fu podestà di Monselice. Per qualche anno fu anche presidente dell’Ospedale Civile di Padova. Notizie in C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense: dall’Unificazione alla Seconda Guerra Mondiale, a cura di F. Rossetto, Monselice 1990, pp. 78-79

[20] ACM, Verbale delle deliberazioni del Podestà, anno 1939, ordine del giorno n. 71

[21] Lo statuto del 1857 riporta il numero di «dieciotto» soci fondatori, mentre le carte del fondo senza numerazione della Biblioteca comunale riportano il numero di dieci soci fondatori

[22] ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[23] C. CARTURAN, Origine e fondazioni di Monselice, 8 voll., VII, 1949

[24] Tale data è riportata nello statuto del 1857

[25] F. SARTORI, Fra’ Gontarino ovvero Monselice nel secolo decimoterzo, Monselice (Padova), 1880, p. 300

[26] C. CARTURAN, Origine e fondazioni…, op. cit., pp. 1584-2029 ; MAZZAROLLI A., Monselice. Notizie storiche, op. cit., p. 172

[27] Erano consultabili all’interno del Gabinetto di Lettura,  nell’anno 1858, i seguenti giornali politici, scientifici e letterarii: Gazzetta di Venezia, Gazzetta di Milano, Gazzetta di Farmacia – Venezia, Gazzetta di Tribunali – Milano, L’Eco dei Tribunali I e II sezione – Venezia, Repertorio d’Agricoltura – Torino, Specola d’Italia – Verona, Rivista Euganea – Padova, Civiltà Cattolica – Roma, Il Crepuscolo – Milano, L’Uomo di Pietra – Milano, Regolatore Amministrativo – Milano, Il Veterinario – Milano, Lo Sperimentale – Firenze, L’Illustration – Paris.

[28] Statuti della società pel Gabinetto di Lettura in Monselice, Padova 1857, pp. 4-5

[29] Il 14 marzo del 1640 moriva a Venezia, Matteo  Carboni, illustre medico monselicense che con le sue grandi fortune  contribuì al sostentamento  delle opere pie di Monselice. Con l’eredità Carboni, oltre alle doti per le ragazze bisognose di Monselice, fu istituita una borsa di studio da dare a 4 studenti meritevoli. Per il collegio fu comprato uno stabile a Padova nel quartiere San’Anna, ora via Sperone Speroni ed incaricata una donna quale padrona di casa. Notizie in C. CARTURAN, Congregazione di carità Ospitale Civile Casa di ricovero, Monselice, 1911,  pp. 220-221

[30] Vd. Appendice, Inventario dei mobili appartenenti ai soci fondatori e Inventario dei mobili di proprietà dei soci del Gabinetto, esclusi tutti quelli che appartengono ai soci fondatori

[31] F. SARTORI, Fra’ Gontarino ovvero Monselice nel secolo decimoterzo, op, cit, p. 300

[32] Da quanto si ricava dallo Statuto del 1857 il Gabinetto di Lettura fu aperto il giorno 1 Giugno 1857

[33] F. SELMIN, Storia del Gabinetto di lettura di Este, 1847-1997, Este, 1997, p. 125

[34] “Rivista Euganea”, 28 gennaio 1858; Cfr. F. SELMIN, “La cultura nelle tre città. Scuole, gabinetti di lettura, musei , teatri”… op. cit., pp. 59-60

[35] C. CARTURAN, Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1584

[36] L. CARLESSO, “Monselice dall’Unità alla Repubblica” in Monselice nei secoli, a cura di A. Rigon, Monselice, 2009, p. 101; A. GAMBASIN, Il clero padovano e la dominazione austriaca, 1859-1866, Roma, 1967

[37] C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit, p. 41

[38]  Idem, Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1584

[39] Statuti della società pel Gabinetto di Lettura in Monselice, Padova 1857, p.7

[40] C. CARTURAN, Origine e fondazioni…, op. cit., pp. 3253-3326

[41] Si veda a tal proposito gli articoli di L. CARLESSO, “Monselice dall’Unità alla Repubblica”, in Monselice nei secoli, Monselice, 2009, pp.  95-118; M. CARNIELLO “Monselice tra Sette e Ottocento” in Monselice : storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Monselice, 1994, pp. 301-331

[42] C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense… op. cit., p. 63

[43] Idem, Origine e fondazioni…, op. cit., p. 3286

[44] Ibid., p. 3320

[45] Ibid., p. 3317

[46] Statuti della società pel Gabinetto di Lettura in Monselice, Padova 1857, pp. 11-12

[47] ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[48] Rappresentata dai consiglieri Antonio De Pieri, Giacinto Bianchi Baggiani, Felice Bertana, Priaro Giuseppe e Spasciani Diomiro

[49] Rappresentata quest’ultima da Francesco Olivetti, Carlo Borso e Zorzi Giuseppe

[50] ACM, Verbale delle deliberazioni del Podestà, anno 1939, ordine del giorno n. 71

[51] Statuto della Società del Gabinetto di Lettura, letto ed approvato dalla Società il 15 Dicembre 1867, Monselice 1869

