Monselice 1938. Dalla guerra di Spagna alle leggi razziali

Cap. II

ANNO 1938. DALLA GUERRA  DI  SPAGNA ALLE LEGGI RAZZIALI

 fa parte del libro

Monselice nella seconda guerra mondiale. Storie di soldati di donne e di partigiani dalla monarchia alla repubblica, disponibile in formato PDF  [clicca qui…]

 


Il nuovo anno si annunciò con una brutta ondata di gelo che colpì l’Europa. La temperatura raggiunse, a Monselice, anche 10 gradi sotto zero. Per agevolare i più bisognosi l’ECA (Ente di Assistenza Comunale) iniziò la distribuzione ai poveri di quasi 500 minestre gratuite al giorno. Nelle frazioni ogni mercoledì veniva consegnata ai bisognosi un po’ di farina, mentre per quelli del centro, il giorno ‘della farina’ era il giovedì.

Anche il podestà interveniva per alleviare il disagio della popolazione disponendo “affinché gli ‘assistiti’ potessero acquistare il pane a 120 £. al kg anziché a 160, mentre i più  indigenti e gli individui soli potevano avere un pasto caldo tutti i giorni e, con l’aggiunta di pochi centesimi, anche una minestra sana, abbondante e ristoratrice presso le cucine economiche allestite in città”. Complessivamente alla fine del mese di febbraio 1938 furono distribuite dall’ECA 24.965 minestre, 104 quintali di farina di granoturco e 35 quintali di pane. Le famiglie assistite furono 516, corrispondenti a 2.452 persone.

 

La befana fascista e le ‘odiose’ istruzioni invernali

Per la ricorrenza della befana il regime, come da tradizione, si mobilitava. “Come ogni anno – precisa il “Gazzettino” – i bimbi del popolo si sono riuniti con i genitori nella casa del Fascio per ricevere i doni che le gerarchie hanno preparato per loro”. Alla distribuzione dei circa 200 pacchi erano presenti le autorità del paese: Primo Cattani (vice federale), Giorgio Rebecchi (consultore), Luigi Altieri (vice podestà), Lea Tassoni Ravaglia (segretaria Fascio femminile), Lidia Morra (segretaria massaie rurali), le signore Lea Malipiero e Sissivira Albanes. I pacchi dono erano offerti dalla contessina Oddina Arrigoni degli Oddi e dalla nobildonna Maria Teresa Ancilloto (moglie del Mazzarolli) e tanti, tanti altri […].

Anche il podestà si lasciò contagiare dal clima natalizio; per ricordare la memoria del fratello Francesco fece costruire in località Carrubbietto “due case popolari al fine di procurare alle famiglie meno abbienti una casa modesta ad un prezzo convenientissimo”. Contribuì alla costruzione delle nuove abitazioni la società ‘Esercizio Cave’ donando il materiale ottenuto dalla demolizione di un vecchio edificio denominato Ca’ Orologio, situato vicino alla cappella di San Biagio.

Terminate le feste, il comandante della MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) invitò i militi a presentarsi presso la casa del Fascio per le istruzioni invernali. La nota precisava, maliziosamente, che si dovevano presentare, di domenica alle 8, anche quelli sprovvisti di divisa. I fascisti monselicensi non gradivano le adunanze del regime  e ogni scusa era buona per non parteciparvi.

Il 12 gennaio Giorgio Rossetto veniva nominato vice comandante della GIL, mentre a Giorgio Rebecchi, già ispettore federale della 11^ zona, fu affidato l’importante incarico di segretario del Fascio di Monselice. Gli uomini del Duce a Monselice erano in quel periodo: Antonio Turetta vicesegretario, rag. Aldo Toso segretario amministrativo, Mario Meneghini vice comandante GIL, rag. Resio Rizzati comandante dei giovani fascisti, prof. Attilio Chiandussi comandante avanguardisti e balilla, Luigi Altieri vice podestà, Romolo Turra comandante del presidio CN; tutti potevano, infine, contare sull’appoggio di  tre autorevoli membri: l’avv. Angelo Schiesari, lo scultore Luigi Boldrin e il rag. Rodolfo Businaro.

 

Il Gabinetto di lettura

Il Gabinetto di Lettura, fondato nel 1857, di fatto non esisteva più ed era diventato secondo il Mazzarolli, una “sottosezione dell’istituto di cultura fascista di Monselice”. Organizzava comunque diversi eventi culturali. L’8 febbraio 1938, ad esempio, programmò “un magnifico concerto con la soprano Trieste Ghiotti di Bassano del Grappa, che cantò con perfetta arte e con buoni mezzi vocali alcune romanze: Turandot e Tosca”.

