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Cap II
FAM: FONDO ANTICO LIBRARIO DI MONSELICE
Estratto – con modiche – dalla
Storia del Gabinetto di Lettura di Monselice 1857-1939 : tesi di laurea di Elisa Veronese
A cura di Flaviano Rossetto – ora in www.monseliceantica.it
Aggiornato al 20 settembre 2025
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INDICE DI QUESTO CAPITOLO
Capitolo II – FAM: Fondo Antico librario di Monselice: descrizione e provenienze ( Clicca qui…]
1 – Il nucleo originario del Gabinetto di lettura
2 – Acquisizione di biblioteche religiose e conventuali
3 – Donatori privati e acquisti del Gabinetto di lettura.
Premessa
La biblioteca di Monselice raccoglie, come si è visto nel capitolo precedente, l’eredità del Gabinetto di Lettura. Essa è fornita oggi di circa 40.000 volumi: quelli moderni sono conservati in San Biagio e quelli costituenti il Fondo librario antico al Centro di Documentazione e Conservazione della storia monselicense.
Nel 2009 l’Assessorato alla Cultura ha infatti elaborato un progetto di razionalizzazione, valorizzazione e conservazione del patrimonio documentario antico costituto dal fondo librario del Gabinetto di Lettura e dall’Archivio storico. Il materiale antico era custodito al secondo piano della Loggetta, nei locali dell’ex asilo infantile e presso villa Pisani; la necessità di garantire lo studio dei documenti e la fruizione pubblica di essi ha fatto emergere la necessità di riunire le testimonianze documentarie passate in un unico luogo, ossia nell’edificio situato in Zona Industriale, della società PEEM. Il Consiglio Comunale ha deliberato «l’istituzione di un “Centro di documentazione sulla storia monselicense” con l’intento di salvaguardare la cultura della Bassa padovana e le tracce della storia contadina, artigiana, industriale e ambientale monselicense nonché di promuovere la conoscenza del territorio ponendo massima attenzione all’acquisizione e alla conservazione delle fonti documentarie ancora reperibili Il Centro di documentazione vuole quindi essere il luogo in cui il patrimonio locale viene raccolto, ordinato, conservato e messo a disposizione degli utenti». [1]
All’interno del Centro di documentazione rivive quindi il Gabinetto di Lettura; in questo nuovo locale sono state ordinate per secolo tutte le opere possedute dall’antico sodalizio, ma non solo. Esse, insieme ad altre opere stampate a partire dalla seconda metà del XV secolo fino al 1960 circa, costituiscono quello che si è deciso di chiamare Fondo Antico di Monselice (FAM), che si è arricchito e ancora oggi continua ad arricchirsi grazie a donazioni e lasciti.
Il patrimonio librario del Fondo Antico è costituito da 9.646*( ora quasi 10.00) volumi (6.501 schede bibliografiche), inventariati progressivamente da 1 a 9690 e la collocazione segue il numero di inventario. Le cinquecentine sono ordinate da 1 a 309 (309 volumi), le seicentine da 310 a 768 (459 volumi), le settecentine da 770 a 3077 (2.308 volumi), le ottocentine da 3100 a 5865 (2.766 volumi), le novecentine da 5900 a 9690 (3.791 volumi) e gli incunaboli, da 10001 a 10013 (13 volumi). Ad ogni fine secolo sono stati lasciati alcuni numeri di inventario liberi, da assegnare ad eventuali libri che si dovessero aggiungere al patrimonio costituente il Fondo Antico di Monselice.
La consistenza del fondo del Gabinetto di Lettura non è facilmente identificabile, poiché a partire dal 1939, anno della sua trasformazione in biblioteca comunale, è stato fuso col patrimonio librario moderno ed ha subito qualche danno durante la seconda guerra mondiale. La ricerca per la ricostruzione e l’individuazione del fondo del Gabinetto di lettura si è presentata difficile anche per la mancanza di inventari del fondo, di legati, e di elenchi di acquisti. Si è deciso quindi di partire da un basilare livello di catalogazione di tutti i volumi costituenti il Fondo Antico di Monselice e successivamente di individuare attraverso l’esame dei volumi stessi le provenienze dei libri.
Tutti i volumi antichi, fino al 1830, sono stati catalogati seguendo le regole italiane di catalogazione per autore RICA, confrontati, quando possibile, con i record presenti nelle banche dati on-line SBN Antico, EDIT 16, World Cat e MAI; i libri invece stampati dopo il 1830 sono stati catalogati seguendo le regole ISBD; purtroppo, però si è utilizzato un software piuttosto datato, TINLIB, il quale non ha permesso di suddividere al meglio le singole aree di descrizione. Ad esempio, per molti titoli di libri antichi si è dovuto considerare come sottotitolo, contraddistinto dai due punti, anche ciò che invece è da considerarsi come titolo, per poter permettere al programma di eseguire velocemente la ricerca per titolo. I dati del catalogo, in continua evoluzione, sono stati riversati all’inizio del 2013 nel nuovo software, Clavis, utilizzato da tutte le biblioteche della provincia di Padova. Il programma Clavis permette di abbinare ad ogni singolo volume il frontespizio opportunamente digitalizzato. La collocazione: riporta la collocazione attuale attribuita a ciascuna copia fisica.
Per i numerosi volumi confluiti al Gabinetto di lettura, di cui non è stato possibile recuperare alcun inventario, importantissimo si è rivelato dunque il lavoro di catalogazione e quindi di descrizione bibliografica che ha permesso di individuare il singolo esemplare di un’edizione, ma anche la rilevazione delle note d’esemplare, in modo particolare di ex libris e di note di possesso. Attraverso l’analisi delle note si è cercato di individuare le varie provenienze e si sono creati dei raggruppamenti in modo da cercare di identificare lo stratificarsi del fondo del Gabinetto di lettura. Se da un lato infatti i segni di possesso sono un’attestazione di manifestare la proprietà del materiale librario, dall’altro consentono di ripercorrere il percorso di cui sono stati oggetto i volumi. All’interno di alcuni volumi, per esempio, vi sono provenienze da più conventi, da più persone fisiche o timbri e segnature di diverse istituzioni che indicano come i libri, per svariati motivi, e soprattutto per ragioni storiche, circolassero e venissero spostati da una struttura all’altra. Le note di possesso e più in generale tutte le annotazioni manoscritte presenti all’interno del materiale librario antico costituiscono quindi una fonte storica molto preziosa in quanto, soprattutto nel caso in cui non si siano conservati cataloghi manoscritti, possono attestare i numerosi passaggi che hanno avuto per oggetto un determinato volume.
- Il nucleo originario del Gabinetto di lettura
Il patrimonio librario del Gabinetto di lettura, oltre che con acquisti, fu notevolmente accresciuto da lasciti e donazioni di privati e dalle acquisizioni di biblioteche religiose e conventuali verificatesi a seguito delle soppressioni napoleoniche. Attraverso la puntuale rilevazione delle note d’esemplare è stato possibile individuare volumi un tempo appartenenti a 18 dei soci fondatori e 38 conventi.
Sappiamo che il nucleo iniziale della biblioteca annessa al Gabinetto di lettura era costituito da libri donati dai soci fondatori e che, nel gennaio del 1858[2], a soli sette mesi dalla sua apertura, contava circa tremila volumi. Difficile dire con esattezza quanti di essi sono ancora presenti nel Fondo Antico ma, confrontando l’elenco dei soci al momento dell’atto costituivo del Gabinetto di lettura con gli ex libris presenti nei volumi presi in esame, sicuramente la maggior parte di essi provengono dal lascito dell’arciprete Evangelista De Piero (1820-1898)[3], titolare per 42 anni, dopo Don Andrea Maggia (1714-1770)[4] (il Fondo Antico conserva due vol. con l’ex libris del Maggia: Esercizi spirituali di S. Ignazio, di Giovanni Pietro Pinamonti, impresso nella stamperia del Seminario di Padova, 1738 e L’Eneide di Virgilio del 1581), di S. Giustina, la prima parrocchia monselicense e del vicariato. Professore e Prefetto della Biblioteca del Seminario di Padova recita inoltre l’epitaffio presente a S. Giustina[5]. Si legge nel suo testamento del 2 maggio 1898 «… se tra i miei libri se ne trovassero alcuni che potessero servire a completare le opere da me già donate al Gabinetto di Lettura di qui, si consegneranno senz’altro a quel Sig. Bibliotecario…»[6].
Si contano ben 626 volumi con l’ex libris di Evangelista De Piero, quasi tutti timbrati dal Gabinetto di lettura, tranne 87 opere. Degni di nota sono: i Dialoghi di Platone nella celeberrima versione di Marsilio Ficino, del 1533, la Summa di tutti i Concili e i pontefici da san Pietro a Paolo III del 1573, la Descrizione del teatro dell’Italia, Venezia, 1551 di Leandro Alberti, l’Iconologia del Ripa nell’edizione padovana di Paolo Tozzi, 1618, molte opere di Cicerone, e poi opere di autori minori come Lucilio, la raccolta dei frammenti delle satire operata da Francesco Dousa, seconda edizione di Lione stampata a Padova nel 1735, i quattro tomi delle poesie di Gabriello Chiabrera, i quattordici volumi, dei quindici, delle Opere dell’abate Giambattista Roberti, miscellanea di ogni genere prosastico e poetico data alla luce in Bassano a spese del Remondini nel 1789, ma anche opere di scrittori d’oltralpe come Alexander Pope ne I principi della legge morale o sia saggio sopra l’uomo del 1761 o I principi del gusto, impresso nel seminario di Padova, 1792 e infine le Sententiae et exempla ex probatissimis quibusque scriptoribus collecta et per locos communes digesta a cura del portoghese Andrea da Évora (Venezia, 1586), diviso in due tomi, in cui è presente l’ ex libris dell’arciprete De Piero ma anche di Bernardi Sanctini Monscilicensis. Di Bernardo Santini, vissuto nel XVIII, non si hanno notizie biografiche; è citato tra i poeti e scrittori monselicensi perché scrisse Ammaestramenti per dirigere le azioni della vita, raccolti dall’esperienza per erudire i miei carissimi figli, di cui il Fondo Antico conserva una copia, recante anch’essa l’ex libris di De Piero Evangelista. Altre cinque opere appartenute allo scrittore sono pervenute al Fondo Antico di cui quattro recano il timbro del Gabinetto e tre l’ex libris di De Piero Evangelista. Ecco quindi uno dei tanti esempi che mostrano gli spostamenti del materiale librario.
Se si prende in esame il volume Isocratis rhetoris atheniensis orationes et epistolae grauitatis & suauitatis plenae de Greco in Latinum pridem couersae … stampato a Lutezia nel 1553 (coll. 149), attraverso le note manoscritte si può tentare di ricostruire il percorso del libro stesso. In esso compaiono due note manoscritte: sulla sguardia anteriore Ex libris De Piero Evangelista, sul frontespizio Ex libris Bernardi Sanctini Monscilicensis, il timbro del Gabinetto di lettura di Monselice e una vecchia segnatura sulla I carta di guardia verso in C°. n°. 10 Lib. IX. Dal momento dell’uscita dall’officina tipografica nel 1553 è possibile che il volume, prima di entrare in possesso di Bernardo Santini nel corso del Settecento, facesse parte di una biblioteca, vista la vecchia segnatura posta sulla prima carta di guardia e le altre numerose opere presenti nel Fondo Antico di Monselice che riportano lo stesso tipo di segnatura. Grazie alla pratica di molte biblioteche, in particolare dei conventi, di registrare la collocazione assegnata a un determinato testo è possibile infatti, attraverso lo studio in fase di catalogazione, ricostruirne virtualmente le loro consistenze. Attraverso il controllo incrociato con i dati contenuti nei cataloghi manoscritti e i volumi recanti le collocazioni originarie che si sono conservati delle biblioteche conventuali è possibile attribuire un volume alla libraria del convento di appartenenza. Potrebbe trattarsi quindi di una biblioteca conventuale e ciò sarebbe confermato dal fatto che in un caso il Santini è nominato come Fratris[7]. Il libro comunque passa poi in possesso di Bernardo Santini nel corso del Settecento e successivamente di De Piero Evangelista tra il 1820 (anno della sua nascita) e il 1857 anno in cui lo dona al Gabinetto di lettura. Da quanto esposto si evidenzia quanto importanti siano le note manoscritte, in quanto possono condurre chiunque se ne accosti allo studio a conoscere i numerosi passaggi che hanno avuto per oggetto un determinato volume.