[52] ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[53] ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[54] La seduta del 6 ottobre era formata da Zorzi Giuseppe, Evangelista De Piero e Borso Carlo, quali Presidenti del Gabinetto, Fiorin Giuseppe, Zilli Guglielmo, De Pieri Antonio, Sartori Francesco, Gambarotto Giuseppe, Gatto Luigi, Trevisan Dionisio, Pertile Angelo, Spasciani Diomiro, Luigi Faccioli e Pertile Giovanni, quali soci sostenitori e membri del Consiglio Comunale (ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1)

[55] ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[56] C. CARTURAN., Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1921

[57] Ibid.,  pp. 1584-1586, 1927

[58] ACM, Verbale delle deliberazioni del Podestà, anno 1939, ordine del giorno n. 71

[59] A. MAZZAROLLI, Monselice. Notizie storiche… op. cit., p. 175

[60] F. SARTORI, Fra’ Gontarino …op. cit., p. 300

[61] A. RIGON, San Giacomo di Monselice nel Medio Evo (sec. XII-XV). Ospedale, monastero, collegiata, Padova, 1972, p. 13

[62] Ibid., pp. 90-95

[63] Ibid., pp. 92-93

[64] Loc. cit.

[65] Nel 1409 fu nominato vescovo di Padova. Il trasferimento fu l’occasione per riprendere gli studi giuridici e nel 1413 conseguì la laurea presso l’università. Per quanto riguarda la sua attività ecclesiastica, compì una vasta opera di riforma rivolta ai monasteri della sua diocesi: si ricordano lo spostamento delle monache di San Prosdocimo a San Bernardo in Porciglia, l’unione del monastero di Santa Maria di Monselice con Santa Maria della Misericordia di Padova e la cacciata delle benedettine da San Giacomo di Monselice per trasferirvi la Congregazione di San Giorgio in Alga, da poco fondata. Notizie in MARCELLO, Pietro in «Dizionario Biografico degli Italiani», Vol. 69, Treccani, 2007; http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Marcello_(vescovo)

[66] A. RIGON, San Giacomo di Monselice nel Medio Evo …op. cit., pp. 111-119

[67] V. MENEGHIN, San Giacomo di Monselice, Vicenza, 1933, p. 20

[68] Loc. cit.

[69] AA.VV., I Francescani nel Veneto, Vicenza, 1982, pp. 105-106

[70] Il convento era sede di uno Scriptorium per la scrittura e miniatura di libri liturgici. Vi lavorò anche il padre Giovanni Marinali da Bassano, fratello dello scultore Orazio. Fu discepolo dell’altro grande miniaturista frate Girolamo Carrari da Feltre.  Oltre ai libri liturgici il Marinali compose opuscoli sulla fabbricazione degli orologi ad acqua e a polvere e sulla composizione dei colori per miniature. I Francescani nel Veneto, AA.VV., Vicenza, 1982, p. 101

[71] V. MENEGHIN, San Giacomo…op. cit., p. 47

[72] C. CARTURAN, Origini e fondazioni…op. cit., p. 2873

[73] A. MAZZAROLLI, Monselice…op. cit., pp. 167-168

[74] V. MENEGHIN, San Giacomo….op. cit., p. 31

[75] Loc. cit.

[76] Ibid., pp. 31-33

[77] Ibid., p. 34

[78] Ibid.,  pp. 47-48

[79] Di tale inventario non abbiamo traccia

[80] C. CARTURAN, Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1586

[81] La biblioteca del convento di San Giacomo in Monselice –Padova : manoscritti incunaboli cinque centine seicentine, a cura di Maria Cristina Zanardi, Vicenza, 2003, p. VII

[82] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, overo cronica della Riformata Provincia di Sant’Antonio, detta anco di Venetia, de Min. Oss. Riformati; nella quale si tratta dell’origine, fondazione, progressi, e stabilimento della medesima…, Venezia, 1688, p. 158

[83] Ibid., p. 141

[84] Ibid., p. 237

[85] Ibid., p. 98

[86] Ibid., p. 102

[87] Ibid., p. 120

[88] Ibid., p. 196

[89] Ibid., p. 106

[90] Ibid., p. 130

[91] Ibid., p. 165

[92] Ibid., p. 225

[93] Vd. Appendice, Donazione Giovanni Rezzente

[94] ACM, Busta 48, anno 1873

[95] ACM, Busta Piombin

[96] Eredità Piombin ab. Cav. Stefano in: C. Carturan, Congregazione di Carità, Ospitale civile, Casa di Ricovero, Monselice, Studio storico amministrativo, Monselice, 1911, pp. 405- 410

[97] A.C.M, Piombin – Oggetti  di provenienza dell’eredità – Vendita, categoria 15, Monselice 7 novembre 1894

[98] A.C.M, Piombin – Oggetti  di provenienza dell’eredità – Vendita, categoria 15, 1894

[99] A.C.M, Piombin – Oggetti  di provenienza dell’eredità – Vendita, categoria 15, Monselice 12 ottobre 1894

[100] A.C.M, Piombin – Oggetti  di provenienza dell’eredità – Vendita, categoria 15, Monselice 26 ottobre 1894

[101] A.C.M, Piombin – Oggetti  di provenienza dell’eredità – Vendita, categoria 15, Monselice 7 novembre 1894

[102] A.C.M, Piombin – Oggetti  di provenienza dell’eredità – Vendita, categoria 15, Monselice 20 novembre 1894

[103]Le cento città d’Italia, Milano 1895, lunedì 25 novembre, p. 86

[104] C. CARTURAN, Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1592

[105] Loc. cit.