Moltissimi furono invece i monselicensi che presero a prestito i libri dalla Biblioteca cattolica circolante. Complessivamente le opere messe in circolazione furono oltre 3.000, tanto che i dirigenti pensarono di renderla sempre più attraente e dilettevole, “rivolgendo l’appello a tutte le buone persone, che avessero in casa dei libri già letti, di concorrere offrendoli in dono alla biblioteca cattolica”. Evidentemente, venendo meno l’istituzione pubblica, i monselicensi si rivolsero a quella parrocchiale.

 

Marinetti e il futurismo monselicense

Il 15 gennaio 1938 arrivò a Monselice l’ideologo del futurismo Filippo Tommaso Marinetti per visitare la 3° edizione della mostra intitolata “Arte futurista”, allestita dal gruppo Savarè. Marinetti fu accolto con una lunga acclamazione attorniato dai pittori Forlin, Fasolo, Cagliato, Valeri e Scarso. Il successo per gli artisti monselicensi fu enorme e le loro opere furono successivamente esposte alla mostra di aeropittura allestita a Milano nella galleria del ‘Milione’ e alla 21° Biennale veneziana. Le cronache precisano che a Venezia Forlin espose il celebre Ritratto sintetico di Mussolini e Fasulo La battaglia di Sassabanek, “mirabile documento dell’eroismo italiano in Africa orientale”. Il 20 novembre 1938 Forlin andò a Cagliari per organizzare in Sardegna un nuovo gruppo futurista denominato  Sant’Elia.

 

Associazione Nazionale famiglie numerose

In quei mesi si costituì a Monselice anche “l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose” allo scopo di favorire l’incremento delle nascite. All’associazione potevano iscriversi i capifamiglia che avevano a carico 7 o più figli. Fatti i conti, le famiglie con tali caratteristiche erano 232, “ma si prevedeva che raggiungano il numero di 300”, commentava, orgoglioso, il segretario dell’associazione. Le famiglie più numerose erano quelle di Celestino Fioravante di 61 anni e di Zerbetto Antonio di 69 anni: entrambe erano composte da 14 figli.  Era attiva anche a Monselice “L’Opera Nazionale per la Maternità e l’Infanzia” (ONMI) che aveva il compito di assistere le famiglie in difficoltà.

 

I sindacati fascisti

Particolarmente dinamico era anche il sindacato agrario fascista, ospitato anch’esso presso la casa del Fascio. Il 16 febbraio ebbe luogo l’assemblea dei lavoratori dell’agricoltura alla quale parteciparono quasi 800 contadini, in rappresentanza degli oltre 1.668 tesserati. I sindacati agrari agevolavano i braccianti nei rapporti con i proprietari terrieri, fissando salari e compensi. Tra i loro compiti, assai criticato era l’avvio al lavoro (d’autorità) dei lavoratori agricoli disoccupati presso le maggiori aziende locali: furono 430 nel 1939 per un totale di 5.507 giornate di lavoro.

I sindacati dovevano, tra l’altro, ‘convincere’ i braccianti agricoli ad andare a lavorare, per qualche mese, in Germania. Ritorneremo spesso su questo argomento perché i cobelligeranti tedeschi chiesero e favorirono la partenza per la Germania di migliaia di lavoratori italiani  da occupare nelle fabbriche o nelle campagne tedesche. In un primo tempo gli emigranti erano ben pagati, ma poi nel corso della guerra le agevolazioni sparirono. Per risolvere il problema, i gerarchi fascisti ricorsero alla compilazione di ‘liste forzose’, includendovi, sempre più spesso, anche gli oppositori al regime.

 

La festa di San Valentino e i ladri sul Bisatto

Il 14 febbraio, per la festa di  San Valentino, accorsero nell’esedra delle ‘Sette Chiesette’ centinaia di ragazzini con le loro mamme. Verso le 14 si aggiunsero i bambini e le fanciulle delle scuole, accompagnati dai loro insegnanti. Salirono lassù, dove assistettero ad una funzione ed alla benedizione presso la chiesetta di San Giorgio. Come da tradizione, furono consegnate ai bimbi le chiavette portafortuna. Assai preoccupato era Sebastiano Bacelli che, proprio in quei giorni, denunciava ai carabinieri che ignoti erano entrati nella sua barca, ormeggiata sulle rive del Bisatto, tra il ponte di ferro e quello della Pescheria, rubando ben 240 sacchi di iuta per il valore di 1.500 £. I carabinieri al comando del maresciallo Giuseppe Stella arrestarono poco dopo i colpevoli: Alfredo Piva di Natale, Giuseppe Guglielmo, Ernesto e Arturo Bettio.