Tornando al nucleo originario del Gabinetto di lettura di Monselice, ai volumi dell’arciprete Evangelista De Piero si aggiungono le opere con gli ex libris degli altri soci fondatori: il possidente liberale Giacinto Bianchi Baggiani (un vol., le Epistole di Cicerone[8]), Binello Gio Maria (il Codice civile pel regno d’Italia di Napoleone[9] in due voll.), il dottor Giuseppe Carleschi (1826-1894)[10] (dieci voll., in cui compaiono i latini Terenzio e Seneca e il greco Diogene), lo scrittore Andrea Cocchi[11] (due voll. di ambito locale, Stanze per l’incendio seguito nel tempio di S. Antonio di Padova[12] e la Vita del beato Gregorio Barbarigo[13] cardinale e vescovo di Padova), il dott. Antonio De Pieri[14] (tre voll. di ambito locale, tra cui il romanzo storico di Cecilia di Baone nella sua prima edizione veneziana del 1829 e 17 fascicoli del Gabinetto scelto di novellieri italiani e stranieri del secolo decimonono[15]),
Don Luigi Faccioli (cinque voll. di carattere religioso), l’appassionato cultore della storia di Monselice Giuseppe Gambarotto (cinque voll. tutti di carattere locale, tra cui un manoscritto compilato dallo stesso Gambarotto e due volumi di Giacomo Ferretto ecclesiastico presso la Collegiata di S. Giustina di Monselice e benemerito ricercatore di antiche memorie), Don Luigi Gottardi (12 voll. della Istoria d’Inghilterra di David Hume[16] e i sette tomi dell’ Amadigi di Gaula del Tasso), il prete Pietro Mabellini (tre voll., tutti di uso pratico, tra cui l’opuscolo per costruttori di orologi Horologi elementari, divisi in quattro parti. Nella prima parte con l’Acqua. Nella seconda con la Terra. Nella terza con l’Aria. Nella quarta col Fuoco. Alcuni muti, & alcuni col suono. Tutti facili, e molto comodi, di Domenico Martinelli spoletano, Venezia, per Bortolo Tramontino, 1669), il sindaco Giovanni Pertile (1817-1898)[17] (21 voll. non tutti pervenuti al Gabinetto di Lettura all’atto della sua costituzione, dato che molti sono stati stampati dopo il 1857. Si tratta comunque di libri dei più svariati generi, come la Gerusalemme liberata del Tasso o la Relazione dello scavo esguito dal Municipio di Padova su la Piazzetta Pedrocchi l’estate dell’anno 1877 e il catalogo delle Iscrizioni romane del museo di Este donato al Pertile dal sindaco di Este), l’ingegnere architetto Dott. Lorenzo Pollettini (un vol., Le prime storie di Aleardo Aleardi nella sua prima edizione del 1857 con immagini ispirate a vicende bibliche), il possidente Diomiro Spasciani (due seicentine), l’abate Tommaso Tosi[18] (41 voll., tra cui alcuni di carattere pratico/religioso, come il Confessore diretto per le confessioni della gente di campagna di Alfonso Liguori, Fuligno, 1821, La redenzione del genere umano annunziata dalle tradizioni e dalla fede religiosa e adombrata dai sacrifizj di tutti i popoli, Venezia, 1829, Gli apologisti involontarj della religione cristiana, Venezia, 1829, due copie dell’ L’Emilio disingannato dello scrittore ascetico Alfonso Muzzarelli e altri di carattere storico, come Della Historia d’Italia di Girolamo Brusoni, Venezia, 1671 o l’incompiuta Istoria universale di Francesco Bianchini), Don Evangelista Toffoletto (45 voll. di carattere religioso, ma non solo; c’è un Omero che spunta, in greco, da Amsterdam nel 1707 e ben cinque opere dello scrittore britannico Walter Scott) e Giuseppe Zorzi (un vol.).
Anche il dott. Giovanni Rezzente e l’abate Stefano Piombin compaiono tra i soci fondatori del Gabinetto di lettura, ma non contribuiscono alla formazione del nucleo iniziale della biblioteca perché il primo“deposita” le sue 150 opere al Gabinetto di lettura nel 1860 per poi donarle allo stesso definitivamente nel 1876 e il secondo lascia, per volontà testamentaria, la sua ricca libreria all’istituzione monselicense nel 1887[19]. Di Giovanni Rezzente[20] si sa poco o nulla; è l’autore di due opere in versi nelle quali si mostra apertamente schierato a fianco dei volontari combattenti. Nel 1874 edita in Adria un Carme dedicato al Petrarca. Il secondo componimento invece compare a Monselice nel 1879 e offre alcuni Saggi di eroismo materno, nei quali l’autore immagina di rivolgersi alle madri dei giovani morti in battaglia per un’Italia che stava tornando libera e unita. Il Rezzente fu sicuramente un monselicense, medico di professione, come dimostra l’opuscolo diffuso da Giuseppe Carleschi In risposta alla pubblicazione del dott. Giovanni Rezzente in causa del concorso Tassello di Monselice. Il medico Antonio Tassello morì nel 1629 lasciando i propri beni al ‘Collegio degli Ecc. Signori Medici di Padova’ con l’obbligo di eleggerne uno da inviare a servire la comunità di Monselice. Fu in occasione della nomina di Stanislao Carazzolo che il Carleschi pubblicò l’opuscolo sopra citato, forse per chiarire le corrette procedure burocratiche espletate, oggetto della critica del Rezzente. Un’ulteriore conferma delle origini monselicensi e della professione di medico del Rezzente è data dalla lettera con cui dona parte della sua raccolta libraria al Gabinetto di lettura[21], e soprattutto dall’inventario stilato dall’allora bibliotecario del Gabinetto di Lettura Don Luigi Gottardi, nel quale elenca per ogni opera l’autore, il titolo, lo stampatore, il luogo di stampa, l’anno di stampa, il formato e il numero dei volumi.
Ad un attento raffronto di tale inventario con i titoli, che oggi formano il patrimonio dell’antico Gabinetto di lettura, e con gli ex libris contenuti all’interno dei volumi, risulta che 104 di essi (per un totale di 310 voll.), su 150 donati, è ancora presente. Si tratta di libri di ogni genere: molti sono i manuali di medicina e anatomia patologica e descrittiva del corpo umano (es.: Ostetricia teorico-pratica con atlante di figure tratte dai più pregiati autori e migliorate secondo i progressi della scienza di Giovanni Raffaele[22], Sulla struttura del corpo umano di Samuelet T. Sommerring[23], Manuale di anatomia descrittiva del corpo umano di Antoine Laurent Jesse Bayle[24] ecc…), ma anche di storia, in particolare della storia d’Italia (Storia d’Italia di Francesco Guicciardini, Milano, 1850), di legislazione, di arte e non mancano i classici del Tasso, di Leopardi, del Petrarca, del Boccaccio e così via.
Dell’abate Stefano Piombin e del suo testamento si è già ampliamente parlato nel capitolo di questa tesi sullo Sviluppo del patrimonio librario del Gabinetto di lettura e l’eredità Piombin, quindi qui mi soffermerò ad analizzare la consistenza del lascito. Si contano 98 volumi in cui compare il nome del Piombin e in ben 27 di essi anche l’ex libris Balthassaris Bellati. Baldassare Bellati[25] fu arciprete della pieve di Santa Giustina di Monselice dal 1783 al 1808, conosciuto per aver riscattato, a proprie spese, i preziosi reliquiari della Collegiata requisiti dai francesi e dalla loro ondata rivoluzionaria che investì Monselice sul finire del Settecento[26]. Cospicuo, ma non identificato, dovette essere il lascito dell’arciprete Bellati a Santa Giustina[27] ed è probabile che molte delle sue opere librarie siano successivamente entrate a far parte della ricca libreria dell’abate e collezionista Piombin. In che modo la sua collezione si sia arricchita nel corso degli anni lo dimostra un’attendibile testimonianza di Celso Carturan:
A quanto mi hanno sempre raccontato i vecchi monselicensi contemporanei del Piombin, questi effettuò la sua raccolta con molta furberia approfittando dell’ignoranza e della inesperienza di chi possedeva oggetti di valore artistico facendoseli consegnare gratuitamente o mediante insignificante compenso. Qualche sacerdote ebbe poi facilitata la possibilità di ottenere, in quei tempi in cui non si andava tanto per il sottile, dalle chiese vari arredi artistici sotto il pretesto di arricchire il Museo e promettendo di mantenere inviolata, a favore delle chiese, la proprietà degli oggetti stessi. Ma, passati alcuni lustri, cambiati i preposti alle chiese, il diritto di proprietà andò man mano sfumando e mancarono comunque le prove per farlo valere. Se vogliamo, il Piombin non fece che quello che comunemente viene praticato dagli antiquari furbi e intelligenti …[28].
Accanto a numerose opere di carattere religioso (come il testo fondamentale dei Canoni e i Decreti del Concilio di Trento, nel fondo monselicense in due copie stampate subito da Paolo Manuzio nel 1563 e ’64) e teologico si trovano opere che rappresentano la letteratura italiana cinquecentesca (come l’Arcadia del preclarissimo poeta Messer Iacobo Sannazaro, stampata a Venezia da Giovanni Tacuino de Trino nel 1519) e di carattere scientifico (la Piazza del Garzoni di tutte le professioni del mondo in una stampa di Venezia, Pietro Maria Bersano, 1638).
Stupisce l’assenza di volumi che attestino la presenza dell’abate Francesco Sartori considerato, insieme al De Piero al Piombin, uno dei personaggi di maggior rilievo della società ottocentesca monselicense. La presenza invece di numerosi volumi appartenuti all’arciprete Evangelista De Piero, ma anche agli arcipreti Baldassarre Bellati e Andrea Maggia che l’hanno preceduto nella reggenza di Santa Giustina, la prima parrocchia di Monselice, mostra come l’antica pieve fosse il vero centro politico, economico e culturale di Monselice fino al XIX secolo. Fin dal Duecento infatti la Collegiata di Santa Giustina è stata la sede in cui risiedevano importanti letterati e i più colti religiosi provenienti dal Seminario di Padova, come De Piero Evangelista o Andrea Maggia considerato dal Ferrari[29] uno degli illustri virorum Montissilicis, nobilitando la diocesi di Padova e trasmettendo fecondi impulsi culturali a tutta la popolazione monselicense con le loro pubblicazioni.
Purtroppo l’archivio della Collegiata è stato danneggiato nel 1513 ma la documentazione esistente presso altre istituzioni culturali lascia intravedere un passato glorioso. Gianfranco Folena ipotizza addirittura che S. Giustina fosse sede di uno Scriptorium[30]. In essa infatti maturano opere di grande valore, rari codici miniati oggi conservati presso la biblioteca Capitolare di Padova. La collegiata è stata soppressa nel 1810 e il rimanente archivio è stato asportato da Napoleone. Terminata l’ondata rivoluzionaria francese, l’archivio fu collocato nel Museo civico di Padova e successivamente trasferito all’archivio di stato[31].
- Acquisizione di biblioteche religiose e conventuali
Il nucleo originario del Gabinetto di lettura di Monselice, come altre numerose biblioteche, viene incrementato da successive aggregazioni librarie, che possono essere fatte risalire a donazioni, lasciti o soppressioni di strutture conventuali. Una cospicua parte del Fondo Antico di Monselice è infatti rappresentata da volumi provenienti dai conventi soppressi, che entrano a far parte del Gabinetto di Lettura a partire dal 1869[32], quando l’Amministrazione Comunale di Monselice deliberò la devoluzione del patrimonio librario del convento di San Giacomo, comprendente volumi appartenenti anche ad altri conventi, al Gabinetto di Lettura. La maggior parte dei volumi dei conventi sono riconoscibili da note manoscritte, solitamente presenti sul frontespizio o sui fogli di guardia e controguardia, che ne indicano il luogo e il convento di provenienza. Solo in 16 opere è presente il timbro del Gabinetto di Lettura[33], probabilmente perché erano volumi destinai alla sola consultazione e quindi non necessitavano di un segno di appartenenza al Gabinetto di Lettura.