[106] Loc. cit.

[107] Loc. cit.

[108] Statuto e Regolamento del Gabinetto di Lettura, Monselice, 1925, p. 3

[109] Loc. cit.

[110] L. CARLESSO, “Monselice dall’Unità alla Repubblica”, in Monselice nei secoli, Monselice, 2009, pp. 112-113

[111] C. CARTURAN, Origine e fondazioni…, op. cit., pp. 1615-1616

[112] C. BELTRAMI, “Il gruppo futurista Savarè alla Biennale di Venezia”, in “Quaderni della donazione Eugenio da Venezia”, p. 47

[113] C. CARTURAN., Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1616

[114] F. SELMIN, Storia del Gabinetto di Lettura di Este 1847-1997, Este, 1997, p. 39

[115] Ibid., pp. 38-39

[116] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 24 luglio 1914, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[117] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 6 marzo 1922, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[118] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 26 dicembre 1922, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[119] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 7 gennaio 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[120] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 27 gennaio 1922 e 26 dicembre 1922, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[121] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 7 gennaio 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[122] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 23 dicembre 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[123] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 26 dicembre 1922, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[124] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 7 gennaio 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[125] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 23 dicembre 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[126] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 5 giugno 1925, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[127] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 23 dicembre 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[128] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 14 aprile 1926, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[129] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 23 dicembre 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[130] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 17 settembre 1925, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[131] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 23 dicembre 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[132] Statuto e Regolamento del Gabinetto di Lettura, Monselice, 1925, pp. 17-19

[133] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 17 settembre 1925, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[134] Vd. Appendice, Seduta del Gabinetto di Lettura del 17 settembre 1925, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[135] Statuto della società del Gabinetto di Lettura in Monselice, Monselice, 1867, p. 16

[136] Vd. Appendice, Nota del Gabinetto di Lettura  all’Amministrazione comunale, 8 luglio 1912, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[137] Vd. Appendice, Nota del Gabinetto di Lettura  all’Amministrazione comunale, 8 luglio 1912, e Nota del Gabinetto di Lettura  all’Amministrazione comunale 30 marzo 1911, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[138] Vd. Appendice, Verbale di deliberazione della Giunta Municipale del giorno 25 agosto 1913, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[139] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 12 luglio 1916 e 15 luglio 1916, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[140] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 23 dicembre 1924, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[141] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 6 novembre 1925 e Disciplinare pel servizio del Custode del Gabinetto di Lettura e della Sala Garibaldi, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[142] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura, 14 aprile 1926, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[143] Cfr. Monselice nella seconda guerra mondiale: storie di soldati di donne e di partigiani dalla monarchia alla repubblica, a cura di F. ROSSETTO, Monselice, 2009, p. 10

[144]Loc. cit.

[145] C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit., p. 148

[146] A. MAZZAROLLI, Storia di Monselice, Padova, 1940

[147] C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit., pp. 148-149

[148] Cfr. Monselice nella seconda guerra mondiale…op. cit., p. 11

[149] Vd. Appendice, Seduta di presidenza del Gabinetto di Lettura del  6 novembre 1925, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[150] Vd. Appendice, Seduta di presidenza del Gabinetto di Lettura del  5 gennaio 1927, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[151] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 8 novembre 1926, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[152] Vd. Appendice, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[153] MERLIN T., “Il ventennio fascista”, in Monselice: Storia cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Monselice 1994, p. 343

[154] Vd. Appendice, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[155] C. CARTURAN, Origine e fondazioni … op. cit., p. 1595

[156] Loc. cit.

[157] Vd. Appendice, Dimissioni dell’Avv. Celso Carturan dall’ufficio di Presidenza del Gabinetto di Lettura, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1

[158] A. MAIN, Montericco : dall’epoca antica alla medioevale, Edito a cura del Gabinetto di Lettura di Monselice, 1936

[159] Monselice nella seconda guerra mondiale … op. cit., pp. 20-21

[160] Loc. cit.

[161] ACM, Verbale delle deliberazioni del Podestà, anno 1939, ordine del giorno n. 71

[162] Loc. cit.

[163] Loc. cit.

[164] Monselice nella seconda guerra mondiale … op. cit, a cura di F. ROSSETTO …, pp. 30-31

[165] Furono danneggiati 253 volumi tra le cinquecentine e quelli considerati rari, per un valore di 3.000 Lire e di 2.000 Lire per le legature antiche, e 13.000 volumi stampati per un valore di 45.000 Lire. Cfr. La ricostruzione delle biblioteche italiane dopo la guerra 1940-45, vol. 1. I danni, Roma, [1947], p. 115


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