 

Anche due monselicensi morirono in Spagna

Nel marzo 1938 Hitler procedeva all’occupazione dell’Austria, annettendola subito alla Germania. La guerra in Europa era oramai alle porte e a poco servirono i tentativi di evitarla. In Spagna nel frattempo continuava la guerra civile che costò la vita anche a due monselicensi Raffaele Ravaglia e Inos Ferraro che combatterono con le truppe franchiste. Riportiamo le cronache del tempo.

<< Ravaglia partì per la Spagna con i primi scaglioni di volontari e prese parte a tutte le azioni legionarie, da Malaga a Santander. All’inizio dell’avanzata in Catalogna era stato assegnato […] ai reparti celeri di pronto soccorso, ma desideroso di ritornare in combattimento, si presentò al comando, affermando  di essere cugino del carrista Zanardo, rimasto ferito in un combattimento, chiedendo di sostituirlo sul carro armato rimasto sguarnito. La richiesta fu accolta e il sergente maggiore Ravaglia montò sul carro n° 9; il 26 marzo 1938 sulla strada Ia Codonera Formoles,  sotto il fuoco micidiale dei pezzi anticarro degli avversari,  il carro n° 9 si fermò per accogliere a bordo il superstite d’un altro carro armato distrutto. Una volta fermo, diventò bersaglio preciso. Due scoppi lacerarono le lamine e il carro venne distrutto. Nonostante i generosi sforzi dei camerati, che lo volevano recuperare ad ogni costo, rimase nelle mani dei rossi e scomparve nelle loro retrovie. Questa la sorte di Raffaele Ravaglia, ventitreenne>>.

 Inos Ferraro, invece, era nato il 15 gennaio 1911 ad Este. Morì in Spagna in seguito a ferite multiple al petto e alla testa, provocate da uno scoppio di granata mentre assaliva le “truppe rosse marxiste”. Fu sepolto ad Alcaňiz – tomba n° 73.

Il pluridecorato Renato Zanardo

Durante i combattimenti nella terra spagnola, con il grado di caporal maggiore dei carristi, rimase ferito il monselicense Renato Zanardo al quale furono attribuiti  durante e dopo la guerra ‘speciali onori’. Per le sue azioni militari fu decorato con due medaglie al valor militare concesse dal re e dal generalissimo Franco “quasi a simboleggiare l’unione tra il nostro paese e la Spagna insorta, contro il pericolo bolscevico”. I giornali del tempo così descrivono le sue gesta:

<< Zanardo è figlio di buoni ed onesti operai. Simpatico tipo di audacia spregiudicata e burlona, prese parte alla guerra di Spagna quale caporal maggiore carrista >>.

Per le sue eroiche azioni si guadagnò sul campo la medaglia d’oro ed una di bronzo al valor militare con la seguente motivazione :

<< Carrista, si lanciava sopra un ponte travolgendo chi ne preparava la distruzione. Entrato in Oliete (Aragona) mitragliando il nemico, fu colpito da una bomba che gli sfracellava la mano destra. Solo dopo fugato l’avversario inseguendolo al di là del paese malgrado la grande perdita di sangue, riconduceva alcuni chilometri indietro il proprio carro sul luogo di raduno, agitando in segno di giubilo per la vittoria riportata, la mano stroncata. Sceso dal carro si faceva recidere la mano con freddo stoicismo, rimanendo in piedi e dicendo a chi lo elogiava: “Qualunque carrista avrebbe fatto lo stesso”. Ad operazione e fasciatura compiuta fumava impassibile una sigaretta da lui chiesta in premio del suo atto. >>    Datato Spagna, 11 marzo 1938.

 

La morte di D’Annunzio

Il 2 marzo 1938 il prefetto Celi con un telegramma comunicava che “per la morte Gabriele D’Annunzio negli edifici pubblici, da stamane fino tramonto tre marzo, dovrà essere esposta la bandiera in segno di lutto”. Peccato però che lo stesso prefetto, con una nota riservata indirizzata al podestà, consigliava di non commemorare il grande poeta: “Poiché D’Annunzio è troppo grande per poter formare oggetto di tali consuete manifestazioni, prego provvedere perché iniziative eventualmente promosse non abbiano per il momento seguito”.

Ma non era possibile contenere il ‘dolore’ per il grande ‘vate’ e anche a Monselice il 5 marzo, si svolse una speciale commemorazione tenuta dalla prof.ssa Turolla, nell’ambito delle iniziative previste per la “Settimana della Giovane”. Le manifestazioni per il grande poeta si rinnovarono il 16 maggio allorquando “con 2 torpedoni, un centinaio di giovani e ‘piccole italiane’ dell’istituto magistrale “Poloni”, con le insegnanti e la vice ispettrice della GIL, sig.ra Gina Malipiero Turra, effettuarono una bellissima gita a Gardone, dopo aver reso omaggio alla tomba di Gabriele D’Annunzio. Lungo il tragitto, sia d’andata che di ritorno, non mancarono i canti patriottici”.