Prima di analizzare il contenuto del nucleo costituito dall’incameramento di queste biblioteche conventuali da parte del Gabinetto di Lettura è necessario affrontare, seppur in modo sintetico, l’argomento della circolazione libraria nei conventi e di come venisse inteso il possesso dei libri da parte dei frati. Da alcuni passi significativi delle Costituzioni Narbonensi[34] ed Urbane[35] emerge chiaramente in quali termini sia consentito ai religiosi di avere libri e quali siano i mezzi che hanno a disposizione per acquistarli[36]. Ai frati non è concessa la proprietà personale dei libri, ma dato che il loro compito è quello di diffondere la parola divina, non possono non averli a disposizione. Solamente i frati che si dedicano alla predicazione possono infatti scrivere o acquistare libri con il denaro ottenuto dall’elemosina e possono tenerli per tutto il periodo della loro vita, anche nel caso in cui siano trasferiti in altre province, a patto che, al momento della loro morte, i volumi tornino alla provincia cui l’elemosina spetta. La maggior parte dei libri che i frati avevano a disposizione era comunque frutto del loro lavoro manuale, dell’attività di copiatura incentivata dall’Ordine francescano, non a caso nella maggior parte dei conventi esistevano dei veri e propri scriptoria. Nelle strutture di Treviso, Verona, Venezia, Padova e Bassano si sono distinti molti frati per avere trascritto e miniato corali, come ad esempio padre Girolamo da Feltre, Giovanni Marinali da Bassano, Antonio dal Calore, Innocenzo d’Ampezzo e tanti altri[37]. Tutto ciò dimostra come i religiosi non potessero disporre liberamente dei libri ma, soprattutto nel nostro caso, serve per comprendere il modo con cui le biblioteche conventuali venivano incrementate, o acquisendo i volumi appartenuti ai frati deceduti, o ricevendo donazioni o lasciti testamentari di fedeli e religiosi particolarmente legati al convento, o infine a causa delle soppressioni delle strutture conventuali. È possibile inoltre che nel caso in cui un convento fosse chiuso o soppresso i religiosi preposti alla conservazione del materiale librario scegliessero la nuova struttura in cui farlo confluire, per evitarne la dispersione. È per questa serie di motivazioni che all’interno dei volumi presi in esame si possono riscontrare più note di possesso, che possono essere fatte risalire ad un convento o ad un altro, come attestano ad esempio le diverse collocazioni scritte da più mani. Le note di possesso e le collocazioni possono rivelarsi molto importanti perché completano i dati che emergono dai cataloghi manoscritti delle librariae, i quali restituiscono l’entità del patrimonio bibliografico ma lo fanno solo in un determinato periodo circoscritto. Questi strumenti, cataloghi e note d’esemplare messi insieme, possono quindi ricostruire la storia della circolazione del materiale librario e delle biblioteche conventuali.
Il volume Elementa matheseos ad mechanicam philosophiam in privatis scholis tradendam, et comparandam accomodata di Fortunato da Brescia, presente nel fondo del Gabinetto di lettura di Monselice (coll. 1598), ci offre lo spunto per avallare quanto appena esposto. In esso si trovano, sul frontespizio, due note di possesso: la prima, cancellata, in cui si legge «Spectat ad Bibliotheca P. Reformatorum S Francisci Ceneta» e la seconda, di altra mano «Spectat ad Bibliothecam S. Bonaventura Bassani». Il volume esce dalla tipografia Rizzardi nel 1757 e si presume entri a far parte della biblioteca del convento di San Francesco di Ceneda proprio in quegli anni. Si sa infatti che la libraria del convento cresce notevolmente nel corso del Settecento; in particolare, sul finire del Settecento viene stilato un catalogo che conta 5.916 tomi[38], quasi triplicati rispetto a quello stilato un secolo prima. Nonostante la fortunata sorte del convento e della libreria che, dopo la soppressione del 1810, passano al Demanio e sono poi acquistati dal dr. Marino Marini[39] che li restituisce ai religiosi attraverso disposizione testamentaria nel 1851[40], è possibile che alcuni volumi siano andati dispersi o confluiti in altri conventi, come quello di San Bonaventura di Bassano. Dato che entrambi i conventi furono sede di noviziato, non si può escludere nemmeno che il volume in questione sia arrivato alla biblioteca del convento di Bassano a causa degli spostamenti dei Lettori e dei chierici ad essi affidati.
Altri esempi che attestano l’uso, il possesso e la circolazione libraria tra i religiosi ci vengono restituiti dalle note di proprietà e di possesso rilevate nei volumi presi in esame. Le annotazioni, ad esempio, “Ad usum F. Vinstrii Bosii, Conventus S. M. Gratiarum di Atheste” (coll. 474), “Monasterii S. Iustinae de Padua, ad usum P.D. Petri Antonii Civitan Abatis” (coll. 584-586), “ad uso di Fra Giuseppe di Marostica applicato alla Libreria di Bassano, Spectat ad Biblioth. P.P. Reformat. Bassani (coll. 881), “Ad uso del P. Bonaventura da Primiero applicato alla Libreria di
Feltre”, e sul frontespizio: “S. Spiritus Feltriae” (2453) sottolineano la condizione di semplice possesso, di uso temporaneo e non di proprietà da parte dei frati. “Ad uso di …”, “applicato alla libraria di …” (alternate alla versione latina) sono quindi le tipiche formule di possesso che contraddistinguono parte del materiale librario proveniente dalle vecchie biblioteche conventuali. I frati acquisivano i libri, anzi, l’uso dei libri e li depositavano (applicavano, secondo la loro terminologia), subito o dopo la morte, nella biblioteca del luogo di temporaneo soggiorno, come conferma la nota “Ad usum fratris Rembardi Fischer donatum ab ipso ??….libreria conventum cappuccinorum Glemonae nunquam alienandus” (coll. 2577). La dicitura “Spectat ad Bibliothecam…”, o solamente “Bibliothecam …” piuttosto che “Spectat ad conventum…” permette inoltre di evidenziare come in ciascun convento fosse presente una biblioteca più o meno rilevante, fornita di volumi e predisposta ad usum dei frati per motivi di studio.
Dopo aver cercato di delineare per sommi capi la circolazione libraria tra i religiosi e i conventi è necessario analizzare la stratificazione che caratterizza il fondo del Gabinetto di lettura di Monselice. La maggior parte dei volumi confluiti in esso provengono dai conventi francescani del Veneto (a parte due volumi provenienti dal convento dei Cappuccini di Gemona del Friuli), in particolare, come abbiamo visto, dal convento di San Giacomo di Monselice e San Carlo di Padova. Di seguito si riporta l’elenco dei conventi le cui raccolte sono parzialmente confluite nel Gabinetto di lettura di Monselice. Per ciascuno di essi si dà qualche cenno storico e la quantità dei volumi assegnati a ciascun convento attraverso la rilevazione delle note manoscritte e di possesso presenti all’interno dei volumi. Si riportano inoltre i volumi appartenuti a diversi conventi dei frati miniori riformati confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola e quella diocesana di Vittorio Veneto, entrambe oggetto di recenti ricerche.
Convento di S. Giacomo di Monselice[41]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 117
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 8
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 5

Fondato nel 1162 come ospizio per raccogliere i poveri e i cittadini è divenuto nel corso del 1200 un monastero benedettino doppio. Viene retto nel corso del XV secolo dai Canonici veneziani di San Giorgio in Alga[42] (di cui il Gabinetto conserva la settecentina Anti-Febbronio di Francescantonio Zaccaria della Compagnia di Gesù … ) e dal 1677 accoglie ufficialmente l’istituzione francescana dei Minori Riformati, provenienti dal convento di San Carlo di Padova. La biblioteca del convento nel 1688 risulta costituita di 1.390 volumi[43]. Tra il 1815 e il 1874 la presenza dei francescani è forzatamente interrotta, a causa di ben due soppressioni, ma una ventina d’anni dopo il convento diventa definitivamente di loro proprietà. Dal convento di S. Giacomo dovettero sicuramente giungere al Gabinetto di Lettura, tra gli altri volumi, due incunaboli: il Supplementum Summae Pisanellae di Nicolò da Osimo[44] ed il De arte amandi di Ovidio[45], come appare confermato dalla presenza dell’annotazione apposta sul foglio di controguardia anteriore Spectat Patrum Reformatorum Montissilicis. Anche il manoscritto quattrocentesco pergamenaceo miniato contenente il De Civitate Dei di Sant’Agostino sembrerebbe provenire dallo stesso convento data la presenza al centro del foglio di guardia anteriore verso della seguente nota Spectat ad Bibliothecam PP. Reformatorum S: Jacobis Majoris Monsilicis[46].
Convento di San Carlo Borromeo di Padova[47]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 62
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 42
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 4
Fondato nel 1633 con l’incarico che i frati svolgessero il loro ministero della predicazione e della confessione anche nelle varie parrocchie della diocesi. Raccoglievano diverse vocazioni, tanto che nel 1771 erano ben 44 frati. Soppresso nel 1810, sei anni dopo la chiesa era già abbattuta assieme a parte del convento. Su quella zona, nel Novecento si costruì la casa del Clero. Il convento era sede anche di uno Scriptorium per la scrittura e miniatura di libri liturgici. Vi lavorò anche il padre Giovanni Marinali da Bassano, fratello dello scultore Orazio. Fu discepolo dell’altro grande miniaturista frate Girolamo Carrari da Feltre. Oltre ai libri liturgici il Marinali compose opuscoli sulla fabbricazione degli orologi ad acqua e a polvere e sulla composizione dei colori per miniatura. Sul finire del Seicento dispone di una ricca di biblioteca costituita da circa 4.300 volumi, in parte donati da monsignor Benedetto Bragadin e in parte da Pietro Quattrocchi, mansionario del duomo di Padova[48].
Convento di San Bonaventura di Venezia[49]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 10
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 344
Fondato nel 1602 per concessione del maggior consiglio della Serenissima a favore dei frati di San Francesco del Deserto, come loro alloggio in città. Soppresso nel 1810, in seguito totalmente demolito. Ne è rimasto il ricordo nella denominazione topografica anche attuale: Fondamenta dei Riformati, Rio dei Riformati, Ponte di San Bonaventura. Nel 1680 accolse il primo manipolo di missionari di Propaganda Fide in partenza per la Cina, fra i quali il padre Basilio Brollo da Gemona del Friuli, autore del primo dizionario cinese-latino. Il convento era sede della curia provinciale e dello studio teologico. Possedeva una delle più ricche biblioteche della città, che già sul finire del Seicento risulta essere la principale della Provincia con 5.730 volumi. Pietro Antonio da Venezia ci informa che i frati si dedicavano alla lettura delle scienze speculative e morali[50]. Secondo La Cute nel periodo della soppressione la biblioteca è costituita da 4.189 volumi di cui 37 dati alla Marciana[51]. Tra i frati di quel convento, celebri il padre Cherubino da Val di Bono (+1648) cofondatore e prefetto apostolico della missione di Albania sulla quale lasciò una importante relazione manoscritta e Bernardo Fraizzolo (+1692) eroico missionario in Albania, tradusse in lingua albanese Il Catechismo del Bellarmino.
Convento di San Francesco del Deserto di Burano[52]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 2
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 123
Tale convento è stato la culla del Francescanesimo veneto. I suoi inizi risalgono alla presenza di S. Francesco nel 1220. Due volte abbandonato, riaperto tra il 1451 e il 1460, acquisisce in breve tempo notevole rinomanza. Sul finire del Seicento il convento risulta dotato di una libreria che conta all’incirca 1.790 volumi[53]. Soppresso nel 1806 e adibito per cinquant’anni a polveriera austriaca, durante i quali subisce ingenti danni. Riscattato dal padre Bernardino da Partogruaro, fu sede del noviziato per aspiranti frati e attualmente è santuario francescano e casa di spiritualità.
Convento di S. Bernardino di Collalto[54]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 2
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 21
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 1
Il convento fa capo alla diocesi di Ceneda: fondato nel 1461 a spese del conte Antonio di Collalto per i frati conventuali, danneggiato nel 1545 da un incendio, nel 1703 passa ai riformati, per essere soppresso infine nel 1810 e trasformato in filanda nel 1915. Federica Benedetti[55] ipotizza che una libraria sia stata istituita contemporaneamente alla creazione del convento, o negli anni immediatamente successivi. Non esiste comunque documentazione che ne attesti l’esistenza. Si sa per certo che attorno al 1769 la raccolta di San Bernardino viene accresciuta dai 550 volumi provenienti dalla soppressa biblioteca di Santa Maria delle Grazie di Conegliano.[56]
Convento di San Bonaventura di Bassano del Grappa[57]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 20
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 65
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 5
La chiesa, a una sola navata e tre altari in legno, e il semplice convento, in stile francescano, sono fondati nel 1603. Pietro Antonio da Venezia ci informa che sul finire del Seicento ospita il noviziato ed ha una biblioteca di circa 2012 volumi[58]. In questo convento Basilio Brollo da Gemona fece il suo anno di noviziato. Altro personaggio importante fu Eugenio Piloti da Bassano (+1756), missionario in Cina, autore in lingua cinese di 8 volumi di teologia morale e di moltissime lettere importanti per la storia delle missioni in Cina. Il convento viene soppresso nel 1810.
Convento di San Francesco di Castelfranco[59]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 11
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 2
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 3
Il convento fa parte della diocesi di Treviso; viene fondato nel 1615, soppresso nel 1806 e totalmente demolito. Era un convento di media grandezza. Possedeva opere di Palma il Giovane, passate, dopo la soppressione, assieme ad alcuni affreschi, nel duomo della città. Pietro Antonio da Venezia nella sua Historia serafica testimonia nel 1680 una buona libraria costituita da oltre 1350 volumi[60].
Convento di San Francesco di Ceneda[61]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 4
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 313
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 16
Fondato nel 1601 grazie soprattutto alle cospicue donazioni dei Cenedesi, subisce due soppressioni, nel 1810 e nel 1867. Verso la fine del Seicento la sua biblioteca è costituita di 1.730 volumi in gran parte ricevuti dal lascito del vescovo Barisoni.
Convento di San Francesco di Treviso[62]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 11
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 4
La fondazione del convento risale all’incirca al 1245. Nella seconda metà del 1200 viene ampliato grazie alla donazione del frate Engleschi da Vidor. Viene poi distrutto dal fuoco nel 1386 e ricostruito e poi parzialmente occupato dagli invasori capeggiati da Citolo da Perugia. Restaurato ed abbellito, diviene tra il XIV e il XVIII secolo sede di uno studio filosofico-teologico, e proprio per questo motivo risulta dotato di una ricca biblioteca. Nel 1797 viene invaso dagli eserciti francese e austriaco e ridotto a magazzino e ospedale militare. Nel 1806 è trasformato in caserma e occupato da vari eserciti stranieri. Nel 1857 viene acquistato da un privato che lo lascia andare in completa rovina, demolendolo e vendendone i materiali.
Convento di San Girolamo di Asolo[63]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 15
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 52
Fondato nel 1454 e soppresso nel 1806. Oggi non esiste nemmeno una traccia di tale convento. Sappiamo solo che la biblioteca sul finire del Seicento conta 1.780 volumi e che per l’amenità del luogo vi sono mantenuti gli studi scolastici[64]. Qui vissero il p. Francesco dei nobili Zorzi, procuratore per la costruzione della chiesa-santuario di Motta di Livenza e di San Francesco della Vigna a Venezia e Girolamo Malipero (+1547), dotto e poeta, il quale pubblicò in versi latini una vita di S. Francesco, in versi italiani «Il Petrarca spirituale», ossia il Canzoniere purgato.
Convento di San Giuseppe di Vicenza[65]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 42
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 106
Fondato nel 1642 sul terreno offerto dai nobili Valmarana, fuori Porta Castello. È il terzo convento eretto nel territorio vicentino e risulta dotato di una biblioteca costituita da circa 2.150 volumi, molti dei quali donati dall’imperatrice Leonora al padre Michele da Montecchio[66]. Il convento viene soppresso e totalmente demolito nel 1810.
Convento di Santa Maria di Gesù di Treviso[67]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 3
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 101
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 1
Fondato nel 1435, dapprima fuori le mura della città, nel 1552 entro la città, dopo aver superato le non poche difficoltà e obiezioni opposte dai Domenicani del vicino convento di S. Niccolò. La chiesa fu consacrata nel 1572 e, insieme alla biblioteca, costituita da circa 3.360 volumi sul finire del Seicento[68], erano considerate tra le più grandi e belle della città e tra le maggiori dell’Ordine, come scrive Francesco Gonzaga nella sua storia. Tra le opere pregiate, la tela dell’altar maggiore di Lorenzo Lotto ora nella chiesa di S. Lazzaro e il bronzetto di Duns Scoto, segno della stima che si nutriva verso questo dottore francescano, oggi nella chiesa cattedrale. Il convento viene soppresso nel 1810 e demolito per decreto del consiglio comunale in data 22 gennaio 1913.
Convento di Santa Maria delle Grazie di Conegliano[69]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 178
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 25
Volumi confluiti nella biblioteca Nazionale Marciana: 1
Fondato nel 1505, soppresso nel 1769 dalla Serenissima e demolito. Nel 1772 si costruì l’attuale oratorio sul posto dell’antica chiesa. Essa era ricca d’opere d’arte e la biblioteca sul finire del Seicento fornita di ben 1.990 volumi[70], parte dei quali si trova ora a San Michele in Isola di Venezia.
Convento di Santa Maria delle Grazie di Valdagno[71]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 6
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 34
Fondato nel 1511, in occasione della ripetuta predicazione del mantovano B. Sisto Locatelli e su sua proposta. La struttura diventa in breve tempo un punto di riferimento per i religiosi dell’intera Provincia Veneta. Nel 1598 il convento ospita il noviziato ed è dotato di una notevole biblioteca che conta 1.440 volumi sul finire del Seicento[72].
Convento di Santo Spirito di Feltre[73]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 7
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 20
Volumi confluiti nella biblioteca diocesana di Vittorio Veneto: 18
Nel 1452 i francescani entrano in un complesso già esistente e lo ristrutturano. Vi rimarranno per oltre 350 anni, cioè fino alla soppressione napoleonica del 1806. La biblioteca conventuale era ricca di incunaboli e manoscritti (buona parte dei quali ora si trova presso la biblioteca Universitaria di Padova) e sul finire del Seicento è una delle più importanti della città con i suoi 1.550 volumi[74]. Nel 1756, l’allora bibliotecario, padre Francesco Antonio Tauro, la amplia e la dota di eleganti scaffali per disporvi i libri secondo un rigido criterio[75]. Con la soppressione napoleonica tutto però andò distrutto e ora l’area è zona cimiteriale.
Convento di Santa Maria degli Angeli di Adria[76]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Il convento dei minori conventuali, eretto nel 1520, era intitolato a S. Maria della Fontana in omaggio ad una antica immagine della Madonna situata presso una fontana. Soppresso nel 1656 venne acquistato dalla comunità di Adria e concesso ai monitori riformati. Questi ristrutturarono il convento e dedicarono la chiesa a S. Maria degli Angeli. Dopo la nuova soppressione, avvenuta nel 1806, l’edificio venne adibito ad ospedale e il fondo del convento è confluito nella biblioteca del seminario.[77]
Convento di San Francesco di Cittadella[78]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 8
Il convento è fondato nel 1481 per merito soprattutto di un cittadino di Cittadella, Paolo Brianato, e consegnato dalla Comunità di Cittadella ai Frati Minori dell’Osservanza. Nel 1508 viene abbattuto per ragioni di guerra e poco dopo riedificato, ma i Frati Osservanti poco dopo abbandonano il convento perché la città si sentiva troppo aggravata da due Conventi dello stesso Ordine (nei pressi di Cittadella c’era anche il Convento di S. Croce Bigolina). Successivamente viene abitato dai Frati Minori Conventuali e nel 1629 il Comune di Cittadella, che sul Convento esercitava il diritto di giuspatronato, lo cede alla Provincia Riformata, che lo restaura e lo ingrandisce. Il convento viene soppresso nel 1806 e passa in proprietà del Comune. Sappiamo che sul finire del Seicento è dotato di una biblioteca di 1.500 volumi[79]. Nel 1944 durante la seconda guerra mondiale alcuni Religiosi della Provincia di S. Francesco, costretti a lasciare i loro Conventi, incominciarono di nuovo ad abitarlo con l’assenso del Comune. Attualmente funziona come Centro socio-educativo diurno e di aggregazione giovanile.
Convento di Sant’Antonio di Verona[80]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 3
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 1
I frati riformati grazie all’appoggio del vescovo di Verona Matteo Vitali e della principessa di Mantova Maria Gonzaga, cominciano la costruzione del loro convento a Verona. L chiesa viene consacrata nel 1657. Il convento risulta fornito fin da subito di una ricca biblioteca che conta circa 2.430 volumi, in parte donati da colui che aveva consacrato la chiesa, padre Sebastiano Pisani.[81] Nel 1668 l’allora guardiano, Antonio da Cadore, decide di spostare la biblioteca vicino al dormitorio perché si trovava in un posto troppo angusto e allo stesso tempo la integra di altri 100 volumi[82]. Il convento viene soppresso nel 1810.
Convento dei SS. Pietro e Paolo di Conegliano[83]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 4
Fondato nel 1589-93, per volere dei cittadini, è stato quasi sempre sede di noviziato. Il convento viene soppresso nel 1810 ma i Cappuccini vi ritornano nel 1835. Cacciati dallo Stato italiano nel 1867, il convento è trasformato in ospedale civile. Ritornarono a Conegliano nel 1929, dapprima presso il castello di fianco alla chiesa di S. Orsola, e nel 1945, a pochi passi dall’ospedale civile, convento destinato a infermeria provinciale e dedicato a S. Antonio di Padova.
Convento di Santa Maria delle Grazie di Este[84]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Si ha notizia del convento nel 1238 quando, già esistente, viene beneficato dal padovano Buffono Bertolotto.[85] Nel 1806 viene soppresso per decisione di Napoleone e l’anno successivo è abbandonato dai frati. Dopo vari usi è ora sede del collegio vescovile, del ginnasio e della scuola tecnica.
Convento dei SS. Rocco e Sebastiano di Montagnana[86]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 4
Chiesa e convento sono sorti in seguito a un voto per essere salvaguardati dalla terribile peste del 1575. Il voto poté essere compiuto nel 1588. Il convento dei padri Cappuccini viene soppresso nel 1806 e la chiesa adibita per la cura degli infermi. Oggi è sede dell’ospedale civile.
Convento di Santa Maria delle Grazie di Piove di Sacco[87]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Nel luogo dove oggi sorge il santuario aveva sede il monastero dei Francescani, fondato nel 1484. La presenza dei frati è interrotta con il decreto di soppressione della Serenissima nel 1796. Dell’antico convento non è rimasto più nulla. Ciò che si vede ora è ricostruzione del 1960-’62.
Convento di Santa Corona di Vicenza[88]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 5
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 2
Convento di Sant’Agostino di Padova[89]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
La storia del complesso chiesa-convento inizia nel XIII secolo, quando i Domenicani si stanziano a Padova negli anni Venti del Duecento. Chiesa e convento, inizialmente modesti, sono in seguito ampliati. La chiesa, rinnovata nell’ultimo decennio del secolo, viene consacrata dal cardinale dal cardinale Niccolò Boccalino (poi papa Benedetto XI) l’11 aprile 1303; il convento, diventato uno dei più importanti dell’antica provincia, fu sede dei capitoli provinciali dell’ordine domenicano nel 1289 e nel 1300 e del capitolo generale del 1308. Si sa che a S. Agostino era presente una scuola di teologia e che la sua importanza crebbe enormemente nel XIV secolo: nel 1297 contava 38 frati Capitolari e nel 1299 diventano 57. Il convento viene soppresso nel 1810.