 

Le massaie rurali e il ruolo delle donne

Il 10 marzo 1938, nella sala teatrale del dopolavoro ferroviario, ebbe luogo una conferenza delle massaie rurali e donne fasciste di Monselice sul tema “I compiti della massaia rurale”, tenuta dalla sig.ra Lidia Morra, ma sulla bocca di tutte c’era sicuramente la notizia del parto gemellare della ventinovenne Assunta Bertin alla quale il Duce erogò un premio di 800 £. per aver dato alla luce “due vispe bimbette”. Il 23 giugno lo stesso compenso venne inviato dal prefetto alla casalinga Emma Baratto, moglie dell’operaio Giovanni Bovo (della Stortola) “per aver dato alla luce – anch’essa – due vispi bambini”.

Meno fortunata la massaia Maria Magon alla quale rubarono 40 grosse galline del valore di 450 £. Pochi giorni dopo la propaganda fascista propose, presso la casa del Littorio, la 4^ lezione di “Educazione della donna alla vita coloniale” con l’intervento della sig.ra Lea Ravaglia, seguita da una relazione “Sull’igiene della casa”, prodotta dall’ufficiale sanitario comunale dr. Scipione Morra.

Dopo le donne vennero coinvolti anche i bambini. L’11 marzo venne organizzata la Festa dei piccoli all’asilo infantile Tortorini. “Erano presenti le maggiori autorità cittadine: il Presidente dell’istituzione Agostino Soldà, il vice presidente Sofia Braggion, il sig. Augusto Sigolo e le signore Sgaravatti, Lina Barbieri, Rosa Businaro Altieri, Maria Schiesari, nonché la segretaria del Fascio femminile Lea Tassoni Ravaglia. Furono distribuiti 80 grembiulini ai piccoli più poveri i quali in segno di gratitudine offrirono uno spettacolo agli intervenuti cantando una canzone nella quale espressero parole di ringraziamento e di gratitudine, in modo particolare alla sig.ra Lyda Borrelli in Cini, sempre pronta ad ogni opera di bene”.

L’opera assistenziale del regime, per il 1938, si completò con la decisione del comitato dell’ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia), presieduto dal comm. Antonio Sgaravatti,  di fornire gratuitamente pane e latte per i neonati poveri del comune, accogliendo tutte le domande presentate dalle famiglie in difficoltà.

Tutte le lavoratrici erano obbligate ad iscriversi al partito fascista, la tessera costava 2,50£., naturalmente non tutte rispettarono l’imposizione, come vedremo fra breve.

 

Progetti per il rilancio del turismo e l’ammodernamento della città

Tra i problemi dibattuti sui giornali, il più originale riguardava l’incentivazione del turismo locale. Un progetto ambizioso prevedeva il rimboschimento del lato nord della Rocca per “offrire ai frettolosi viaggiatori un superbo panorama e interessarli ad una sosta; inoltre, specie nella stagione estiva, i nostri figli potrebbero respirare aria buona, sana, ristoratrice, lungi dai pericoli del traffico”. La segretaria del Fascio, d’accordo con la milizia forestale, studiò il problema per poi prendere accordi diretti con i due proprietari della Rocca: il Cini e il Balbi Valier.

Il 9 marzo 1938 iniziarono i lavori di sistemazione dei marciapiedi lungo le vie principali della città: dal campo della fiera fino a piazza San Marco. La direzione era affidata all’ingegnere comunale Guido Antenori.

 

Gli agonali della cultura (gare sportive e culturali giovanili)

Assai curata era la formazione ‘politica’ dei bambini: a sei anni giuravano fedeltà al Duce e subivano, per tutti gli anni di scuola, una propaganda massiccia che si riassumeva negli slogan “Credere Obbedire Combattere” o “Libro e moschetto, fascista perfetto”. I testi scolastici erano ridondanti di omaggi a Mussolini e davano ampio spazio alle conquiste inarrestabili della “rivoluzione fascista”. I fanciulli seguivano un percorso educativo obbligato: prima erano inquadrati nei “Figli della Lupa!”, poi “Balilla”, “Moschettieri”, “Avanguardisti” e “Giovani fascisti”. Tutti vestivano con ingenuo orgoglio le divise fasciste e partecipavano con giovanile entusiasmo alle sfilate, ai raduni, alle gare, ai campi Dux e agli “agonali” della GIL. In questo particolare contesto educativo pochi di loro potevano assumere un atteggiamento critico nei confronti del regime.