Convento di Santo Stefano di Vicenza[90]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 11
Del convento di S. Stefano si hanno pochissime notizie. Si sa che il 10 ottobre 1595, il parroco della Chiesa di Santo Stefano rinuncia il suo diritto a favore dei Teatini[91], i quali prima risiedono nella casa del parroco e poi si trasferiscono nel convento, costruito a partire dal 19 giugno 1667.[92] Il convento vicentino dei teatini viene soppresso in seguito alla dominazione napoleonica con decreto del 18 luglio 1806[93]
Convento dei Santi Simone e Giuda di Padova[94]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 35
La chiesa è conosciuta con il nome di S. Gaetano. Sorge nel XII secolo come luogo di culto del complesso conventuale dei padri Umiliati. Nel 1571, a causa della soppressione dell’Ordine, la chiesa passa ai Teatini che la rinnovano e la ampliano. Si hanno notizie certe del convento a partire dal 1591, quando vengono gettate le fondazioni. Sappiamo dall’architetto Scamozzi che una libreria si trovava al primo piano del complesso.[95] Con la soppressione napoleonica del 1810 i Teatini abbandonano le strutture.
Convento di San Nicola da Tolentino di Venezia[96]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 2
Nota a Venezia come chiesa dei Tolentini. L’inizio della costruzione risale al 1591. Il convento era un tempo famoso per la sua imponente biblioteca che andò purtroppo dispersa; secondo La Cute negli anni della soppressione (1810) possedeva una biblioteca costituita da 5.430 volumi, di cui 63 dati alla Marciana, 15 al Collegio di Marina di Venezia e 30 alla Direzione generale della P.I. di Milano.
Eremo di Monte Rua sui Colli Euganei[97]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 2
La sua fondazione risale al 1537. L’eremo fin da subito viene provvisto di una biblioteca e si arricchisce di opere di valore grazie a cospicue donazioni private. Alcuni padri lasciarono, in testamento, i loro libri e nel 1583 il pronipote del Beato Paolo Giustiniani donò alla biblioteca di Monte Rua alcuni libri spirituali, ma il più grande benefattore fu il Vescovo di Padova, Marcantonio Corsaro, il quale lasciò all’Eremo la sua ricca biblioteca. L’Eremo viene soppresso nel 1810 e quando nel 1816 si fece il processo verbale della cessione del locale e del bosco dell’Eremo di Monte Rua, non si nominò la biblioteca, perché essa fu il primo tesoro ad essere disperso.[98] I religiosi vi fecero ritorno nel 1863 e tuttora vi risiedono.
Convento di San Girolamo di Treviso[99]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Le notizie relative al convento sono quasi nulle; si sa solamente che è il vescovo di Treviso Ludovico Barbo[100] a dare ordini di fondare il convento e che i Gesuati vi entrano nel 1448[101]
Eremitani di Padova[102]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 15
La chiesa viene costruita nel 1276 come chiesa dell’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino e d è intitolata ai Santi Filippo e Giacomo. È chiamata degli Eremitani perché spettava i Padri Eremitani che avevano il convento vicino. Poco si conosce delle primitive strutture di chiesa e convento. La chiesa attuale venne edificata a spese pubbliche dal 1276, e completata attorno al 1306. Si sa che nel convento annesso ha soggiornato Martin Lutero di passaggio a Padova nel suo viaggio verso Roma. Nel Duecento il convento degli Eremitani di Padova aveva al suo interno uno Studium.[103] Segno della grande attività che si svolgeva nel convento e nello studio degli Eremitani di Padova nel Trecento è lo sviluppo di una biblioteca che verso la metà del Quattrocento viene descritta, come una delle più belle e fornite della città.[104] È presumibile inoltre che nel convento eremitano vi fosse uno scriptorium dove venivano trascritti i libri da frati del convento.[105]I frati agostiniani vennero allontanati dal convento nel 1806, la chiesa in seguito riaperta al culto nel 1808 e il complesso claustrale convertito in caserma militare e ora è sede del Museo Civico. La chiesa e l’ex convento furono gravemente danneggiati durante la seconda guerra mondiale e in seguito la chiesa totalmente restaurata.
Convento di San Giorgio Maggiore di Venezia[106]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 2
La chiesa è sorta tra l’VIII e il IX secolo; nel 982 il doge Tribuno Memmo dona lò’isola di San Giorgio al monaco benedettino Giovanni Morosini, che vi fonda il monastero. I padri Benedettini si adoperano subito per avere una biblioteca fondamentale per i loro studi. Infatti all’atto della donazione del Doge Memmo si parlava già di libri pertinenti il tesoro della chiesa.[107] La raccolta si accresce nel secolo XV tanto che , quando Cosimo Dè Medici espresse il desiderio di elargire un dono cospicuo all’Abazia che lo aveva accolto esule nel 1433 i monaci furono concordi nell’esprimere il desiderio di una sede della biblioteca degna di ospitare i loro preziosi manoscritti e dei codici miniati. Purtroppo nel 1569 l’aula venne distrutta da un incendio e demolita. Nel 1614 il complesso degli edifici è trasformato in modo unitario da Andrea Palladio e La sala della biblioteca viene ricostruita nel 1671 da Baldassarre Longhernna. Dopo la soppressione del monastero, avvenuta nel 1806, i libri vennero ripartiti tra la Biblioteca Marciana e l’Abbazia di Praglia dove confluirono i monaci di S. Giorgio. [108]
Convento di Santa Maria Assunta di Praglia[109]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Convento di Santa Giustina di Padova[110]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 5
Volumi confluiti nella biblioteca di San Michele in Isola: 1
Convento di San Girolamo di Padova[111]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Filippini di Vicenza[112]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 5
Convento di Santa Maria delle Grazie di Padova[113]
Volumi confluiti nel Gabinetto di lettura di Monselice: 1
Ai volumi dei conventi confluiti al Gabinetto di lettura si aggiungono quelli con note di possesso di singoli religiosi, che però risulta impossibile identificarli per il fatto che non si capisce a quale Ordine appartengono e soprattutto perché di molti non si conosce il cognome. Solo per fare qualche esempio: Fr. Gabriel da Venezia[114] (tre voll.), Fr. Emmanuel da Venezia[115] (quattro voll.) e P. Amedeo da Venezia[116] (un vol.).
Di altri volumi, invece, si può solo presumere che appartenessero a qualche convento. È il caso di Giovanni Villani che lascia la traccia del suo possesso in 25 tomi, accomunati dallo stesso contrassegno francescano posto sul dorso di ogni libro. In ognuno di essi è inoltre presente il timbro del Gabinetto e ciò fa supporre che non facessero parte del patrimonio librario acquisito dai conventi soppressi, dato che solo un’irrisoria parte di essi è contraddistinta dal segno di appartenenza al Gabinetto di lettura. È possibile, quindi, che per un certo periodo i 25 volumi facessero parte di una raccolta libraria di qualche convento francescano, poi “acquisita”, non si sa in che modo, da Giovanni Villani e, infine, confluita al Gabinetto di lettura.
Abbiamo visto come quasi tutti i conventi sopra elencati possedessero una notevole biblioteca; purtroppo a partire dalla fine del XVIII secolo esse sono oggetto di dispersioni, spogliazioni e requisizioni da parte dei Commissari francesi dopo la caduta della Repubblica Veneta e successivamente a causa delle soppressioni delle corporazioni religiose avvenute nel 1806 e 1810. La presenza nel fondo librario del Gabinetto di lettura di Monselice di volumi provenienti da più conventi trova spiegazione proprio nei fatti e nelle vicende che hanno coinvolto le congregazioni religiose . Si può ipotizzare che al convento di San Giacomo di Monselice confluirono, ancora prima della soppressione napoleonica, i volumi di San Giorgio in Alga e di San Carlo di Padova, dato che i Canonici veneziani lo ressero nel XV secolo e i Minori Riformati padovani nel XVII secolo. Sappiamo poi che, in seguito alla soppressione delle Corporazioni religiose per opera di Napoleone, nel 1810, e prima ancora nel 1806, un’enorme quantità di libri provenienti dai conventi soppressi fu accumulata nell’ex convento di Sant’Anna di Padova. Il 19 novembre 1806 ad esempio furono inviati da Venezia 17.363 volumi al convento patavino, di cui 1.093 dei Carmelitani scalzi di San Giorgio in Alga e 5.448 dei Benedettini di San Giorgio Maggiore[117]. Ad essi si aggiunsero molti altri libri provenienti da monasteri di ogni parte del Veneto e nel 1810 si contò un accumulo di 96.000 volumi provenienti da 47 monasteri[118]. Dei 96.000 volumi, 4.000 furono trasportati dai Francescani alla Biblioteca Universitaria e a San Francesco Grande di Padova e dei restanti 92.000, 72.000 non furono catalogati perché considerati di scarto[119]. Tra i libri di scarto l’abate Gnocchi ne prelevò circa 20.000 che sarebbero stati utili ai seminari e agli stabilimenti di pubblica istruzione, mentre i restanti volumi andarono venduti, danneggiati e dispersi[120]. Dei 20.000 libri rimasti al convento di Sant’Anna si stabilì di vendere quelli ritenuti di scarto e di catalogare gli altri per inviarli ai seminari del Veneto (circa 9.000)[121]. Dopo che il Ginnasio di Padova scelse per sé 792 volumi, la rimanenza fu trasportata al Seminario di Padova, che ebbe circa 2.000 volumi e i rimanenti furono distribuiti nel 1865 fra i Camaldolesi del Monte Rua, i Benedettini di Praglia, i Cappuccini di Padova, i Carmelitani scalzi di Verona, le Case dei Gesuiti di Padova, Venezia, Vicenza e Chioggia e infine i Minori Osservanti di Monselice[122]. Anche a Monselice quindi confluirono i libri di molti conventi soppressi e, preziose si sono rivelate le note di possesso che hanno permesso di attribuire i volumi, costituenti il fondo del Gabinetto di lettura, all’uno o all’altro convento.
Una netta preminenza è assegnata a opere di carattere religioso, attraverso le quali si aspira alla formazione dottrinale e spirituale dei frati (come le parecchie edizioni della Bibbia e del Breviario, raccolte di bolle e di “decisioni”). Vi sono poi molte opere di carattere teologico, tra cui spicca il nome dei più prestigiosi moralisti Domingo de Soto, o quello di Bartolomeo Mastri con la Theologiae moralis ad mentem DD. Seraphici, & Subtilis concinnata edita a Venezia nel 1688, o il fondamentale Liber theologiae moralis del padre Escobar nella rara edizione del Prost di Lione del 1644 proveniente dalla libreria dei Padri Filippini di Vicenza e altre come la Theologia moralis universa di Paul Gabriel Antoine, la Theologia christiana dogmatico-moralis di Daniele Concina, la Theologia moralis inter rigorem et laxitatem media di Eusebius Amort e così via. Si passa poi a un genere tipico della cultura francescana: le Summae casuum veri e propri prontuari di casistica che forniscono esempi di carattere giuridico, dogmatico e morale utili ai religiosi per la risoluzione delle questioni che possono incontrare durante la confessione sacramentale (come il Casuum Conscientiae di Gregory Sayer edito a Venezia nel 1609, proveniente dal convento di Santa Maria delle Grazie di Valdagno). Non potevano mancare i volumi che trattano delle Conciones, vale a dire delle prediche, come le Prediche e ragionamenti di Esprit Flechier e quelle di Giovanni Paolo Oliva. Compaiono poi numerose biografia di personaggi importanti, ma soprattutto di volumi che tramandano la vita di religiosi e santi, in particolare dei fondatori degli Ordini, come la Vita di S. Francesco d’Assisi fondatore dell’ordine de’ frati minori scritta da Bonaventura da Bagnorea, la Vita di S. Cammillo De Lellis fondatore de’ Cherici Regolari Ministri degl’ Infermi di Ignazio Porro, la Vita di S. Domenico di Guzman fondatore dell’ordine dei Frati Predicatori di Antoine Turon. Vi sono opere di carattere filosofico (come l’Introduzione alla filosofia ovvero della cognizione di Dio e di se medesimo… di Jacques Benigne Bousset, proveniente dal Convento di San Carlo di Padova), e pratico (alle quali appartengono i parecchi corsi di teologia e manuali per gli oratori e predicatori come gli Esercizj spirituali esposti secondo il metodo del padre Paolo Segneri del 1735 proveniente dal Convento di San Giacomo di Monselice, o il Digesto di Giustiniano del 1542 con l’ex libris PP. Reformatorum Montissilicis e il timbro del Gabinetto di lettura). Non mancano opere appartenenti un po’ a tutti gli ambienti disciplinari: di geografia, in cui figura Tolomeo con Geografia cioè descrittione universale della terra partita in due volumi nel primo de quali si contengono gli otto libri della Geografia di Cl. Tolomeo…[123], di grammatica, retorica, poesia (come il De arte amandi et De remedio amoris di Ovidio stampato a Venezia nel 1494 per Joannes Tacuinus de Tridino e il Perfectissimus calepinus parvus sive correctissimum dictionarium Caesaris Calderini Mirani del 1770, provenienti dal Convento di San Giacomo, o la Grammatica della lingua latina di Ferdinando Poretti stampato nella terza edizione a Padova nel 1732, proveniente dal convento di San Bonaventura di Bassano e le Prose del Bembo in una delle numerose ristampe, quella veneziana del Vidali, 1575 proveniente dal Convento di S. Corona di Vicenza), curiosità scientifica (come la Sfera del mondo di Alessandro Piccolomini del 1559 e le grande Descrizione dell’Italia di Leandro Alberti del 1577 provenienti entrambi dal Convento di San Francesco di Castelfranco Veneto), di carattere medico (Practica canonica de febribus di Giovanni Michele Savonarola unita agli altri suoi trattatelli de pulsibus, urinis, egestionibus, vermibus, balneis omnibus Italiae, Venezia, Giunta, 1552 proveniente dal convento di San Francesco di Cittadella, di carattere enciclopedico (quale Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo naturale, politico e morale… stampata tra il 1731 e il 1766 proveniente dal Convento di San Giacomo di Monselice) e artistico (il più vasto repertorio di immagini allegoriche adottate dalle arti figurative, L’Iconologia di Cesare Ripa nell’edizione di Donato Pasquardi del 1630, proveniente dal convento dei Santi Simone e Giuda di Padova).