Anche a Monselice, come in tutti i comuni d’Italia, si realizzarono numerose iniziative di indottrinamento destinate ai giovani, tra le molte, ricordiamo gli “agonali” della cultura della GIL che si svolsero il 22 marzo 1938 presso la scuola femminile “Anna Buggiani”. La commissione giudicatrice dei giovani che si cimentarono in gare sportive e culturali era composta dal prof. Attilio Chiandussi, dalla CN Cimos Cipriani e da Guerrino Bovo; invece le giovani e le piccole italiane furono valutate dalla vice ispettrice Gina Turra e dalle prof.sse Vincenzina Turolla e Eugenia Sarollio. Negli anni successivi le ‘prove’ dei piccoli fascisti monselicensi si susseguirono con ritmo crescente. Tutti saranno presenti, perfettamente schierati, all’arrivo del Duce a Monselice avvenuto il 10 ottobre 1940.

Il 14 maggio 1938 toccò ai giovani avanguardisti moschettieri monselicensi dare prova della loro abilità ginnica, tanta cara al regime. Le imminenti gare provinciali furono il pretesto per numerosi addestramenti che si svolsero per il centro cittadino, con la guida del prof. Chiandussi. “Sfide sportive, gare ed evoluzioni militari, eseguite rigorosamente al passo romano, misero in luce la perfetta sicurezza nell’esecuzione dei movimenti”, riporta la stampa del tempo. Il 19 maggio si svolse l’attesa gara provinciale a Padova:

<< I nostri avanguardisti moschettieri della XII legione “G. Ancillotto” ottennero la meritata vittoria, che fu netta e significativa. Ardue si presentavano le prove a cui avrebbero dovuto partecipare, ma i nostri baldi giovani, sapientemente educati dal loro comandante, le superarono con impegno degno del maggior elogio >>.

 

Gli anniversari fascisti

Il 23 marzo “la città ammantata di tricolori, al suono della campana civica rintoccante le ore 18, festeggiò il 19° anniversario della fondazione del Fascio”. Il giorno dopo Giuseppe Bruno intervenne in una pubblica manifestazione sul significato della cerimonia e la prof.ssa Vincenzina Turolla “con parola facile e persuasiva rievocò la fausta data, esaltando la forza animatrice del Duce”.

Mentre Monselice era in festa, i soliti ignoti erano al lavoro. Assai arrabbiato doveva essere l’agricoltore Ilario Gravedin, abitante in via Fragose, quando scoprì il furto di un po’ di farina che teneva in casa. Sicuramente dello stesso umore era l’agricoltore Giovanni Brigato di Marendole quando accertava che i ladri gli avevano rubato 10 galline e ben 13 anatre.

 

Partenza degli operai per la Germania e la Libia

Il 27 marzo 1939 partirono 130 operai destinati ai lavori agricoli in Germania. Durante le riunioni preliminari erano intervenuti “due rappresentanti della Germania nazista che avevano voluto precisare che i lavoratori destinati alla loro terra sarebbero stati accolti fraternamente dai camerati tedeschi e con la più larga ospitalità immaginabile”. Il giorno della partenza mons. Gnata celebrò una messa per gli operai in partenza sottolineando:

<< che il lavoro italiano in ogni dove ha sempre lasciato buon ricordo del suo indefesso lavoro e della sua capacità costruttiva >>.

 

Alla fine della funzione religiosa l’alto prelato regalò ad ognuno, come suo ricordo personale, un’immagine sacra benedetta. Anche le donne erano gradite nei paesi teutonici. Il 1° aprile presso la casa del Fascio, si svolse una cerimonia riservata alle 12 operaie in partenza per la Germania, “improntata al più puro cameratismo; alle lavoratrici furono offerti dolci, frutta e generi alimentari, il tutto in una bellissima borsetta”.

L’altra meta per i lavoratori italiani era la Libia, conquistata dalle truppe italiane nel 1912. Il 26 agosto 1938 nella casa del Fascio fu organizzato un incontro con i rappresentanti del “Commissariato per l’Emigrazione e la Colonizzazione del governatorato della Libia” al quale parteciparono alcune famiglie contadine della zona. Dopo le necessarie informazioni accettarono di andare a lavorare in Africa Crivellaro Carlo, Bettio Antonio, Barolo Natale, Bortolami Pietro e Cavestro Sante. Ma il tragico esito della guerra interromperà i loro sogni e quasi tutti tornarono a Monselice, dopo qualche anno, poveri ed umiliati.

 

Propaganda,  sport e il passaggio della “Mille Miglia”

Nella primavera del 1938 le iniziative di propaganda del fascismo furono numerose in tutto il territorio nazionale e, naturalmente, anche a Monselice. Il 31 marzo, ad esempio, tutta la popolazione di Monselice radunata in piazza volle:

“riudire l’incisa voce del Duce che parlava al senato riguardo ai bilanci militari. I monselicensi, orgogliosi e fieri, alla fine avevano tutti negli occhi i segni della più grande soddisfazione. Da ogni parte vi furono acclamazioni per il fondatore dell’impero”.