Dall’esame dei volumi emerge quindi una produzione che copre un po’ tutti campi: non ci sono solo volumi di ambito religioso, ma si spazia dalla medicina alla geografia, dalle opere teologiche al materiale devozionale, dalle raccolte agiografiche ai testi riguardanti la storia, la filosofia e la metafisica.
- Donatori privati e acquisti del Gabinetto di lettura
Attraverso l’analisi delle note di possesso hanno ripreso corpo anche le raccolte di diversi donatori privati e secolari. Di alcuni si è già parlato, come Don Andrea Maggia (due voll., una cinquecentina e una settecentina) e l’arciprete di S. Giustina Baldassarre Bellati (51 voll., tra cui si riconoscono: un classico del Seicento, il Cannocchiale aristotelico del Tesauro (Venezia, Baglioni, 1669), due opere di Daniele Concina, la più famosa Della storia del probabilismo e rigorismo, dissertazioni teologiche morali, critiche, nelle quali si spiegano, e dalle sottigliezze de’ moderni probabilisti si difendono, i principii fondamentali della teologia cristiana nella seconda edizione del 1748 e la più impegnativa Theologia christiana dogmatico-moralis (Venezia, 1749-1751), in dodici volumi; tre opere del Gesuita Louis Maimboug, Istoria dell’Arianesimo dalla sua nascita sin al suo fine…, Istoria delle crociate per la liberazione di Terra Santa… e Istoria dell’eresia de gl’iconoclasti, e della traslatione dell’impero nelli francesi; ma anche opere di interesse filosofico come la Filosofia naturale di Alessandro Piccolomini, di carattere geografico quali Il mondo e sue parti cioè Europa Affrica Asia et America del medico e geografo Giuseppe Rosaccio, di carattere scientifico La piazza universale di tutte le professioni del mondo, di Tommaso Garzoni, nell’edizione del 1638, o il trattato De architectura di Vitruvio) le cui opere entrano a far parte del Gabinetto di lettura presumibilmente nel 1857 con il lascito testamentario dell’abate Stefano Piombin, dato che in molti volumi del Bellati compare anche il nome del Piombin.
Tra le altre raccolte pervenute al Gabinetto di lettura, presumibilmente a partire dagli inizi del Novecento e fino al 1939, anno della sua chiusura, spiccano quelle del Cavaliere e avvocato monselicense Francesco Giuseppe Viganò (+1922)[124], (37 voll., la maggior parte manuali di diritto, Codici di procedure penali e civili, prontuari per l’amministrazione degli enti locali e delle province; due dizionari, uno di italiano – latino e l’altro di greco – italiano e infine stupisce vedere, accanto a questa serie di opere di carattere giuridico, lo scrittore di storia militare Felice Turotti con la Storia dell’armi italiane dal 1796 al 1814, due manuali per l’insegnamento nei ginnasi e nei licei e la cinquecentina Opere di Orontio Fineo del Delfinato diuise in cinque parti; arimetica geometria cosmografia & oriuoli …), i cui libri sono contraddistinti dal suo timbro che lo identifica; di Ulderico Bartalucci, di cui non sia hanno notizie biografiche, forse per qualche tempo residente a Cagliari, dato che la città, in alcuni dei volumi, è accanto al nome e alla data (35 voll., per la maggior parte classici della letteratura italiana e straniera di Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Lev Nikolaevic Tolstoj, Victor Hugo ecc…); del Pretore di Monselice e presidente del Gabinetto di lettura nel 1934 Luigi Secco[125] (cinque voll., uno di cui lui stesso ne è l’autore Saggio sul problema dell’interpretazione della legge, due di carattere filosofico, uno sulla storia della colonizzazione francese di Anton Maria Bettanini e uno sull’Arte della memoria di Cetti Carlo); di colui che decise la chiusura del Gabinetto di lettura, il Podestà di Monselice Annibale Mazzarolli (1889-1948)[126], appassionato di storia e autore, tra le altre opere, di una Storia di Monselice[127] (13 voll. di svariati temi, di cui due sono un omaggio di Filippo Tommaso Marinetti, La battaglia di Tripoli : 26 ottobre 1911 e Distruzione : poema futurista) e della moglie del Mazzarolli, la scrittrice e pianista Maria Teresa Ancillotto[128] (dieci voll., di cui due manuali ad uso di licei e ginnasi, due opere di Leopoldo De Rocchi, un’opera sullo studio del diritto romano, due volumi in lingua francese di Victorine Monniot e Il disegno morale della Divina Commedia e di Federico Soldati)..
Non si può certo negare che la biblioteca del Gabinetto di lettura venisse incrementata anche attraverso acquisti, ma questa prassi non era certo abituale perché, come abbiamo visto, il Gabinetto non aveva grandi disponibilità di denaro e, visti i numeri rilevati dalle note di provenienza, si può affermare che la maggior parte del patrimonio librario fosse costituito da donazioni, lasciti e soprattutto provenisse dall’incameramento dei conventi soppressi. La situazione del patrimonio librario descritta nel 1926 nelle sedute di presidenza del Gabinetto di lettura[129] conferma quanto appena detto: la netta preminenza è assegnata ai testi di carattere religioso, teologico e filosofico, a cui fanno seguito i romanzi, le novelle e i racconti. Sono soprattutto questi ultimi ad essere acquistati dal Gabinetto di lettura, come dimostrano i timbri apposti su di essi.
Nel catalogo allegato suddivido i timbri del Gabinetto in 1, 2, 3 e 4: i primi due hanno la stessa forma ovale e si differenziano solamente per l’inserimento in uno di essi dell’indicazione della collocazione, il 3 è di forma rettangolare, anch’esso contraddistinto dalla segnatura e il 4 di forma ovale, ma più schiacciata rispetto ai primi due. Non è raro inoltre trovare, accanto al timbro 1, la
scritta “Proprietà del Gabinetto”. Probabilmente era il metodo adottato dal Sodalizio per contraddistinguere i volumi di sua proprietà prima di cominciare ad adoperare la tecnica della timbratura per evitare la dispersione dei volumi destinati alla sala di lettura e quindi al prestito. Non è da escludere quindi che le opere presenti nel Fondo Antico sprovviste di timbro del Gabinetto di lettura non appartenessero ad esso in quanto, per molti volumi poteva essere concessa solamente la consultazione. Singolare è inoltre il rivestimento di alcuni volumi con copertina rigida su cui è stampata la scritta “Gabinetto di Lettura Monselice” e, incollata ad essa, la controguardia con stampati i diritti delle istituzioni della Federazione italiana delle Biblioteche popolari, che come abbiamo visto, sorge a Milano nel 1908 per volontà del Consorzio delle biblioteche popolari[130].
In ogni caso, se si scorre il catalogo delle opere si scorge la migliore letteratura italiana cinquecentesca, La Gerusalemme conquistata di Bernardo Tasso della Stamperia Viani di Pavia, 1594 e l’Amadigi stampato a Venezia dagli Stoppini nel 1583, l’Arcadia del preclarissimo poeta Messer Iacobo Sannazaro, nell’edizione veneziana del 1576; vi sono poi molte opere di autori latini quali la Grammatica di Aldo Manuzio, stampata a Venezia nel 1586, il De conscribendis epistulis di Erasmo da Rotterdam del 1550, e i famosi i celebri Apophtegmata di Paolo Manuzio in due edizioni, del 1577 e 1596 e altre opere di Cicerone, Virgilio, Ovidio, Vitruvio, Valerio Massimo, Plinio il Vecchio, Svetonio ecc, accanto alle altrettanto celebri Iscrittioni di Paolo Giovio tradotte da Ippolito Orio, 1552 e alla Piazza universale di tutte le professioni del mondo di Tomaso Garzoni, 1585. Si passa poi con il Seicento alle opere di carattere religioso, quali le Bibbie o L’araldo evangelico, che dalle bandiere infernali di Lucifero le anime rubelli al Cielo invita a ritornare sotto gli stendardi gloriosi della soggettione alla corona dell’Onnipotente, opera del padre Angelo Maria Marchesini, in Venezia, appresso Andrea Poletti, 1686, e l’Arca vitalis in qua theologiae moralis margaritae, ex vastissimo, tum theologico, tum canonico oceano diligenter collectae recluduntur di Marco Vidal Veneto, a Venezia per i tipi dell’Ognibene Ferretti, 1650. Di carattere enciclopedico è invece il Compendio historico universale, di tutte le cose notabili già successe nel mondo, dal principio della sua creatione sin’hora di Giovanni Niccolò Doglioni nella terza edizione, stampato a Venezia, Niccolò Misserini, 1605. Nel Settecento si ritrovano Catullo – Tibullo – Properzio, Venezia nel 1797; Giovenale – Persio edito a Padova dalla Stamperia del Seminario del 1705 e poi ancora opere Cicerone, Virgilio, Orazio. Dei letterati italiani si riconoscono le poesie e i versi di Carlo Innocenzo Frugoni o le Rime di Giovambatista Felice Zappi e di Faustina Maratti sua consorte, stampate a Venezia nel 1790, e si fanno strada anche i letterati stranieri, quali Molière con Les oeuvres de monsieur de Moliere del 1741, i Pensieri scelti di Charles Boileau, il Saggio filosofico su l’umano intelletto di John Locke e I principi della legge morale o sia saggio sopra l’uomo di Alexander Pope. Infine tra Otto e Novecento compaiono le opere, soprattutto romanzi, racconti e novelle dei grandi della letteratura italiana: Giosuè Carducci, Francesco Domenico Guerrazzi, Arrigo Boito, Giovanni Verga, Giovanni Pascoli, Emilio Praga, Alessandro Manzoni, Edmondo De Amicis, Ugo Tarchetti, Cesare Cantù, Francesco De Sanctis, Niccolò Tommaseo, Antonio Fogazzaro, Carlo Collodi, Luigi Capuana, Gabriele D’Annunzio, Emilio De Marchi, Giuseppe Giacosa, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Emilio Salgari, Federico De Roberto, Luigi Capuana, Massimo Bontempelli, Giovanni Papini e altri.