Per raggiungere i giovani della periferia, l’Amministrazione comunale deliberò di dotare le scuole elementari delle frazioni di una radio, “per far sì che possa essere seguito lo svolgimento dei programmi scolastici che periodicamente sono tenuti a cura dell’ente radio–rurale, con sensibile vantaggio per l’insegnamento sia dal lato didattico che da quello educativo ed istruttivo”.

Il 3 aprile fu istituito un regolare servizio di autobus con Venezia, ma sicuramente suscitò altrettanto interesse il passaggio della 12^ edizione della “Mille miglia” per Monselice. Migliaia di appassionati attesero l’arrivo delle rombanti automobili, alcuni perfino sui platani della statale. Il posto più ‘interessante’ era però presso la curva dell’ospedale dove gli spericolati piloti, traditi dal fondo stradale assai sconnesso, finivano regolarmente nel fosso, tra il giubilo generale.

Il 20 maggio 1938 passò per Monselice anche il 26^ giro d’Italia, per la disputa della 12^ tappa da Ravenna a Treviso, per un totale di 199 chilometri. Viva l’attesa nell’ambiente sportivo, anche se i ciclisti passarono alle ore 14, sotto un vero diluvio di pioggia, salutati dai pochi coraggiosi spettatori.

Il 31 maggio ancora giochi sportivi nel campo di calcio di via Garibaldi. L’occasione era la cerimonia della 12^ leva fascista. Erano presenti circa 3.000 persone: ecco la sintetica cronaca che ben rappresenta il particolare momento storico.

“Nel bellissimo campo erano schierati in perfetto ordine gli alunni delle scuole elementari maschili e femminili. Radiotrasmesso da Roma, giunse l’ordine dell’alza bandiera che venne subito eseguito, mentre tutti gli organizzati erano sull’attenti e il reparto della milizia si presentava in armi.”

 Il 21 luglio iniziò nel foro boario di Monselice la fiera estiva del bestiame. Il ‘campo’ era occupato da circa 200 capi fra buoi, vacche e vitelli e da oltre 300 tra equini, cavalli, muli ed asini. Nel frattempo “nella villa della contessa Giorgia Massa Cini, posta sul Montericco, la cameriera notava nell’ombra un individuo le cui intenzioni erano truffaldine. Vistosi scoperto, l’uomo, per liberarsi della domestica le assestava un pugno provocandole contusioni al torace guaribili in 2 settimane”.

 

Le patronesse dell’asilo “Tortorini”

Il comune doveva nominare ogni due anni un comitato di patronesse, “a cui affidare la cura di vegliare il migliore andamento dell’asilo e di suggerire tutto ciò che possa essere vantaggioso ai fanciulli”. Nel mese di marzo fu rinnovata la piccola commissione e sostituite Lidia Borelli (moglie del Cini), Margherita Marcuri (moglie dello Sgaravatti), Margherita De Marci e la contessina Arrigoni degli Oddina con Sofia Pelà, Giuditta Caramore, Maria Deganello e Nidia Scorpio. Le nuove elette erano il fior fiore delle nobildonne monselicensi, tutte di provata fede fascista.

 

Leggi razziali ed ebrei a Monselice

Il 3 agosto 1938 furono introdotte, anche in Italia, una serie di leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei. Le norme approvate esclusero gli israeliti da qualsiasi ufficio pubblico, limitandone l’attività professionale e vietando i matrimoni misti. Tra le varie misure alcune riguardavano l’interdizione dalla proprietà e dalla gestione di aziende con più di cento dipendenti, il divieto di frequentare scuole di ogni ordine e grado, l’estromissione dall’esercito e dalla pubblica amministrazione.

In quei anni risiedevano a Monselice tre ebrei. Ulmann Virginia, nata a Padova nel 1872, vedova dell’ariano Brunello Luigi, residente in via Branchini 7 (morirà il 12 gennaio 1943);  Zevi Carmen, nata a Ferrara nel 1897, coniugata all’ariano Scarso Vincenzo, residente in via Battisti 6;  Romanelli Giuseppe, nato a Monselice il 10 aprile 1912.

Il provvedimento che limitava la proprietà degli ebrei fu applicato anche a Monselice. Da una nota del 3 febbraio 1944, inviata al commissario dei beni ebraici di Padova, apprendiamo che ai fratelli Trieste, di religione ebraica, furono sequestrati tutti i beni (terreni ed edifici) e affidati in custodia all’ex-amministratore Stefano Nin.

Anche gli oggetti d’arte degli ebrei venivano sequestrati. Ma a Monselice non vi fu nessun sequestro. D’altronde, assicurava il podestà, “in questo comune non esistono neppure istituzioni destinate alla concessione di borse di studio, premi, assegni, sussidi ecc. a vantaggio degli studi e degli studenti universitari, intitolate a persone di razza ebraica o comunque derivanti da donazioni o lasciti disposti da persone di razza ebraica”.