Dei 9.464 volumi costituenti il Fondo Antico pochi più di 2.000 sono stati stampati dopo il 1940 e quindi non possono appartenere al fondo del Gabinetto di lettura dato che la sua chiusura è avvenuta nel 1939. Il lascito testamentario più significativo, avvenuto dopo la chiusura del Gabinetto di lettura, è stato quello dell’ammiraglio monselicense Giuseppe Fioravanzo (1891-1975)[131] che, nel 1975, anno della sua morte, decise di lasciare alla città natale il suo patrimonio documentario costituito da circa duemila volumi, quasi tutti sul tema della tattica militare navale, di cui, circa una quarantina, egli ne fu l’autore. Il Fioravanzo fu uno tra i personaggi monselicensi più illustri; nacque a Monselice nel 1891 ed entrò nell’Accademia Navale nel 1909, percorse tutti i gradi di una carriera militare encomiabile fino alla nomina di Ammiraglio di Squadra e combatté in tutti i principali conflitti che insanguinarono l’Europa nella prima metà del secolo (ben quattordici furono le campagne a cui partecipò).
[1] Delibera di Giunta Comunale n. 200 del 01-09-2009
[2] «Rivista Euganea», 28 gennaio 1858
[3] Notizie in G. BELLINI, Sacerdoti educati nel Seminario di Padova distinti per virtù scienza posizione sociale, Padova, 1951, p. 148; L. CARLESSO, “Monselice dall’Unità alla Repubblica” in Monselice nei secoli, a cura di A. Rigon, Monselice, 2009, p. 101; C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit., p. 35
[4] Laureato in teologia, insegnò nel Seminario di Padova storia ecclesiastica, sacri riti e teologia morale. Per un certo periodo presiedette alla biblioteca del Seminario e ebbe anche l’incarico di Esaminatore sinodale. Dei suoi scritti rimane solamente l’opera Theses teologico morales quas in publicam certamen expo nit Franciscus Boaretti, praeceptore et adiutore Andrea Maggia stampata a Padova nella Tipografia del seminario nel 1769. il resto dei suoi manoscritti furono bruciati da lui stesso. Notizie in G. BELLINI, Sacerdoti educati nel Seminario di Padova distinti per virtù scienza posizione sociale, Padova, 1951, p. 234; G. P. FERRARI, Vitae illustrium virorum Seminarii Patavii, Padova, 1799, p. 414 (Tale volume è presente nel Fondo Antico di Monselice coll. 1787)
[5] A. LUCIETTO, Gli epitaffi dell’antica pieve di Santa Giustina, Monselice, 2011, p. 37
[6] C. CARTURAN, Congregazione di carità, ospitale civile, casa di ricovero Monselice : studio storico-amministrativo, Monselice, 1911, p. 428
[7] Cfr. nota manoscritta del volume conservato in FAM Philippi Cluverii Introductionis in vniuersam : geographiam tam veterem quam nouam libri 6. accessit p. Bertij Breuiarium orbis terrarum / Philippi Cluverii. – Venetis : apud Balleonium, 1674. – 465 p. ; 13 cm. COLLOCAZIONE: 320
[8] Stampato nella Tipografia del seminario di Padova nel 1740
[9]Milano : Reale Stamperia, 1806
[10] Fervente patriota, allievo ginnasiale di Stefano Piombin, disinvolto verseggiatore d’occasione, autori di alcuni opuscoli commemorativi o di sapore polemico…espresse la propria fede liberale dando un’adesione fattiva per la fondazione del Gabinetto di lettura nel 1857 e della Società operaia nel 1864. Notizie in R. VALANDRO, Monselice e gli anni del Risorgimento 1848-1866: i fatti e i protagonisti di un evento epocale, Monselice, 2011, Pp. 35-36
[11] Di ingegno versatile , si dilettava di lavori di vario genere. È noto per i suoi scritti inediti sulla storia di Monselice. Fu uomo di notevole importanza a Monselice, promotore e animatore di feste in occasione delle solennità. Notizie in C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense : dall’Unificazione alla Seconda Guerra Mondiale, a cura di F. Rossetto, Monselice, 1990, p. 60
[12] Padova : nella stamperia Conzatti, 1749
[13] Padova : presso Carlo Scappino, 1761
[14] Podestà a Monselice negli ultimi anni della dominazione austriaca e poi sindaco. Notizie in M. CARNIELLO, “Monselice tra Sette e Ottocento” in Monselice: storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Monselice, 1994, p. 315
[15] Venezia : T. Fontana, 1839
[16] Venezia : Giuseppe Picotti, 1819-1826
[17] Coprì molte cariche cittadine e fu sindaco per 24 anni in varie riprese. Notizie in C. CARTURAN, Memorie di sroeia monselicense : dall’Unificazione alla Seconda Guerra Mondiale, a cura di F. Rossetto, Monselice, 1990, p. 61
[18] Di lui non abbiamo notizie, ma potrebbe trattarsi dell’abate di Conselve, in quanto è nominato nell’elenco degli associati all’edizione della Storia Universale provata con monumenti di Francesco Bianchini, pubblicata da Giuseppe Battaggia di Venezia tra il 1855 e il 1827 di cui il Gabinetto possiede la copia donata proprio da Tommaso Tosi.
[19] Eredità Piombin ab. Cav. Stefano in: C. Carturan, Congregazione di Carità, Ospitale civile, Casa di Ricovero, Monselice, Studio storico amministrativo, Monselice, 1911, pp. 405- 410
[20] Notizie in R. VALANDRO, Monselice e gli anni del Risorgimento 1848-1866: i fatti e i protagonisti di un evento epocale, Monselice, 2011, p. 104
[21] Vd. Appendice, Donazione Giovanni Rezzente
[22] Napoli : C. Batelli, 1841-1843
[23] Crema : A. Ronna, 1818-1823
[24] Firenze : Tip. Catelacci, 1839
[25] A. MAZZAROLLI, Monselice. Notizie storiche, Padova, 1940, p. 101
[26] M. CARNIELLO, “Monselice tra Sette e Ottocento” in Monselice: storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Monselice, 1994, p. 301
[27] C. CESCHI, “Una rassegna del patrimonio artistico tra Settecento e Ottocento” in : storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Monselice, 1994, p. 571
[28] R. VALANDRO, Monselice strada per strada: note di toponomastica, Monselice, 1997, p. 218
[29] G. P. FERRARI, Vitae illustrium virorum Seminarii Patavii, Padova, 1799
[30] Cfr. http://www.provincia.padova.it/…/poeti_scrittori_secoli.htm
[31] Per maggiori approfondimenti si rinvia a S. BERNARDINELLO, “I codici della Collegiata di Santa Giustina presso la Capitolare di Padova” in Monselice: storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Monselice, 1994, pp. 547-563
[32] Idem, Origine e fondazioni…, op. cit., p. 1586
[33] Gherli, Fulvio, La scuola salernitana dilucidata : o sia lo scovrimento del vero e del falso, dell’utile e dell’inutile di questa stimatissima opera, per sapersi conservar sano, e prolungare la vita, spiegandosi tutto sul buon gusto moderno opera di Fulvio Gherli. – Venezia : presso Giuseppe Corona, in Merceria, 1733. – [12], 523, [1] p. ; 19 cm.
Aristoteles, Aristotelis Stagiritae Organum hoc est libri ad logicam attinentes : nuper ex optimis exemplaribus Graecis recogniti. – Venetiys : apud Hieronymum Scotum, 1541. – 590 p. ; 16 cm
Biblia utriusque Testamenti : Summa cura ac diligentia & collatione multorum ac emendatissimorum exemplarium, quam casgatissime fieri potuit excussa… Cum indice epistolarum … – Venetiis : Ad Signum Spei, 1544. – (12), 659 c.
; 22 cm.
Benedetto <papa ; 14.>, Sanctissimi domini nostri Benedicti Papae 14. : De Synodo dioecesana libri tredicem in duos tomos distribuiti. – Venetiis : sumptibus Silvestri Gatti, 1792. – (XVI, 296; VIII, 304 p.) ; 26 cm
Contenson, Vincent, R. p. f. Vincentii Contenson … : Theologia mentis et cordis […]; … Editio novissima per utili supplemento de extrema unctione ordine & matrimonio … . Tomus primus [-secundus]. – Coloniae Agrippinae : apud Franciscum Metternich, bibliopolam unter golden Vaagen, 1722. – ([44], 756; [24], 624 p.) ; 35 cm
De Luca, Giovanni Battista, Istituta civile divisa in quattro libri con l’ordine de’ titoli di quella di Giustiniano : del cardinale Giambattista De Luca accresciuta in tutto ciò … dal dottore Sebastiano Simbeni. – In Colonia : a spese di Modesto Fenzo stampatore di Venezia, 1743. – [4], 376 p. ; 24 cm.
Marabotto, Cattaneo, Vita mirabile : e dottrina celeste di Santa Caterina Fiesca Adorna da Genova scritta già da Cattaneo Marabotto … e da Ettore Vernazza […]. – In Padova : appresso Giuseppe Comino, 1743. – XVI, 514 p.,[1] c. di tav. : ritr, ; 19 cm.
Milton, John, Il paradiso perduto ; tradotto da Girolamo Silvio Martinengo. – Venezia : Antonio Zatta, 1801. – 3 v. ( 337 p. ; 373 p. ; 487 p.) ; 32 cm.
Nicole, Pierre, Istruzioni teologighe e morali sopra il simbolo : del signor di Chanteresme. – In Lione : si vende in Venezia da Lorenzo Baseggio, 1765. – 2 v. in 1 (XII, 332; VIII, 400 p.) ; 15 cm.
Sarpi, Paolo, Opere di f. Paolo Sarpi servita … . – In Helmstat : per Jacopo Mulleri, 1761-1768. – 8 v. ; 27 cm
Bartoli, Daniello, Opere del padre Daniello Bartoli della Compagnia di Gesù : distribuite in tre tomi … . Tomo primo [-terzo]. – In Venezia : presso Nicolò Pezzana, 1716. – 3 v. ([22], 825; [10], 934; [8], 818 p.) ; 24 cm.
Savioli, Petri, Thesaurus urbis paduanae : alter apostolicum depositum patavinum … / Petri Savioli. – Patavij : Petri Mariae Frambotti, 1682. – 205, 95 p. ; 24 cm.
Panegyrici diversorum nunc demum recogniti et in lucem editi : Quibus addita sunt argumenta ut cuique facile sit quae uoluerit ea & in Historijs & in cronicis posse reperire. – Venetiis : Adup Gryphios, 1576. – 175 c. ; 16 cm.
Polybius, Historiam libri quinque in latinam conuersi linguam ; Nicolao Perotto interprete. – Florentiae : per haeredes Philippi Iuntae, 1522. – 225 c. ; 17 cm.
Spadafora, Placido, Prosodia italiana : ouero L’arte con l’uso degli accenti nella volgar favella d’Italia accordati dal padre Placido Spadafora … . Ottava impressione. con la giunta nel fine di tre brevi trattati: l’uno della Zeta, e sua variet…; l’altro dell’E, ed O, chiusi ed aperti ; Il terzo della buona, e rea pronuntia, nelle due lingue, italiana e latina. Prima editione napoletana correttiss. … . Pars prima [-seconda]. – In Napoli : nella stampa di Antonio Muzio erede di Michele Luigi. – 2 v. in 1 (414; 344 p.) ; 18 cm.
Feliciano, Giovanni, Explanatio veterum sanctorum Patrum : ab Oecumenio ex diuersis commentarijs collecta in Acta Apostolorum & Epistolas Catholicas. Io. Bernardo Feliciano interprete. – Venetiis : ex officina Stellae, Iordanus Ziletti, 1556. – XL, 497, [31] p. ; 16 cm.
[34] Cfr. F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola e le “sue biblioteche” 1829-2008, Milano , 2013, n. 114 Constitutiones generales Ordinis Fratrum Minorum I (saeculum XIII). Cura et studio fratrum Caesaris Cenci et Romani Georgici Mailleux O.F.M., in «Anacleta Franciscana», 13 (2007), in part. Constitutiones generales Narbonenses (1260)
[35] Le Constitutiones Urbanae hanno una gestazione piuttosto lunga: vengono elaborate nel corso di alcuni capitoli generali tenutisi nel 1617, 1623 e 1625, sotto il generalato rispettivamente di Giacomo Montanari, Michele Misserotti e Felice Franceschini. Solo nel 1628 sono approvate da papa Urbano VIII e promulgate da Felice Franceschini.
[36] Per un maggiore approfondimento dell’argomento si rinvia a F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola e le “sue biblioteche” 1829-2008, Milano , 2013
[37] Ibid., p. 163, note 122-123
[38] F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 210
[39] Cfr. V. RUZZA, Dizionario biografico vittoriese e della Sinistra Piave, Vittorio Veneto, 1992, p. 246
[40] F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 57
[41] Notizie in La biblioteca del convento di San Giacomo in Monselice –Padova : manoscritti incunaboli cinque centine seicentine, a cura di Maria Cristina Zanardi, Vicenza, 2003; F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola … op. cit,, pp. 41-42; AA.VV., I francescani nel Veneto, Vicenza, 1982, p. 105
[42]I canonici regolari di San Giorgio in Alga sono stati un ordine religioso cattolico composto da sacerdoti. Vennero fondati a Venezia alla fine del 1300: ebbero un ruolo fondamentale nel movimento di riforma della vita religiosa che si diffuse nei primi decenni del XV secolo. Vennero soppressi nel 1668. Il 19 novembre 1806 abbiamo notizie di un primo invio da Venezia di libri al monastero di Sant’Anna di Padova, tra cui i 1.093 di San Giorgio in Alga. Notizie in P. LA CUTE, Le vicende delle biblioteche monastiche veneziane dopo la soppressione napoleonica, «Rivista di Venezia», 10 (1929), p. 610; G. CRACCO, La fondazione dei canonici secolari di S. Giorgio in Alga, in “Rivista di storia della Chiesa in Italia”, 13 (1959); http://it.wikipedia.org/wiki/Canonici_regolari_di_San_Giorgio_in_Alga
[43] F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 42
[44] L’incunabolo fu stampato a Venezia nel 1474 per i tipi di F. Renner e Nicolò da Francoforte
[45] Edito a Venezia nel 1494 per i caratteri di Giovanni da Taccuino
[46] Il manoscritto fu donato ai frati del convento francescano di Monselice dal sacerdote Giuseppe Bussonio come si evince dal testamento di quest’ultimo e dalla nota apposta al foglio di guardia recto del codice. Il testamento di Bussonio è in parte edito da C. CARTURAN, Congregazione di carità, ospitale civile, casa di ricovero Monselice… op. cit.,, p. 144.
[47]Notizie in AA.VV., I francescani nel Veneto, p. 101
[48] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 196-203
[49] Notizie in I francescani nel Veneto, op. cit.,, p. 94
[50] F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit., p. 34; Cfr. PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 147-158
[51] P. LA CUTE, Le vicende delle biblioteche monastiche veneziane dopo la soppressione napoleonica, «Rivista di Venezia», 10 (1929)
[52] Notizie in AA.VV., I francescani nel Veneto, Vicenza, 1982, p. 6
[53] F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 40
[54] Notizie in Ibid., p. 33; AA.VV., I francescani nel Veneto, Vicenza, 1982, p. 56
[55] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 205
[56] Ibid., p. 206
[57] Ibid., p. 33; AA.VV., I francescani nel Vene…, op. cit,, p. 95
[58] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, p.158-173
[59] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 37; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p.101
[60] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, p. 174
[61] Ceneda oggi non esiste più, e si riferisce a Vittorio Veneto. Per il convento notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 37; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 92
[62] Ibid., p. 39; Ibid., p. 19
[63] Ibid., p. 42; Ibid., p. 56
[64] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 99-102
[65] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 42; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 103
[66] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 219-229
[67] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 44; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 49
[68] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 111-120
[69] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 44; AA.VV, I francescani nel Veneto… op. cit., p. 63
[70] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 107-121
[71] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 45; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 69
[72] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 107-110
[73] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, pp. 48-49; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 56
[74] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 102-107
[75] A. VECELLIO, I conventi di Feltre. Indagini storiche di don Antonio Vecellio, Feltre, 1898, p. 7-62
[76] AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., pp. 71-72; http://www.tsnadria.it/adria.html; Centri francescani nell’antica diocesi di Adria, a cura del Comune di Rovigo, 1983; PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, p. 238
[77] http://www.diocesi.rovigo.it/seminario/165-seminario-biblioteca-storia.html?showall=1
[78] Ibid., p. 57; http://www.ofmve.it/J25/index.php?option=com_content&view=article&id=74&Itemid=174
[79] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, p. 196
[80] F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 32; AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 105;
[81] PIETRO ANTONIO DA VENEZIA, Historia serafica, pp. 229-238
[82] Loc. cit.
[83] AA.VV., I francescani nel Veneto… op. cit., p. 90; http://www.fraticonegliano.it/storia-del-convento
[84] Ibid., p. 25
[85] I francescani e la politica: atti del convegno internazionale di studio, a cura di Alessandro Musco, Giuliana Musotto, Palermo, 2002, , p. 45
[86] Ibid., p. 86; La visita pastorale di Federico Manfredini nella Diocesi di Padova (1859-1865), Roma, 1970, p. 289
[87] Ibid., p. 60; http://www.mariadinazareth.it/europa%20cristiana/santuario%20santa%20maria%20delle%20grazie.htm
[88] Notizie in G. MANTESE, Il Seminario e la vita religiosa vicentina negli ultimi cent’anni, Vicenza, 1954; F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, pp. 35-36; http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Corona#cite_ref-6
[89]. Notizie in L. GARGAN, Lo studio teologico e la biblioteca dei domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova, 1971; C. GASPAROTTO, Il convento e la chiesa di Sant’Agostino dei Domenicani in Padova, Padova, 1967; http://www.stil-novo.it/03_padova/04_mirabilia.php?modo=&scala=&ord=&a=31&a=36
[90] Notizie in V. BARICHELLA, Cenni cronologici della chiesa di Santo Stefano in Vicenza, Vicenza, 1895
[91] G. MANTESE, Memorie storiche delle chiesa vicentina, vol. 4, Vicenza, 1974, p. 484
[92] Loc. cit.
[93] A. MIOTTI, Chiese e conventi di Vicenza: la dispersione del patrimonio pittorico nel periodo napoleonico, tesi di laurea, relatore G. Mariani Canova, Padova, 1981
[94] Notizie in R. CONTE, La chiesa e il convento di San Gaetano a Padova, Padova, 2009
[95] Cfr. R. CONTE, La chiesa e il convento di San Gaetano a Padova, Padova, 2009, p. 34
[96] Notizie in La chiesa di San Nicola da Tolentino a Venezia: storia, arte e devozione, a cura di A. Manno, Saonara, 2012; http://csi-multimedia.it; P. LA CUTE, Le vicende delle biblioteche monastiche veneziane dopo la soppressione napoleonica, «Rivista di Venezia», 10 (1929)
[97] Notizie in Monte Rua: l’eremo e gli eremiti camaldolesi: cenni di storia e spiritualità, Torreglia, 1992
[98] C. TOSATTO, Eremo di Monte Rua: richiami di storia e di spirito, Padova, 1980
[99] http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_civico_Luigi_Bailo
[100] http://www.treccani.it/enciclopedia/ludovico-barbo_(Dizionario-Biografico)
[101] F. CAVAZZANA ROMANELLI, “Distribuire le scritture e mettere a suo nicchio”. Studi di storia di archivi trevigiani, Treviso, Ateneo di Treviso, 2007, p. 89
[102] Notizie in A. M.SPIAZZI, La Chiesa degli Eremitani a Padova, Milano, 1993; http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_degli_Eremitani
[103] R. MONETTI, Eremiti di Sant’Agostino nel Trecento Veneto. Studia, vita religiosa e società nei conventi di Padova e Treviso, Dottorato di ricerca in Scienze storiche e antropologiche, (2008-2010); http://www.univr.it/documenti/AllegatiOA/allegatooa_17423.pdf
[104] Crf. L. GARGAN, Libri di teologi agostiniani a Padova nel Trecento, in «Quaderni per la storia
dell’Università di Padova», 6 (1973), pp. 1-23 , pp. 1-23
[105] Ibid., p. 19
[106] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, p. 49; G. RAVEGNANI, Le biblioteche del Monastero di San Giorgio Maggiore, con un saggio di Nicola Ivanoff sulla decorazione della biblioteca di San Giorgio Maggiore, Firenze, 1976; http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Giorgio_Maggiore
[107] http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Giorgio_Maggiore
[108] http://venezia.myblog.it/2013/08/16/temp-2a4241b59c61f1b8985ae07e327eedb0-5602673/
[109]Notizie in G.M. PIVETTA, Notizie sul monastero de’ padri benedettini cassinesi di Santa Maria di Praglia fra colli Euganei, Padova, 1831; http://www.venetofacile.it/en/experiences/monasteri-ed-eremi
[110] Notizie in F. BENEDETTI, La biblioteca francescana di San Michele in Isola… op. cit, pp. 49-50; G. CANTON ALZATI, La biblioteca di Santa Giustina di Padova: libri e cultura presso i benedettini padovani in età umanistica, Padova, 1982
[111] http://guidagenerale.maas.ccr.it/GuidaGenerale.aspx?dns=hap:localhost/repertori/SP183790
[112] Cfr. La Diocesi di Vicenza, 1981: panorama storico organizzativo della Diocesi e delle Parrocchie al primo gennaio 1981: stato personale del Clero al 30 novembre 1981, Vicenza, 1981
[113] La visita pastorale di Enrico Manfredini nella Diocesi di Padova (1859-1865), a cura di M. Piva, Roma, 1971, p. 67
[114] Nel necrologio dei frati Francescani se ne riscontrano 8, morti tra il 1528 e il 1841
[115] Nel necrologio dei frati Francescani se ne riscontrano 4, tra il 1648 e il 1843
[116] Nel necrologio dei frati Francescani se ne riscontrano 5, tra il 1741 e il 1856
[117] P. LA CUTE, Le vicende delle biblioteche monastiche veneziane dopo la soppressione napoleonica, «Rivista di Venezia», 10 (1929), p. 610
[118] Ibid., p. 625
[119] Ibid., p. 626
[120] Ibid., p. 627
[121] Ibid., p. 629
[122] Ibid., p. 630
[123] Venetia : appresso Gio. Battista & Giorgio Galignani, 1598
[124] Provenne da Venezia intorno al 1855. Coprì molte cariche, tra cui quella di sindaco della città di Monselice dal 1909 al 1912. Notizie in C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit., p. 60
[125] Pretore a Monselice nei primi anni Trenta del Novecento. Scrisse un opuscolo filonazista Hitler visto da un italiano (Padova, 1934). Notizie in T. MERLIN, “Il ventennio fascista” in Monselice…op. cit., p. 343; L. CARLESSO, “Monselice dall’Unità alla Repubblica” in Monselice nei secoli…op. cit., p. 108; C. CARTURAN, Memorie di storie monselicense…op. cit., pp. 148-149
[126] Nasce a Monselice il 25 dicembre 1889. Consegue la laurea in ingegneria. Si dedica da subito alla vita amministrativa e dal 1927, per sedici anni, copre la carica di Podestà a Monselice. Notizie in R. VALANDRO, Monselice strada per strada…op. cit., pp. 210-211
[127] A. MAZZAROLLI, Storia di Monselice, Padova, 1940
[128] Appartenente alla Padova bene, alla famiglia del famoso aviatore della prima guerra mondiale. Scrisse: L’Accademia Delia : Notizie storiche e biografiche dei cavallerizzi (1608-1931), Padova, 1931; Figure d’arazzo, Padova, 1966; La maestra e il discepolo (Ipazia-Sinesio), Padova, [1963]
[129] Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura 14 aprile 1926, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1
[130] Primo, non leggere: biblioteche e pubblica lettura in Italia dal 1861 ai nostri giorni, a cura di G. Barone, A. Petrucci, Milano, 1976, p. 81; Leggere obbedire combattere – Le biblioteche popolari duranti il fascismo a cura di M. L. Berti, Milano, 1991, p. 35
[131] W. POLASTRO. Giuseppe Fioravanzo in Dizionario biografico degli italiani, XLVIII, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1997, pp. 114-116
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