Con l’approvazione delle leggi razziali iniziarono numerosi controlli su tutta la popolazione per verificare l’effettiva appartenenza “alla razza ariana italiana”. La prima nota rivenuta nell’archivio di Monselice porta la data del 21 settembre 1938. Il podestà assicurò la questura di Roma che l’agente di pubblica sicurezza Cesare Armisio, nato a Monselice il 4 novembre 1896, “non era di razza ebraica”. Il gerarca, per fugare ogni dubbio, allegò pure la dichiarazione dell’arciprete.

Nei mesi successivi le indagini per scoprire gli israeliti si fecero più approfondite. Tra le molte segnaliamo quella del 6 ottobre 1938 con la quale il podestà informò il questore padovano che “le cartolibrerie monselicensi non avevano alle loro dipendenze operai o impiegati di razza ebraica”. Le verifiche non risparmiavano nemmeno le cariche pubbliche più elevate, né i gerarchi fascisti. Il 14 novembre 1938 la Banca d’Italia, con una lettera riservatissima, chiese al podestà se l’ex segretario del fascio monselicense l’avv. Agostino Soldà fosse o meno di razza ariana. Il podestà rispose subito dichiarando che “il suddetto risulta di razza ariana”.

I controlli si estesero anche ai bibliotecari. Il 6 dicembre, in riposta ad una circolare, il podestà informò il questore di Padova che il personale che operava nelle due biblioteche funzionanti a Monselice (il Gabinetto di lettura e quella cattolica gestita dal patronato San Sabino) non era di razza ebraica. I controlli riguardarono anche ai dipendenti comunali. Il 20 gennaio 1939 il podestà inviò alla prefettura di Padova le schede personali dei 48 dipendenti  comunali (vigili urbani, personale amministrativo, personale tecnico, sanitario, bidelli, custodi e incaricati), evidenziando “che nessuno era ebreo”.

 

Visita del Duce a Padova 24 settembre 1938

L’8 giugno veniva convocata d’urgenza la consulta municipale per deliberare la concessione di un contributo speciale di 10.000 £. al Fascio di combattimento di Monselice “quale concorso nelle spese di attrezzamento e trasporto di fascisti, organizzati e popolo che vorranno partecipare all’entusiastica manifestazione di omaggio e devozione che sarà tributata al capo ed ideatore della rivoluzione delle camicie nere e fondatore dell’impero” prevista a Padova per il 24 settembre.

L’organizzazione dell’evento coinvolse tutta la città per settimane, tanto che il 4 settembre si svolgeva addirittura una specifica adunata in piazza Vittorio Emanuele per preparare il viaggio in ogni minimo dettaglio. Migliaia di manifesti a Monselice annunciavano l’arrivo del Duce a Padova, mentre i giornali titolano:

 << Febbrile è l’attesa e grande sarà l’entusiasmo con cui fascisti e popolo accoglieranno il grande capo al quale tutti siamo legati dal più alto senso di devozione, di amore e di fede. Accorrete al Suo passaggio alla stazione di Monselice, portatevi a Padova, per rivedere nel volto l’Uomo del nostro destino, per riudire>>.

 

Sabato 24 settembre il segnale di sveglia venne dato nel centro cittadino e nelle frazioni con il suono delle campane. Alle due di notte con autocarri, treni e pullman centinaia di monselicensi partirono per il Prato della Valle. Arrivati a Padova si unirono alle migliaia di padovani che da ore attendevano l’arrivo di Mussolini. Per il fascismo padovano fu un momento indimenticabile: tutto si svolse nel migliore dei modi. Terminata la manifestazione, per ringraziare i monselicensi di tanto affetto, il fiduciario dell’Unione Famiglie Fasciste distribuì 23 premi alle famiglie numerose (con almeno sette figli viventi, si legge in una lettera del podestà) assegnati personalmente dal Duce a Monselice in occasione della sua visita a Padova.

 

La precettazione dei muli e le sirene d’allarme

Il 27 ottobre il podestà informò il comando militare di Padova che erano solo 33 i cavalli e muli (da tiro e da sella) presenti nel comune di età superiore ai 3 anni, presumibilmente “idonei al servizio militare”. Le norme prevedevano che i muli e cavalli dovessero essere requisiti e affidati all’esercito per utilizzarli nell’imminente guerra.

Qualche giorno dopo la prefettura chiedeva informazioni sul sistema d’allarme aereo e raccomandava di poter comunicare, via telefono, con l’edificio che ospitava la sirena. Una prova d’allarme si effettuò il 5 aprile 1939 con esito positivo, dissero i responsabili, precisando che “l’esperimento di oscuramento e di protezione antiaerea si era svolto senza inconvenienti e in perfetto ordine”. Qualche giorno dopo il podestà autorizzò la spesa di 444 £. per l’acquisto di sette maschere antigas date in uso al personale dipendente.

Nonostante tutto, la tradizionale festa dei Santi si svolse regolarmente il 3 novembre 1939. Migliaia di forestieri vennero da tutte le parti per partecipare alla fiera agricola che terminò presso il Monte di Pietà con la lotteria indetta dal Fascio femminile, seguita da un grande spettacolo pirotecnico.

 

Provvedimento di fine anno 1938

Il 15 dicembre le cronache riportavano la notizia della visita, senza preavviso, dell’avvocato Soldà all’asilo infantile che ospitava circa 300 bambini: “Egli con senso di squisita bontà paterna, portò con sé un sacco di caramelle che volle personalmente distribuire ai fanciulli”. Il giorno dopo 25 famiglie di montericani furono invitate a pranzare con il senatore Vittorio Cini, presso  il Solario.

Negli ultimi giorni dell’anno si rinnovò la composizione della consulta municipale. Essa era composta da almeno 6 consultori nominati dal Prefetto (nelle grandi città direttamente dal Ministro dell’Interno) con funzioni consultive su alcune materie indicate dalla Legge. Nell’ordinamento dello Stato italiano la consulta sostituì il consiglio comunale, ma in realtà si limitava ad assecondare la volontà del podestà ed era composta dalle rappresentanze delle varie associazioni di lavoratori.

Nel 1938 furono nominati: in rappresentanza dei datori di lavoro dell’agricoltura Carteri Giuseppe, Nin Stefano, Sigolo Augusto e Ghiotti Giuseppe; per i prestatori d’opera dell’agricoltura: Marinato Francesco e Rocca Enrico; per i datori lavoro del commercio: Simone Leonardo; per i datori lavoro dell’industria: Altieri Luigi; per i prestatori d’opera dell’industria: Cellini Antonio; per i professionisti ed artisti  Rebecchi  Giorgio.

Tra i provvedimenti merita un cenno quello riguardante la nomina del nuovo “campanaro” della torre civica. Dopo la morte del custode Giuseppe Vidori avvenuta il 22 ottobre 1938, il podestà affidò alla figlia Adele, di anni 35, il compito di suonare la campana in determinate ore del giorno e a  pulire internamente la torre a fronte di un modesto compenso.

L’anno si chiudeva con i preparativi per le nozze solenni dell’ultimogenita del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena con il principe di Borbone. La principessa Maria di Savoia si sposò il 23 gennaio 1939, nella cappella Paolina del Quirinale in Roma, con Luigi Carlo di Borbone. Il podestà per l’occasione deliberò di erogare 1.000 £. al monte di pietà affinché fossero svincolati gli indumenti invernali di alcuni poveri. Evidentemente erano talmente bisognosi che avevano dovuto impegnare i cappotti e le coperte per far fronte alle più impellenti necessità della vita.

Nel 1943 Maria di Savoia venne internata in un campo di concentramento in Germania, con due dei sui figli e il marito. Fu liberata nel 1945 dagli anglo-americani.


 

 

INDICE GENERALE DEI CAPITOLI CON LINK

Roberto Valandro, Introduzione  [ Clicca qui…]

I. Premessa. Monselice dal 1922 al 1937.  [ Clicca qui…]

II. Anno 1938. Dalla guerra di Spagna alle leggi razziali.    [ Clicca qui…]

III. Anno 1939. I grandi lavori promossi da Vittorio Cini.    [ Clicca qui…]

IV. Anno 1940. La visita del Duce a Monselice.    [ Clicca qui…]

V. Anno 1941. La protesta del Mazzarolli: tra pane e polenta.    [ Clicca qui…]

VI. Anno 1942. La rivolta delle donne.  [ Clicca qui…]

VII. Anno 1943. I tedeschi occupano Monselice   [ Clicca qui…]

VIII. Anno 1944. Formazione della resistenza armata    [ Clicca qui…]

IX. Anno 1945. La Liberazione di Monselice    [ Clicca qui…]

X. I processi del dopoguerra a Monselice : alla ricerca della verità     [ Clicca qui…]

XI. Ricordando la Shoah. Ida Brunelli, una monselicense tra i ‘Giusti’ d’Israele    [ Clicca qui…]

XII. I caduti monselicensi durante la seconda guerra mondiale. Ricordo e appartenenza per non dimenticare  [ Clicca qui…]

Vedi anche:

Soldati  monselicensi morti nei campi di concentramenti (IMI)       [ Clicca qui…]

Soldati di Monselice decorati al valor militare durante la 2° guerra mondiale  [ Clicca qui…]

 

 

 


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